Quale “maschera” indosserà Achille Lauro questa sera a Sanremo?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-07

Achille Lauro canta me ne frego e se ne frega del Festival di Sanremo. Da settimane ha iniziato una caccia al tesoro con i suoi fan e quando sale sul palco dell’Ariston parla soprattutto a loro

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«Il futuro è nelle carte, incontrerai quattro personaggi sulla tua strada» così Achille Lauro prima dell’inizio del Festival di Sanremo. Quattro serate, quattro carte, quattro personaggi, il gioco dovrebbe essere semplice. A metà del cammino c’è chi prova ad indovinare quali saranno i prossimi due personaggi che il cantante romano porterà sul palco dell’Ariston. Gli indizi dei quattro tarocchi di Lauro sono questi: il lupo, il fulmine, la maschera e la corona.

Quale sarà il prossimo personaggio di Achille Lauro?

Per la prima carta, il lupo, sappiamo già che stava per San Francesco. Ed infatti nella prima serata il trapper si è “spogliato” di tutti i suoi averi come il poverello di Assisi rimanendo con addosso solo una tutina d’oro. Nudo insomma. La seconda era il fulmine. Ieri sera Achille Lauro ha citato uno degli alter ego di David Bowie: Ziggy Stardust, l’alieno venuto da Marte e caduto sulla terra. Anche se in realtà ogni bravo fan di Bowie sa che il fulmine identifica la successiva incarnazione: Alladin Sane che diede il nome all’omonimo album e che “nacque” dopo la morte di Ziggy Stardust.

Qualcuno l’altro giorno pensava invece che dopo San Francesco Achille Lauro avrebbe proseguito sulla via della santità vestendo i panni di Santa Barbara, San Genesio arrivando ad interpretare, per ultimo, niente meno che Gesù Cristo, il re dei re. Ma abbiamo capito che la situazione è più complessa.

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Questa sera è la volta di un’altra carta: la maschera. Nelle storie su Instagram c’è un nuovo indizio: «sono un’opera d’arte vivente», una citazione di qualche artista o personaggio famoso? Qualcuno sostiene di sentire la presenza di Gabriele D’Annunzio o Oscar Wilde, ma sono due “maschere” difficili da rendere su un palcoscenico. Ci sono in ogni caso molti artisti che hanno reso la propria vita un’opera d’arte, ad esempio Andy Wharol. Che come Bowie e Achille Lauro non utilizzava il suo vero cognome e Henry Geldzahler, amico del fondatore della Factory lo descrisse così: «c’erano almeno tre Andy Warhol, e confonderli ha portato a valutazioni della sua opera in apparenza contraddittoria».

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Un’artista In un post su Facebook pubblicato poco fa Achille Lauro cita un passaggio del suo libro, Sono io Amleto, sui maschi omofobi. E commenta: sono stato anche io bambina. Che voglia darne dimostrazione sul palco? Il capitolo da cui è tratto questo passaggio si intitola guarda caso proprio “su la maschera”. Seguendo il filo logico di questo ragionamento si potrebbe pensare ad esempio alla body artist francese ORLAN – pseudonimo di Mireille Suzanne Francette Porte – famosa per l’utilizzo artistico di impianti e protesi e definita la donna dai mille corpi e dalle mille identità. Oppure ad Amanda Lepore, musa del fotografo David LaChapelle e icona del mondo genderfluid in un’intervista che ha dichiarato  «Io mi limito a dire che sono un’opera d’arte».

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C’è chi invece ipotizza che “la maschera” possa voler dire che Achille Lauro questa sera si vestirà come il sosia di Elvis, Jimmy Orion Ellis, che indossava una maschera per distinguersi dal Re del Rock.

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Ma sembra una spiegazione troppo distante da ciò che, per quanto abbiamo visto fino ad ora, sembrano essere i riferimenti culturali e iconografici adottati da Achille Lauro. Una proposta troppo di nicchia che non verrebbe certo colta e apprezzata dal pubblico.

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L’ipotesi al momento più accreditata è che la maschera sia Renato Zero che – scrive Gabriele su Twitter – nella canzone La Favola mia canta “dietro questa maschera c’è un uomo”. Già in occasione del duetto con Gigi D’Alessio a 20 anni che siamo italiani Achille Lauro ha indossato un costume di scena molto simile a ad uno utilizzato da Renato Zero sul finire degli anni Settanta. Sul chi sarà invece la carta della corona l’accordo è pressoché unanime: non un Re ma una Regina, anzi The Queen: Freddie Mercury. Sarà davvero così? Non è forse troppo banale e scontato?

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