Il monologo sulla pace di Ambra Angiolini, commossa sul palco del Primo maggio | VIDEO

di Chiara Capuani

Pubblicato il 2022-05-01

Dalle vittime di femminicidio alle aggressioni omofobe. Ambra Angiolini, partendo dallo slogan del concerto “al lavoro per la pace”, ci ricorda che la violenza fa parte del quotidiano e che dobbiamo impegnarci per sconfiggerla con i comportamenti e non con la sola retorica.

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Emozionata e commossa. Così è apparsa Ambra Angiolini alla conduzione del concertone del 1° maggio. Prima sul palco con una maglietta con i colori dell’Ucraina, mentre accoglie la folla riunita per la prima volta dopo due anni di pandemia, poi più tardi, con la voce tremante, quando declama il suo monologo che prende spunto proprio dallo slogan del concerto di quest’anno: “al lavoro per la pace”.

Una pace – mai come in questo momento storico – necessaria, ma che deve partire, in primis, da noi stessi. E proprio per evitare che “volere la pace” non sia solo vuota retorica, bisogna modificare i nostri atteggiamenti nel quotidiano. “Prendiamoci le responsabilità di questo slogan, la responsabilità di dire da questa piazza che siamo ‘al lavoro per la pace'”.

Il monologo sulla pace di Ambra Angiolini, commossa sul palco del Primo maggio | VIDEO

Perché, ricorda Ambra, “la guerra che subiamo tutti i giorni è anche Simone Baroni, aggredito e preso a pugni mentre passeggiava proprio qui, dietro questa piazza, solo perché omosessuale. La guerra è anche un revolver calibro nove in mano a Lorenzo e Daniel, che viaggiano sullo scooter e sparano tre colpi alla cieca contro Manuel Bortuzzo mentre compra le sigarette in una tranquilla serata romana all’Axa, quartiere sud di Roma. La guerra è anche Lucia, Sonia, Angela, Romina, Liliana, Caterina, sfregiate accoltellate, strangolate, fucilate da chi diceva di amarle: i loro fidanzati, i loro amanti, mariti. la guerra è amche Marco Vannini che muore a casa della fidanzata. A ferirlo, quasi a morte, un colpo sparato da una beretta calibro nove, ad ucciderlo la crudeltà di quattro persone che hanno anteposto la loro salvezza alla sua vita. E su questo tutti noi dobbiamo metterci al lavoro per la pace. Perché di questa guerra siamo tutti responsabili. E dobbiamo, anche senza urlarlo, cambiare le cose”.

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