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Alberto Nisman: lo strano suicidio del procuratore che indagava sulla Kirchner
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-01-19
Ritrovato morto il giudice che indagava sulla presidente dell’Argentina e sul suo ministro degli Esteri. Sospettati, come Menem, di aver coperto le responsabilità dell’Iran in un’attentato a Buenos Aires in cui morirono 84 persone.
Un accordo con Teheran tenuto segreto. E un suicidio che scuote l’argentina. Il corpo senza vita del procuratore Alberto Nisman è stato trovato in un lago di sangue nella sua abitazione di Buenos Aires allo scoccare della mezzanotte di domenica. Proprio oggi Nisman avrebbe dovuto presenziare a un’audizione a porte chiuse davanti al Parlamento per presentare gli elementi base della sua accusa nei confronti del presidente Cristina Kirchner e del ministro degli Esteri Hector Timerman, accusati di aver nascosto al parlamento un accordo di immunità agli iraniani accusati di aver organizzato nel 1994 un attentato al centro ebraico (AMIA) di Buenos Aires che causò 85 morti e 300 feriti. In cambio, secondo l’accusa, l’Argentina avrebbe ottenuto forniture di petrolio a basso prezzo dall’Iran.
ALBERTO NISMAN: IL SUICIDIO DEL PROCURATORE CHE INDAGAVA SULLA KIRCHNER
Tutto però fa pensare che si tratti di suicidio. «Posso confermare che una pistola calibro 22 è stata trovata accanto al corpo…con una proiettile mancante», ha riferito il procuratore Viviana Fein. Il cadavere di Nisman, 51 anni, è stato trovato dalla madre nel bagno del suo appartamento al 13esimo piano del palazzo Le Parc a Buenos Aires. La donna era stata avvertita dal servizio di sicurezza che non era riuscito a parlare con giudice. Nisman stava investigando sul massacro del 1994 da più di dieci anni. La scorsa settimana aveva chiesto di aprire un’inchiesta sulla possibile ostruzione alla giustizia del presidente Kirchner. Il giudice aveva anche accusato l’ex presidente Carlos Menem di aver contribuito ad ostacolare le indagini sull’attentato, che non ha mai trovato un colpevole ufficiale. Dal 2006 i giudici argentini avevano chiesto l’estradizione di 5 iraniani, incluso l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, gli ex ministri della Difesa, Ahmad Vahidi e Mohsen Rabbani, l’ex addetto culturale all’ambasciata iraniana a Buenos Aires, e dei libanesi. I magistrati sono convinti che gli esecutori materiali dell’attentato siano stati uomini delle milizie sciite libanesi Hezbollah su ordine di Teheran. Nisman aveva detto di avere registrazioni di conversazioni telefoniche – che avrebbe fatto ascoltare oggi ai parlamentari nell’audizione a porte chiuse prevista per oggi – tra le autorità argentine che dimostravano che si erano piegate dell’Iran dopo che Teheran avevano offerto contratti a prezzi di favore per le forniture di greggio. Il giudice aveva anche già congelato 23 milioni di dollari a Kirchner, Timerman ed altri funzionari. La parlamentare d’opposizione Patricia Bullrich ha riferito che sabato aveva parlato al telefono con Nisman ben tre volte e che il giudice aveva ricevuto minacce.
L’ARTICOLO SUL CLARÌN E I GIUDIZI SULLE INDAGINI
D’altro canto il lavoro di Nisman non era stato immune dalle critiche. Il giudice che deteneva le indagini preliminari sul caso aveva detto che il procuratore stava conducendo un’indagine al di fuori dei limiti della legge, e che le sue prove erano corrotte. Jorge Capitanich, capo di gabinetto della Kirchner aveva bollato le sue accuse come «pazze, assurde, illogiche, irrazionali, ridicole, incostituzionali». Ma adesso sono le coincidenze inesorabili a farla da padrone. In un’intervista al Clarìn aveva detto che temeva di perdere la vita per l’indagine, e questa circostanza non passerà inosservata nelle prossime ore. Anche Carlos Menem del resto fu accusato di aver percepito dieci milioni di dollari da Teheran per tenere la bocca chiusa sui responsabili della strage. I documenti che Nisman avrebbe dovuto presentare in parlamento – scrive il Clarin – erano sulla scrivania. Nella sua consueta conferenza stampa mattutina, il capo del gabinetto presidenziale, Jorge Capitanich, si è limitato a confermare un comunicato diffuso ore prima dal ministero di Sicurezza, nel quale si spiegano le circostanze in cui è stato trovato morto Nisman, senza accettare domande dai giornalisti presenti. Da parte sua, il ministro degli Esteri Hector Timerman, accusato da Nisman di aver partecipato in trattative parallele con Teheran, non ha voluto rispondere alle domande di una cronista che lo attendeva al suo sbarco all’aeroporto di New York – dove deve partecipare oggi in un dibattito al Consiglio di Sicurezza Onu – limitandosi a dire che aveva saputo della morte del procuratore attraverso un sms.