11 settembre 2001: breve guida alla comprensione

di John Battista

Pubblicato il 2014-09-11

John Battista, americano e poliziotto in servizio a Bari, oltre che autore del libro “Bufale: manuale di difesa contro le balle dei media”, racconta in questa breve guida alla comprensione cos’è stato l’11 settembre e perché è diventato la festa internazionale dei complottisti

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John Battista, americano e poliziotto in servizio a Bari, oltre che autore del libro “Bufale: manuale di difesa contro le balle dei media”, racconta in questa breve guida alla comprensione cos’è stato l’11 settembre 2001 e perché è diventato la festa internazionale dei complottisti.
 
11 SETTEMBRE 2001: LA GENESI[pullquote]Tra il 2000 e il 2001 diciannove terroristi suicidi raggiunsero gli Stati Uniti. Quattro di essi conseguirono il brevetto di pilota, tra cui il responsabile operativo, Mohamed Atta [/pullquote]
Il 26 febbraio del 1993 un furgone carico di materiale esplosivo detonò nel parcheggio sotterraneo del World Trade Center di New York. Ci furono numerosi morti e feriti e danni ingenti ma l’obiettivo degli attentatori che speravano di causare il crollo delle Twin Tower non fu raggiunto. L’organizzatore dell’attentato fu identificato nell’integralista islamico Ramzi Yousef, che riuscì a sfuggire all’arresto e a riparare nelle Filippine, dove raggiunse lo zio Khalid Sheikh Mohamed (abbreviato KSM). Lì i due pianificarono una serie di attentati esplosivi contro gli aerei di linea (“Operazione Bojinka”) e progettarono un attacco kamikaze che prevedeva l’impatto contro la sede della CIA a Langley di un aereo carico di esplosivo, pilotato da un loro complice che aveva acquisito la licenza di volo negli Stati Uniti. Le autorità delle Filippine sventarono i piani dei terroristi che furono quasi tutti arrestati, tranne KSM che riuscì a raggiungere l’Afghanistan dove si unì a Osama Bin Laden, al quale propose l’idea di una serie di dirottamenti suicidi contro obiettivi statunitensi. Bin Laden non approvò subito l’idea. Lo fece solo alcuni mesi dopo la sua dichiarazione pubblica (maggio 1998) al giornalista John Miller in cui preannunciava che avrebbe colpito obiettivi americani senza fare distinzione tra militari e civili. La nuova operazione terroristica fu denominata “Plane Operation” e KSM si occupò della sua organizzazione, attingendo a volontari addestrati nei campi afghani gestiti da Al Qaeda. Alcuni di essi erano già in possesso di un brevetto di volo, altri furono inviati negli Stati Uniti per addestrarsi nelle scuole di pilotaggio private. Tra il 2000 e il 2001 diciannove terroristi suicidi raggiunsero gli Stati Uniti. Quattro di essi conseguirono (o avevano già conseguito) il brevetto di pilota, tra cui il responsabile operativo, Mohamed Atta. Un ventesimo terrorista non riuscì a superare i controlli alla frontiera mentre un quinto pilota, Zacarias Moussaoui, fu arrestato per violazione delle norme sull’immigrazione, mentre si stava addestrando in una scuola di volo americana. Alcuni agenti dell’FBI e della CIA avevano intuito che qualcosa stava per accadere ma a causa delle rivalità tra i due servizi e della legislazione particolarmente garantista, non riuscirono ad approfondire le indagini, al punto che uno di essi scrisse in una mail indirizzata ai suoi superiori:   “Qualunque cosa succeda, un giorno qualcuno morirà, e procedure o meno la gente non capirà per quale ragione non siamo stati più efficaci e non abbiamo dedicato ogni risorsa disponibile per affrontare questa minaccia. Speriamo che la Sezione Legale dell’FBI vorrà difendere questa decisione, specialmente nel momento in cui si saprà che a Osama Bin Laden, la nostra più grande minaccia, sono applicate tutte le garanzie giuridiche”.
 
