Angelo Tofalo: i 2200 euro "regalati" dal grillino alla trafficante d'armi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-25

La spy story si tinge di comico: “Già a dicembre 2016 Fontana mi aveva chiesto di sostenere le spese di un viaggio forse a Istanbul… Le diedi 1.500 euro, e poi altri 700, ho sempre avuto il dubbio se li avesse utilizzati per lo scopo richiesto”

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C’è anche un prestito o un regalo da 2200 euro nella storia del grillino Angelo Tofalo ed i suoi rapporti con Annamaria Fontana, trafficante d’armi in carcere con l’accusa di aver fornito missili a Khalifa Gwell, il leader libico insurrezionalista e vicino alle fazioni islamiche estremiste incontrato in autunno a Istanbul dallo stesso Tofalo con la mediazione della Fontana. Ne parla oggi Vincenzo Iurillo sul Fatto Quotidiano, raccontando del verbale del membro del COPASIR:

Dice Tofalo: “Già a dicembre 2016 Fontana mi aveva chiesto di sostenere le spese di un viaggio forse a Istanbul… Le diedi 1.500 euro, e poi altri 700, ho sempre avuto il dubbio se li avesse utilizzati per lo scopo richiesto”. Lo scopo è coperto da un omissis. Come anticipato dal Fatto, l’altroieri il pm Catello Maresca ha interrogato Tofalo per capire aspetti non chiariti dalle dichiarazioni spontanee del 2 febbraio.
In particolare chi, e in che circostanze, Tofalo informò dei suoi contatti con i coniugi Di Leva-Fontana “ricevendo rassicurazioni perché già noti ai Servizi”. Le risposte sono sbianchettate da omissis che coprono quasi tutto il verbale. Ma si legge qualcosa su Di Leva. “Mi rappresentò di essere in grado di mettere d’accordolevarie componentipolitiche(inLibia, ndr) per assicurareuna rappacificazione creando un fronte unico contro l’Isis”. Nientedimeno.

Tofalo, già noto alle cronache e alle leggende metropolitane per aver postato un video complottista sull’11 settembre, si trova nei guai per la sua conoscenza conAnna Maria Fontana, accusata, assieme al marito Mario Di Leva (che dopo la conversione all’Islam ha assunto il nome di Jaafar) e ad uno dei tre figli di traffico d’armi con Libia e Iran. Alcune delle armi inoltre sarebbero state destinate all’ISIS. Fontana è un personaggio molto noto a San Giorgio a Cremano, non solo per essere stata assessora per il PSI e il PSDI a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta ma anche perché è proprietaria di un intero palazzo in centro città dove è chiamata “la Dama in nero” per la sua abitudine di indossare veli e abiti scuri. Nel PC di Mario/Jaafar gli inquirenti hanno trovato alcune email con quelli che sembrano essere ordinativi di armi anticarro di fabbricazione sovietica (il testo di una mail recita “Hi Anna, i need this Jup… Igla, Sam-7, Korni”). Secondo gli inquirenti “la Fontana risulta legata al governo iraniano e all’attuale governo provvisorio della Libia” e ci sarebbero alcune foto nelle quali la coppia è ritratta a fianco dell’ex Presidente iraniano Mahmud  Ahmadinejad.

Angelo Tofalo: i 2200 euro regalati dal grillino alla trafficante d’armi

Nella vicenda è coinvolto anche Andrea Pardi, amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri srl, una società concessionaria che vende i prodotti di Agusta Westland già protagonista di un’inchiesta di Report andata in onda nel 2015. Proprio durante il servizio di Giorgio Mottola Pardi aveva violentemente malmenato il cronista del programma della Gabanelli prendendolo a calci e pugni. Pardi, Di Leva e Fontana sono accusati di aver venduto elicotteri, armi e missili terra aria in Iran e a un gruppo terroristico attivo in Libia violando così le leggi sull’embargo e la vendita di armamenti. Inoltre da alcune intercettazioni dei telefoni dei Di Leva risulterebbero contatti con i rapitori dei quattro italiani sequestrati in Libia due anni fa (Fausto Piano e Salvatore Failla che furono uccisi e  Gino Pollicandro e Filippo Calcagno che invece furono liberati). Da questi contatti gli inquirenti hanno dedotto che la coppia di San Giorgio a Cremano avrebbe svolto, o tentato di svolgere, un ruolo di mediazione con i ribelli. La vicenda è ulteriormente complicata da alcune indiscrezioni sul conto della conoscente di Tofalo, il nome della Fontana infatti viene fatto anche nel libro del senatore Sergio De Gregorio in relazione ad alcune presunte attività della Dama in nero legate ai Servizi Segreti al punto che secondo De Gregorio la Cia la considera un infiltrato del servizio segreto iraniano. Inoltre – riferisce il Corsera – nel 2009 il nome della Fontana è anche un ruolo nella liberazione di due soldati israeliani rapiti dal gruppo paramilitare libanese hezbollah che ha appunto solidi legami con l’Iran degli ayatollah.
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Comprensibile quindi che, visto il profilo della Fontana, Tofalo abbia voluto “mettere le mani avanti” e chiarire subito la sua posizione con i magistrati che si occupano del caso. Tra gli interessi politici del deputato Cinque Stelle infatti c’è la situazione politica nel mondo arabo con particolare attenzione alle vicende libiche e al ruolo del nostro Paese nella stabilizzazione della regione in seguito alla guerra del 2011 che ha portato alla caduta e all’uccisione del Colonnello Gheddafi. In più occasioni il parlamentare pentastellato ha chiesto al Governo di “cambiare rotta” sulla Libia e di elaborare una strategia che tenga conto dei nuovi rapporti di forza tra USA e Russia in quella che è una questione “strategica e legata alla sicurezza nazionale del nostro Paese”. Inoltre Tofalo, in qualità di componente del Copasir si interessa anche di questioni relative ai Servizi Segreti e di recente è stato promotore di un evento-simulazione dal nome “Intelligence Collettiva: un giorno nei Servizi Segreti” andato in onda alla Camera dei deputati. In nome della trasparenza Tofalo non ha reso nota la sua visita alla Procura di Napoli (la notizia è stata data invece da Repubblica) né ha chiarito pubblicamente lo stato dei suoi rapporti con la Fontana

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