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Il Papa emerito Joseph Ratzinger ha chiesto perdono per i casi di abusi sessuali a Monaco

neXtQuotidiano 08/02/2022

Con una lettera aperta il Papa emerito Joseph Ratzinger ha chiesto “perdono” alle vittime di abusi sessuali nella diocesi di Monaco

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“Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono”: il papa emerito Joseph Ratzinger risponde con una lettera alle accuse di aver ignorato quattro casi di abusi quando guidava la diocesi di Monaco, dal 1977 all’inizio del 1982 e ricorda i suoi faccia a faccia con le vittime. “Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica – ammette – tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”.

Il Papa emerito Joseph Ratzinger ha chiesto perdono per i casi di abusi sessuali a Monaco

Nella sua lettera, concepita “in questi giorni di esame di coscienza”, il 95enne ex Papa Benedetto XVI osserva: “Ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso”. Tra i casi che chiamano in causa Ratzinger quello di Peter Hullermann, un sacerdote oggi 74enne che tra il 1973 e il 1996 ha abusato di almeno 23 minorenni. Nel 1980 fu inviato dalla diocesi di Essen a Monaco per seguire una psicoterapia con una diagnosi di “disturbo narcisistico di base con pedofilia ed esibizionismo”, ma finì a lavorare come assistente in una parrocchia. Per i legali che hanno redatto il rapporto di Monaco Ratzinger “ha negato di essere stato presente alla riunione del 15 gennaio 1980 che decise il trasferimento”, ma dai documenti ufficiali non risulta assente. Il vescovo di Roma ha “ammesso l’errore” specificando che “non è stato intenzionalmente voluto” e sperando che “sia scusabile”.

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