L’INCUBO
[pullquote]Alle 8:46 il volo AA11 colpì la Torre Nord del World Trade Center. Alle 09:03 il volo UA175 colpì la Torre Sud. Alle 09:37 il volo AA77 si schiantò contro il Pentagono[/pullquote]Intorno alle otto del mattino dell’11 settembre 2001 quattro squadre di terroristi salirono a bordo di altrettanti voli, l’AA11 e l’UA175 diretti da Boston a Los Angeles, l’AA77 diretto da Washington a Los Angeles, l’UA93 diretto da Newark a San Francisco, che decollarono tutti nel giro dei successivi 40 minuti circa. Una volta in volo, i terroristi uccisero i piloti e presero il controllo dei velivoli, disattivando il trasponder di bordo, ossia il ripetitore radar che consente ai controllori del traffico aereo di individuare e identificare un velivolo e la sua posizione. Dato che gli schermi radar erano programmati per visualizzare solo i velivoli con transponder attivi, i quattro voli sparirono letteralmente. Alle 8:46 il volo AA11 colpì la Torre Nord del World Trade Center. Alle 09:03 il volo UA175 colpì la Torre Sud. Alle 09:37 il volo AA77 si schiantò contro il Pentagono. Alle 09:58 la Torre Sud collassò uccidendo centinaia tra persone intrappolate e soccorritori. Alle ore 10:03 il volo UA93, diretto contro la Casa Bianca a Washington, precipitò in una zona di campagna nei dintorni di Shanksville, circa 200 km prima di raggiungere il suo obiettivo, in seguito alla ribellione dei passeggeri.

I quattro voli dirottati

Alle 10:15 circa, il vice presidente Cheney autorizzò l’abbattimento degli aerei civili fuori controllo e l’ordine fu confermato dal presidente Bush pochi minuti più tardi, ma a quel punto era inutile perché tutti i velivoli dirottati si erano ormai schiantati. Alle 10:28 anche la Torre Nord cedette al calore degli incendi che stava indebolendo le strutture in acciaio già gravemente danneggiate dagli impatti e collassò. Stessa sorte subì, nel pomeriggio di quello stesso giorno, il grattacielo WTC7 che era stato investito dal carburante e dai detriti in fiamme. Il bilancio delle vittime al World Trade Center fu altissimo: oltre 2700 persone uccise, compresi passeggeri e dirottatori, di cui 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti impegnati nelle operazioni di soccorso. Comprendendo gli altri due voli e le vittime dell’attacco al Pentagono, gli attentati causarono poco meno di 3000 morti.
 
GLI EVENTI SUCCESSIVI
[pullquote]Nell’ottobre del 2001 gli Stati Uniti attaccarono l’Afghanistan, che si era rifiutato di consegnare Osama Bin Laden[/pullquote]In seguito agli attentati, furono emanate nuove norme (Patriot Act) che ampliavano i poteri di indagine dei servizi investigativi anti-terrorismo e fu creata un’unica agenzia di coordinamento. Fu istituito il carcere militare di Guantanamo per ospitare i terroristi (e presunti tali) catturati nel corso della guerra globale al terrorismo proclamata dall’amministrazione americana, che autorizzò anche l’eliminazione e il rapimento dei membri e dei fiancheggiatori delle organizzazioni terroristiche in qualsiasi parte del mondo. Nell’ottobre del 2001 gli Stati Uniti attaccarono l’Afghanistan, che si era rifiutato di consegnare Osama Bin Laden. Nell’aprile del 2002, KSM ebbe l’arroganza di raccontare per filo e per segno la storia dell’organizzazione degli attentati in una lunga intervista concessa al giornalista arabo Yosri Fouda di Al Jazeera, che ne trasse un libro, intitolato Masterminds of Terror. Gli americani catturarono KSM l’anno dopo e lo rinchiusero a Guantanamo assieme ad altri suoi complici. Il quinto pilota, Zacarias Moussaoui, fu processato da un tribunale civile americano e nel 2006 fu condannato all’ergastolo. Con la condanna, i giudici decisero di pubblicare tutti i documenti e le prove acquisite nel corso del processo e finalmente si ebbe una piena diffusione dei documenti, delle registrazioni audio e video, dei tracciati radar, delle testimonianze, dei reperti e di tanto altro materiale acquisito nel corso delle indagini.
11 settembre 2001 (foto da Wikipedia)
11 settembre 2001 (foto da Wikipedia)

