Anticorpi monoclonali, Crisanti: “Spreco da 500 milioni di euro”. Ma i colleghi lo smentiscono

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-10

Ieri a “Cartabianca” il microbiologo ha sparato a zero contro la nuova cura approvata dal ministro Speranza, scatenando un dibattito rovente all’interno della comunità scientifica. Ecco come la pensano Galli, Clementi, Silvestri, Viola e Bassetti

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“Gli anticorpi monoclonali? Stiamo gettando via 500 milioni di euro.” E’ netta e senz’appello l’ultima affermazione di Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia dell’Asl di Padova, fatta ieri a “Domani è un altro giorno” su Rai1 e ribadita a “Cartabianca” in serata

“Sulla base dei risultati, i monoclonali non funzionano nei casi avanzati di Covid, hanno un effetto positivo nei casi lievi e moderati. A che serve spendere 500 milioni di euro in questa pratica? Quei soldi sarebbero serviti alla ricerca italiana”.

Una doppia dichiarazione che ha acceso un dibattito rovente all’interno della comunità scientifica, riscuotendo, a dire il vero, molte più critiche che favori. A cominciare dal direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, che proprio da Bianca Berlinguer ha risposto alle parole di Crisanti, pur riconoscendo la fondatezza dei dubbi espressi dal collega, ha precisato che “da clinico a me non fanno schifo e “possono avere ambiti di applicazione specifici su pazienti ad alto rischio ma anche anziani, che sono poi la fetta di popolazione che non se la passa benissimo.”

Sulla stessa frequenza di Crisanti è la virologa Antonella Viola, che tramite la sua pagina Facebook, commenta:

“Gli anticorpi monoclonali non rappresentano una via di salvezza contro Covid-19. Sono un farmaco ancora da sperimentare, e dovrebbero essere utilizzati in trial clinici, randomizzati e controllati. Non sappiamo se effettivamente siano efficaci: i dati che abbiamo a disposizione sono ancora molto limitati, a fronte di un farmaco estremamente costoso e molto complesso da utilizzare”.

Se il dg dell’Aifa Nicola Magrini sostiene gli anticorpi monoclonali (“Li useremo per i casi gravi, sono gli unici farmaci che battono il virus” dichiara a “La Stampa”), molto più netto è il parere di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele di Milano. Che al “Fatto quotidiano” smentisce categoricamente le tesi di Crisanti.

“I monoclonali non sono soldi buttati via, è scorretto liquidarli dicendo che costano uno sproposito e affermare che sono utili solo per chi non sta male. Non c’è volontà di fare polemica con colleghi, ma vorrei sottolineare che è stata fatta opportunamente una battaglia d’opinione per ottenere un risultato che va difeso. I monoclonali sono molto utili, hanno mostrato risultati straordinari in termini di riduzione della carica virale e del numero di giorni di malattia e soprattuto del numero dei ricoveri. Il costo di un monoclonale negli Usa è intorno a 1.250 dollari per singola somministrazione, e una singola infusione normalmente può bastare. Ma c’è stata una riduzione enorme delle ospedalizzazioni e noi sappiamo quanto costa un giorno di ospedalizzazione: probabilmente già quello è superiore al costo del monoclonale. Non parliamo della terapia intensiva che è 3 volte di più. Quindi semmai c’è un risparmio.”

Dello stesso avviso anche il virologo Guido Silvestri e il primario di Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, nettissimo nel condannare le parole di Crisanti, con cui da tempo non corre buon sangue:

“Ieri sono inorridito di fronte alle affermazioni fatte da un collega che ha testualmente detto ‘Penso sia uno spreco di soldi senza precedenti in presenza di un vaccino, spendere 2-4mila euro per un anticorpo monoclonale senza nessun dato che dimostri che questi farmaci sono in grado di prevenire l’infezione grave. I dati dicono che se somministrati precocemente prevengono l’evoluzione della malattia, i ricoveri e anche la morte, ci sono eccome. Basta saper leggere gli articoli e confrontarsi con i clinici che li hanno usati negli Stati Uniti. Chi nega il potenziale beneficio degli anticorpi monoclonali nella gestione del Coronavirus dimostra la propria lontananza dalla pratica clinica e dalla gestione di questa terribile infezione. Di farmaci e di cure ne devono parlare quelli che fanno i medici, che fanno i clinici e hanno visto il lato peggiore del Coronavirus. Almeno su questo argomento non tutti sono ‘virologì con uguali competenze”.

 

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