Tutte le menzogne su Alfie Evans “condannato a morte” dallo Stato e dai medici

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-04-26

In questi ultimi giorni la famiglia di Alfie sta cercando di far credere al mondo che il bambino sta bene e che respira da solo “alla faccia dei medici” e dei giudici che lo vogliono uccidere. La realtà purtroppo è drammaticamente diversa

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Tre giorni fa i medici dell’Alder Hey Hospital di Liverpool hanno ottenuto dal giudice l’autorizzazione a staccare le macchine per il sostegno vitale ad Alfie Evans. Alfie è un bambino di quasi due anni affetto da una malattia neuro-degenerativa mai diagnostica in precedenza associata ad una grave forma di epilessia. La condizione di Alfie è andata progressivamente deteriorandosi negli ultimi mesi e per questo i medici dell’ospedale hanno prospettato ai genitori la possibilità di sospendere le terapie. Tutte le cure tentate fino ad ora non hanno infatti consentito alcun miglioramento del quadro clinico, nel frattempo però Alfie è soggetto a continue crisi epilettiche che hanno distrutto buona parte del suo cervello.

Come sono andati a finire i ricorsi della famiglia Evans

Thomas e Kate, i genitori di Alfie, si sono opposti alla decisione di “staccare la spina” e si sono quindi rivolti al giudice che – valutate le evidenze mediche e scientifiche – ha dato ragione all’equipe medica dell’Alder Hey. Anche dopo che Alfie è stato estubato i genitori non si sono arresi e hanno intentato una serie di azioni legali volte a “salvare” la vita del figlio. Nell’ordine è stato chiesto al tribunale di riconoscere che Alfie era “ingiustamente trattenuto” all’interno della struttura ospedaliera e successivamente di concedere il permesso a portare Alfie in Italia (dove il Bambin Gesù si è offerto di ospitarlo). Il giudice dell’Alta Corte ha però sempre respinto le numerose istanze presentate dalla famiglia. Il clima è teso, sia fuori che dentro l’ospedale. Nella giornata di lunedì un gruppo di manifestanti pro-life ha tentato di entrare con la forza nella struttura. La madre di un bambino ricoverato all’Alder Hey ha denunciato su Facebook come alcuni dell’Alfies Army volessero addirittura far scattare gli allarmi antincendio per far evacuare la struttura.

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Durante una delle ultime udienze, quella per valutare la possibilità di trasferire Alfie a Roma su un volo dell’Aeronautica Militare italiana, i medici dell’Alder Hey hanno testimoniato di sentirsi presi di mira e minacciati. I genitori e i familiari di Alfie hanno respinto ogni addebito ma nel frattempo il loro legale ha fatto sapere di voler chiedere l’incriminazione di tre medici che hanno in cura Alfie per tentato omicidio.

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Quello che è chiaro è che né in Italia né altrove esiste una cura per Alfie. Tutte le possibili terapie sono già state sperimentate, ed hanno fallito. Ieri il padre e la madre hanno provato ad aggirare gli ultimi ordini del tribunale presentando due ricorsi separati sostenendo che il primo ricorso sul trasferimento di Alfie a Roma era stato presentato solo dal padre ma non dalla madre. Sono stati entrambi respinti.

Cosa ha raccontato la famiglia ai medici e cosa c’è di vero

Tutti i medici che hanno visitato il bambino, compresi quelli del Bambin Gesù, hanno dichiarato che la condizione di Alfie è irreversibile. Ci sono sufficienti evidenze mediche e scientifiche che dimostrano che Alfie non risponde agli stimoli, questo perché le numerose crisi epilettiche e la malattia hanno compromesso gran parte delle funzioni cerebrali (il 70% del cervello è danneggiato in maniera irreversibile). Il giudice ha quindi stabilito che il best interest di Alfie non è quello di continuare a soffrire attaccato alle macchine ma di morire. Non è una decisione facile da prendere, e non è una decisione facile da accettare, per nessuno. Ma, come è scritto nella sentenza, questa decisione è la conseguenza della malattia di cui soffre Alfie. La sua condizione non è determinata – come sostengono alcuni pro life – dalla qualità del trattamento dell’Alder Hey ma da Alfie stesso.

