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Più vaccino per tutti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-12-28

Ieri è stato il Vax day, il primo giorno della campagna vaccinale contro il Coronavirus. A parte le polemiche sulle dosi ricevute dalla Germania quando arriverà il primo importante traguardo, ovvero il completamento della Fase 1? Il ministro della Salute Speranza annuncia che ad aprile saranno già state vaccinate in Italia 13 milioni di persone

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Ieri è stato il Vax day, il primo giorno della campagna vaccinale contro il Coronavirus. A parte le polemiche sulle dosi ricevute dalla Germania quando arriverà il primo importante traguardo, ovvero il completamento della Fase 1? Il ministro della Salute Speranza annuncia che ad aprile saranno già state vaccinate in Italia 13 milioni di persone

Più vaccino per tutti

La Germania – dove ha sede a Magonza la Biontech, ma dove comunque il farmaco è arrivato dallo stabilimento Pfizer belga di Puurs – ha ottenuto 151.125 flaconcini: 9.750 per ciascuno dei suoi 16 Stati regionali, eccetto il più piccolo – Brema – che ne ha avuto la metà. Lo stesso numero, 9.750 – e su questo ha trovato terreno fertile la polemica – è quello delle dosi consegnate a molti Stati europei, Italia compresa: è la quota avuta ad esempio da Spagna, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Slovenia. Esattamente il doppio, invece, sono quelle arrivate in Francia: 19.500. “L’Italia si organizzi bene e non arrivi ultima. In Germania ci sono centinaia di migliaia di dosi, in Italia alcune migliaia simboliche. Spero che Arcuri, che ha fallito sulle mascherine, sulla scuola, su Ilva, non fallisca su una battaglia così importante”, ha incalzato il leader della Lega Matteo Salvini. Ma dall’ufficio del commissario italiano per l’emergenza Domenico Arcuri hanno negato che esista “alcuna discriminazione” nei confronti dell’Italia. Per il Vax Day, sostengono, la Germania avrebbe avuto “11 mila dosi” e “le 150 mila che le sono state consegnate fanno parte delle forniture successive”, che nel nostro Paese arriveranno a partire da domani con un piano di distribuzione che prevede di avere 470 mila dosi alla settimana. “I contratti con le aziende produttrici dei vaccini sono stipulati direttamente dalla Commissione Europea per conto di tutti i Paesi membri e ogni Paese riceve la quota percentuale di dosi in proporzione alla popolazione”, ha precisato in serata anche il ministero della Salute. All’Italia è destinato il 13,46% di ogni fornitura e questo equivale a 26,92 milioni di dosi dal contratto con Pfizer-Biontech, di cui 8,749 milioni nel primo trimestre. Oggi il ministro Speranza ha spiegato però che in arrivo sono anche le dosi del vaccino di Astrazeneca, che contribuiranno in pochi mesi, come scrive LA Stampa, di vaccinare 13 milioni di italiani:

vaccino covid quando arriva

Speranza annuncia una novità ulteriore, che potrebbe accelerare il raggiungimento dell’obiettivo finale articolato in due fasi. Fase Uno: 15 milioni di persone vaccinate, per avere il primo impatto epidemiologico. Fase due: 40 milioni di vaccinati, per ottenere l’immunità di gregge. Quale sarebbe la novità? «L’ho appresa poco fa da Pascal Soriot, ceo di AstraZeneca: al Sunday Times ha annunciato che il loro vaccino ha raggiunto il 95% di efficacia e che già entro questa settimana l’Agenzia del Farmaco della Gran Bretagna potrebbe dare via libera alla commercializzazione. Se questo accade, siamo a un “Game Change” ancora più significativo, e le spiego perché. Secondo il piano contrattuale, nel primo trimestre noi dovremmo ricevere 8,7 milioni di dosi prodotte da Pfizer e 1,3 milioni prodotte da Moderna. Totale, 10 milioni di dosi, corrispondenti a 5 milioni di persone vaccinate, visto che con un richiamo servono due dosi a persona. Se arriva subito al traguardo anche AstraZeneca, entro il primo trimestre si aggiungeranno altri 16 milioni di dosi, che corrispondono ad altre 8 milioni di persone vaccinate. Risultato finale: noi già dal primo aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati, e così avremmo già raggiunto la Fase Uno, cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico». C’è poi un vantaggio in più, che il ministro ci tiene a sottolineare: con AstraZeneca giochiamo in casa. «Il vettore virale è prodotto a Pomezia, nell’impianto Irbm, l’infialamento avviene ad Anagni, e la conservazione delle dosi non ha bisogno di temperature a 75 sotto zero. Vuol dire che per noi, sfruttando Pratica di Mare come hub, sarà tutto più semplice: produzione, distribuzione, conservazione».

