Air Force Renzi e i guadagni di Alitalia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-20

I finanzieri fanno notare come non possa “essere trascurata la circostanza che tale compenso, essendo parte delle somme pagate dal ministero della Difesa, rappresenti comunque una uscita di risorse pubbliche”. Insomma Alitalia non correva alcun rischio, Etihad neppure: a perderci erano le casse dello Stato

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L’entrata di Alitalia nell’affare dell’Air Force Renzi ha garantito incassi alla compagnia senza convenienze da parte dello Stato. Ne è convinta la procura che indaga per truffa. Spiega oggi Il Fatto Quotidiano:

Come ha raccontato il Fatto Quotidiano sulla storia dell’Ai rbus acquistato su input della Presidenza del Consiglio nel 2016 è stata aperta un’indagine, con uno stralcio depositato tra gli atti dell’inchiesta sulla bancarotta di Alitalia Sai. Dal 22 novembre scorso i pm hanno aperto un fascicolo ipotizzando a carico d’ignoti la truffa aggravata dall’aver ingenerato “nella personaoffesa il timore di un pericolo immaginario o l’erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell’Autorità”.

IL REATO sarebbe stato commesso a Fiumicino il 17 maggio del 2016, cioè il giorno in cui la società sigla un complesso contratto con il ministero della Difesa per “un servizio di mobilità aerea per le esigenze istituzionali delle massime Autorità dello Stato”. Quel contratto vale 167 milioni di euro per otto anni. Solo venti giorni dopo essersi accordata con lo Stato, e cioè il 9 giugno 2016, Alitalia sigla un altro contratto, questa volta con Etihad, per avere in leasing l’aereo desiderato da Palazzo Chigi.

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Fonte: Twitter.com

LA COMPAGNIA di bandiera, dunque, è un semplice intermediario: quanto ha incassato? “Riguardo al compenso percepito per tale intermediazione, allo stato non è possibile effettuare una quantificazione puntuale dello stesso, in mancanza del contratto originario di leasing stipulato tra Alitalia e Etihad”, scrivevano i finanzieri nell’agosto scorso. A spiegare quanto valeva quell’intermediazione sono i legali della società di Abu Dhabi nel ricorso presentato al Tar contro la rescissione dell’accordo, decisa dal governo Conte nell’estate del 2018.

Nel documento gli avvocati scrivono che Alitalia “in assenza di sostanziale rischio”, avrebbe percepito un importo “pa ri al 10% del contratto in relazione all’intermediazione svolta fornendo inoltre al ministero della Difesa servizi di manutenzione a condizioni favorevoli”. Ma i finanzieri fanno notare come non possa “essere trascurata la circostanza che tale compenso, essendo parte delle somme pagate dal ministero della Difesa, rappresenti comunque una uscita di risorse pubbliche”. Insomma Alitalia non correva alcun rischio, Etihad neppure: a perderci erano le casse dello Stato.

Leggi anche: L’indagine per truffa sull’Air Force Renzi

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