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In questi due giorni però, fino a che i medici non sono stati chiamati a testimoniare in tribunale, l’unica fonte di informazioni sono stati i familiari e gli amministratori del gruppo Facebook Alfies Army. Sono stati i genitori a riferire che “un medico” avrebbe detto che Alfie sarebbe morto dopo pochi minuti dallo spegnimento dell’impianto di ventilazione. Ma questo è stato smentito ieri in udienza e non è scritto nemmeno nel “protocollo di morte” (come è stato chiamato da alcuni) pubblicato da Thomas Evans su Facebook. I familiari hanno poi detto che Alfie respira “da solo” senza l’aiuto di altri strumenti.

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Contemporaneamente però hanno iniziato a circolare notizie sul fatto che ad Alfie sia stato somministrato ossigeno tramite una mascherina e che durante la notte i genitori hanno praticato la respirazione bocca a bocca. Un segno inequivocabile che Alfie non è in grado di respirare da solo e che sta facendo molta fatica (ovvero sta soffrendo). Sempre stando alle voci riferite da chi è vicino alla famiglia i genitori avrebbero rifiutato ogni forma di sedazione, nel timore che gli antidolorofici avrebbero finito per uccidere il bambino. Se fosse vero significherebbe che Alfie è tenuto in vita in maniera sconsiderata.

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Ieri pomeriggio Sarah Evans, la zia di Alfie, ha scritto nel gruppo per chiedere una “CPAP machine” portatile ovvero una macchina per la ventilazione meccanica. Perché chiederla se Alfie respira da solo? Le ragioni sono due: la prima è che Alfie evidentemente non riesce a respirare da solo, la seconda è che la famiglia sta così cercando di aggirare l’ordine della Corte che ha fatto staccare le macchine. Ed è per questo che i genitori lamentano che l’ospedale “fa perquisire” le borse. Perché c’è il rischio che i genitori vogliano utilizzare la CPAP portatile per sostituirla a quella dell’ospedale, che non possono più usare.

Ma Alfie continua a respirare “da solo”!

La “tesi forte” di chi sostiene che Alfie non deve essere “condannato a morte” è tutta nel fatto che il bambino non abbia smesso di respirare appena staccato dalle macchine. A dare valore a questa affermazione contribuisce la presenza – a Liverpool – della Presidente del Bambin Gesù Mariella Enoc che in nessuna occasione ha sentito la necessità di precisare la natura di questa questione né di smentire informazioni scorrette e senza alcun fondamento medico. In questi giorni l’Alder Hey ha smesso di aggiornare sullo stato di salute di Alfie, lo ha fatto per non alimentare le tensioni ma in questo modo ha lasciato che le uniche informazioni fossero quelle fatte filtrare dalla famiglia.

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Ieri però l’ospedale ha retwittato un articolo dell’Independent e ha pubblicato una dichiarazione del dottor Russell Viner, presidente del Royal College of Paediatrics and Child Health. Nell’articolo dell’Indepentent viene spiegato che il fatto che Alfie abbia continuato a respirare da solo per alcune ore non è un fatto inaspettato né di per sé la dimostrazione che “è in grado di farcela”. Anche il cuore di Eluana Englaro, che era rimasta attaccata alle macchine per diciassette anni, non smise subito di battere ma ci vollero due giorni. Il destino di Alfie è segnato, non perché hanno tolto le macchine per la ventilazione ma perché ha una malattia incurabile che lo ha condannato a morte. Che non significa che lo Stato lo sta uccidendo. Il giudice non ha fatto altro che difendere l’interesse del bambino, è dal 1891 – con il Custody Children Act – che in Regno Unito il padre non ha il  diritto di habeas corpus del minore. E succede anche in Italia quando un tribunale è chiamato a valutare l’interesse del minore quando questo è in contrasto con quello dei suoi genitori, ad esempio quando viene tolto alla famiglia biologica e affidata ad una adottiva. Tutte le possibili diagnosi sono state scartate. Tutte le possibili cure per malattie simili sono state tentate, senza successo. L’unica possibilità è quella di lasciarlo andare.

Leggi sull’argomento: La vera storia di Alfie Evans

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