In che ordine avverranno le vaccinazioni? ”Gli anziani che hanno da 80 anni in su sono circa 4 milioni e 400mila, dai 60 ai 79 sono circa 13 milioni. Le dosi di vaccino di cui noi disporremo ci permetteranno già nel secondo trimestre del 2021, e cioè subito dopo la prima ondata, di concludere la vaccinazione per questo numero di persone che iniziamo già nel primo trimestre. Stabiliremo poi se questo riuscirà ad accadere a ridosso della fine del primo trimestre o immediatamente all’inizio del secondo”, spiegava Arcuri qualche giorno fa. Infatti i primi a essere vaccinati, secondo le tabelle del ministero, dovranno essere 6,5 milioni di italiani: 1.404.037 operatori sanitari e socio sanitari, 570.287 personale e ospiti di Rsa, 4.442.048 anziani sopra gli 80 anni. Il professor Corrao dell’Università Bicocca spiega a Libero che è stato utilizzato un algoritmo per capire con che priorità vaccinare le persone a rischio

Qual è la base di partenza per il suo calcolo?
«L’algoritmo che determina la classifica si basa sull’identificazione del profilo clinico di tutti i pazienti che negli ultimi dieci mesi hanno sviluppato forme severe di Covid, che li hanno costretti al ricovero in terapia intensiva o ne hanno provocato perfino la morte. Noi determiniamo il peso che ogni fattore di fragilità, dall’età alle patologie pregresse, ha avuto nel determinare l’aggravamento della funzionalità respiratoria o addirittura il decesso».

Attribuite un peso anche al farmaci usati per curare?

«I medicinali che l’individuo utilizzava abitualmente prima di contrarre il Covid fanno parte a tutti gli effetti della storia clinica dell’individuo e hanno il giusto peso nell’algoritmo».

Entriamo nel cuore dello studio: come utilizzerà i dati sanitari degli italiani per stilare la classifica?
«È la classica applicazione del concetto di medicina personalizzata. L’algoritmo che assegnerà a ciascuno di noi un punteggio che indicherà il grado di precedenza nell’accesso alla profilassi si basa su un mix di pesi e correlazioni tra stile di vita, situazione sanitaria generale, età, patologie croniche. Ci sono una quarantina di voci, a ciascuna delle quali sarà associato un valore a seconda dell’individuo analizzato, che ci consentiranno di tracciare un quadro clinico esaustivo dal quale risulterà il rischio soggettivo di decesso in caso di contrazione del Covid».

Come decidete quale valore attribuire alle diverse patologie che concorrono a determinare il decesso per Covid? «Confrontiamo la storia clinica degli individui morti o ricoverati in terapia intensiva a causa dell’infezione da coronavirus con quella di individui che non hanno contratto l’infezione. Dalla differenza tra le storie cliniche ricaviamo il coefficiente di rischio di ogni singolo caso». Quali sono gli Ingredienti del cocktail alla base dell’algoritmo e come saranno mischiati? «Gli elementi sono vari, dall’aritmia al pregresso infarto, dalla leucemia linfatica al diabete, dall’obesità all’ipertensione. A seconda della condizione clinica del paziente ognuna di esse avrà un punteggio, diciamo da zero a dieci».

L’età avanzata che ruolo avrà?
«L’età è un fattore di fragilità in sé. Per di più, i cittadini più anziani sono con buona probabilità più malati dei giovani perché molte patologie si manifestano proprio con l’avanzare degli anni. Ma, paragonando la situazione clinica di due individui, potrebbe benissimo capitare che un trentenne risulti, in base all’algoritmo, più fragile di un ottantenne. Non accadrà di frequente, però succederà»

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