Attualità
La triste storia dei parchi pubblici chiusi per gli immigrati a Padova
Giovanni Drogo 23/09/2015
L’Amministrazione leghista ha deciso di vietare l’acceso agli adulti ad un altro parco pubblico, cosa c’è dietro la strategia del sindaco di Padova?
Con l’elezione di Massimo Bitonci Padova ha iniziato a diventare una città sempre meno accogliente. Al momento nei confronti degli stranieri e degli immigrati, non si sa se in futuro toccherà agli studenti universitari. Oggi sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo firma un lungo “reportage” dalla città del Santo sul dramma delle mamme padovane che si sentono assediate dai migranti che sono ospitati nella ex-caserma Prandina, in centro a Padova. Non avendo nulla da fare gli ospiti della caserma sostano spesso all’interno del vicino Giardino Cavalleggeri all’interno del quale è presente un parco giochi per bambini.
Aiuto ho visto un negro in bicicletta!1
L’incipit del pezzo è drammatico: da una parte l’Asilo con duecento bambini, dall’altra la Caserma, con quattrocento migranti. In mezzo il parco. Gli ingredienti per mettere in scena i ragazzi della via Pal ci sono tutti e si capisce subito che le cose non andranno a finire bene:
I primi sono arrivati a luglio. Un pomeriggio abbiamo trovato il parco pieno. Finché andavano sull’altalena e giocavano a pallone, passi: in fondo non hanno niente da fare. Poi hanno cominciato a girare in bicicletta a tutta velocità, anche a sgommare, con il rischio di far male a qualcuno
I migranti che sgommano in bicicletta dove si andrà a finire? Impareranno a impennare oppure passeranno direttamente a passatempi più pericolosi socialmente come lo skateboard? Il tutto ovviamente non si svolge in qualche quartiere periferico e più multietnico. Siamo a poche decine di metri dalla Specola, che fu lo studio di Galileo Galilei e a meno di un chilometro da Piazza delle Erbe, dove il sindaco Bitonci in nome della lotta al degrado è impegnato a far chiudere i negozi di kebab.
E così il sindaco ha deciso di fare quello che già è stato fatto in diversi giardinetti in altre zone della città: vietare l’accesso agli adulti non accompagnati dai bambini. Insomma quello che era un parco pubblico diventa un luogo destinato solo a pochi. Possono entrare solo i bambini e i loro genitori. Il che spiega il signor Giorgio Maron, il nonno vigile incaricato di sorvegliare gli accessi, non significa che le famiglie di stranieri non potranno entrare. Ma visto che alla Prandina sono ospitati soprattutto ragazzi giovani senza mogli e figli al seguito la brillante intuizione del sindaco si traduce in un divieto d’accesso per gli stranieri. Ma il degrado a Padova è ovunque, come racconta un’altra mamma Enrica che probabilmente in stazione non ci va da vent’anni:
L’altro giorno nel parco giochi abbiamo visto per la prima volta uno spacciatore in azione. Non era un migrante appena arrivato, si muoveva sicuro, ma era comunque uno di loro. È un segnale di degrado grave, perché non vogliamo che questo quartiere diventi come i giardini dell’arena romana dove vai a ricomprarti le biciclette rubate, come la zona della stazione, dove
non puoi fare due passi senza che ti offrano droga, dove l’ultima volta ho visto un ragazzo con la faccia insanguinata scappare da un altro che lo inseguiva con una bottiglia rotta
in mano. Basta una scena così a segnare un bambino nel profondo. E noi non vogliamo vivere in una città dove succedono scene così. Dobbiamo separare gli spazi. Evitare ai
nostri figli la promiscuità con gli stranieri adulti.
La letterina dei genitori a Bitonci
I genitori intervistati da Cazzullo sono probabilmente quelli che hanno scritto la bella letterina al Sindaco per chiedergli espressamente di recintare l’area e fare in modo che gli immigrati non ci possano entrare. Niente contro gli immigrati ma.. è la frase che si sente dire sempre da chi in realtà gli immigrati e gli stranieri li odia senza troppi problemi. E poco male se il Sindaco, che ha prontamente fatto affiggere i cartelli di divieto d’accesso agli adulti non ha agito per risolvere il problema della carenza di servizi igienici nell’area. Quelli verranno dopo, forse.
Poco male che grazie a quest’ordinanza non potranno entrare nemmeno gli studenti italiani con più di dodici anni. In fondo non è altro che la prosecuzione, su suolo pubblico, dell’avanzata dell’architettura difensiva (ve le ricordate le fioriere fatte mettere da Gentilini per evitare che la gente si appoggiasse sulle spallette dei ponti?) che dimostra l’attitudine respingente della società veneta governata dal leghismo.
La lotta della Lega al Governo di Roma
E così, per evitare la promiscuità il Sindaco ha deciso di eliminare la figura del mediatore culturale nelle scuole. La motivazione? Non è solo il risparmio ma anche eliminare un servizio che serve più ai genitori dei bambini stranieri che agli alunni. Il che è ovvio, i bambini imparano a conoscere la cultura e la lingua italiane a scuola. I genitori al massimo hanno qualche contatto con gli italiani sul posto di lavoro. Sono spesso i bambini infatti a spiegare agli adulti come funziona il nostro paese, privare gli adulti di una possibilità di confrontarsi con altri adulti (in questo caso i mediatori culturali) rischia di esacerbare ancora di più le incomprensioni e le tensioni sociali. Ma in fondo è questo quello che vuole la Lega. Lo hanno fatto Mauro Dal Zilio e Francesco Pietrobon i sindaci leghisti di Quinto di Treviso e di Paese soffiando sul fuoco della “rivolta” dei cittadini che non volevano i migranti come vicini di casa invece che tentare una mediazione con la Prefettura. Lo ha fatto Marco Serena, il Sindaco di Villorba (Treviso) che ha fatto trasportare in fretta e furia i migranti “trovati” sul territorio comunale in centro a Treviso per scaricarli all’amministrazione di centrosinistra. Lo ha fatto Roberto Milan, il sindaco di Bagnoli (poco fuori Padova) dicendo di no al trasferimento degli ospiti della Prandina in un’area del demanio che il Comune ha acquistato per tentare di rallentare il trasferimento. In assenza di uno Stato che sappia garantire l’accoglienza e tranquillizzare gli abitanti la Lega Nord ha campo libero per criminalizzare i migranti (rubano le altalene!1) e creare un senso di insicurezza diffuso utile solo a raccogliere ulteriori consensi. Ma si sa che questa è l’unica strategia politica e amministrativa delle giunte leghiste: creare problemi, non risolverli. Davvero difficile non cogliere un disegno per “mettere i bastoni tra le ruote” al Governo e garantirsi il pieno di voti alle prossime elezioni.