Attualità
Andrea Gioacchini: la carriera criminale dell’uomo ucciso alla Magliana
Alessandro D'Amato 12/01/2019
Condannato per droga e per aver tagliato un orecchio a un imprenditore, Gioacchini potrebbe essere stato ucciso per una vendetta legata al traffico di stupefacenti
Chi ha ucciso Andrea Gioacchini davanti al nido Mais e Girasoli in via Castiglion Fibocchi è un professionista. Forse una persona assoldata apposta, che ha studiato i suoi movimenti giornalieri da quando era uscito dal carcere domenica 6 gennaio e ha deciso di colpirlo quando non si aspettava, ovvero quando accompagnava con la compagna i figli a scuola.
Andrea Gioacchini: la carriera criminale dell’uomo ucciso alla Magliana
La compagna, ferita nell’agguato mortale del 10 gennaio, non parla con gli inquirenti. E tra due mesi uscirà dal regime di arresti domiciliari il fratello Sergio Gioacchini: per questo gli investigatori temono che si scateni un’altra faida come quelle che hanno insanguinato Roma negli anni Settanta e Ottanta. E scandagliano il passato del morto per trovare un movente. Le sue prime condanne per smercio di droga risalgono al 2003 mentre nel 2011 ha sequestrato e ha chiuso in un bagagliaio un imprenditore a cui taglia anche un orecchio e per questo prende 4 anni di carcere a cui ne seguono altri 3, nel 2013, per usura: il Messaggero racconta oggi che aveva infilzato con un coltello la mano della vittima con un colpo secco sul tavolo.
C’è poi il prestito all’imprenditore trasformatosi in un’estorsione insieme al fratello Sergio e l’episodio che ha visto coinvolta anche Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore Daniele De Rossi. Una delle piste che si segue è quella del traffico di droga, che potrebbe aver portato al regolamento di conti in via Cardinal Fibocchi. . «Non escludiamo – ha rivelato una fonte investigativa a Repubblica – che possa essere stato ucciso per un debito maturato nell’ambito dello spaccio di droga. O che, magari, abbia a che fare con il mancato rispetto del territorio altrui, sempre nell’ambito dello spaccio di stupefacenti». Altra ipotesi al vaglio degli inquirenti è che abbia avuto qualche problema in carcere e che qualcuno abbia voluto fargliela pagare. Infine, la terza, che però pare meno probabile, è che abbia fatto qualcosa di “imperdonabile” nei quattro giorni in cui è stato libero. Il fatto che non ci siano telecamere nell’intero percorso da casa all’asilo non aiuta.