VERITÀ UFFICIALI E ALTERNATIVE
[pullquote]La strada fu inaugurata dall’attivista antiamericano Thierry Meyssan con il libro 9/11: The Big Lie[/pullquote]Fino a quel momento la secretazione di gran parte di questo materiale aveva favorito la nascita e il proliferare di ogni sorta di teorie e verità “alternative”, creando un vero e proprio filone complottista che sopravvive ancora oggi e si è rivelato un ottimo sistema per fare soldi vendendo menzogne. La strada fu inaugurata dall’attivista antiamericano Thierry Meyssan con il libro 9/11: The Big Lie , nel quale sosteneva che nessun aereo si era schiantato contro il Pentagono e che gli attentati erano stati una macchinazione del governo americano. Il libro vendette centinaia di migliaia di copie e fu tradotto in 28 lingue. Su quella scia si accodarono molti altri e in Italia il cosiddetto “complottismo undicisettembrino” è guidato dall’ex regista cinematografico Massimo Mazzucco, dall’ex parlamentare europeo di sinistra Giulietto Chiesa e dallo scrittore di destra Maurizio Blondet, che hanno realizzato numerosi film e libri sull’argomento riuscendo a ottenere considerevoli spazi nell’ambito di quel giornalismo spazzatura che purtroppo è diffuso anche sulle reti (pubbliche e private) di livello nazionale. Non è nemmeno il caso di discutere della buona o mala fede di questo complottismo, perché esso si basa sulla mistificazione, sulla manipolazione e sulla decontestualizzazione dei fatti. I complottisti tengono nascosto ai propri interlocutori ciò che non conviene menzionare ed estrapolano (attingendo dove e come capita) frammenti di documenti, articoli giornalistici e testimonianze assemblandoli in modo da confortare le proprie teorie e farle apparire verosimili. Ad esempio, una tecnica costantemente utilizzata è quella di parlare di “verità ufficiale” , citando il rapporto rilasciato nel 2004 dalla commissione indipendente voluta dal Congresso americano (The 9/11 Commission Report). In realtà non esiste una “verità” ufficiale, perché i fatti dell’11 settembre 2001 sono avvenuti sotto gli occhi (e le telecamere) di decine di migliaia di persone e sono stati oggetto di un numero impressionante di inchieste, tecniche, giornalistiche, indipendenti, governative, giudiziarie. Ad esempio: il Joint Inquiry del 2003 sull’operato dei servizi di intelligence statunitensi; il già citato 9/11 Commission Report; il PENTTBOM dell’FBI; i rapporti tecnici della FEMA e del NIST sui collassi del World Trade Center e i danni subiti dal Pentagono; lo studio Bazant sui collassi strutturali delle Twin Tower; lo studio Scheuerman sul collasso del WTC7; i rapporti della FAA (Aviazione Civile americana) e dell’NTSB (l’ente che indaga sui disastri aerei) su ciascuno dei quattro voli dirottati; lo studio USAF sui tracciati radar; il Pentagon 9/11 dell’Ufficio Storico del DOD; il processo Moussaoui; i libri dei reporter investigativi Yosri Fouda, Lawrence Wright, Peter Lance, Steve Coll. Queste sono le principali (ma pur sempre solo una parte) delle tantissime fonti dirette e qualificate che forniscono la risposta a ogni dubbio e domanda sull’11 settembre 2001. Purtroppo pochissime di queste fonti sono in lingua italiana e sotto questo aspetto possono tornare molto utili il sito Crono911 (dal quale si può scaricare l’omonimo eBook gratuito) e il sito Undicisettembre, che illustrano in modo chiaro e documentato i drammatici eventi di quella giornata, le risultanze delle indagini, la documentazione disponibile e le risposte alle domande più frequenti, proprio al fine di evitare che l’ignoranza porti a dare credito alle teorie complottiste.
I detenuti di Guantanamo implicati nei fatti dell’11 settembre

L’EPILOGO
Il 2 maggio del 2011 le forze speciali americane fecero irruzione in un complesso residenziale situato in territorio pakistano e uccisero Osama Bin Laden. Il corpo fu trasportato a bordo di una portaerei e tumulato in mare aperto. Il presidente Obama si è affrettato a dichiarare che con l’uccisione di Bin Laden gli Stati Uniti hanno chiuso il drammatico capitolo aperto l’11 settembre di dieci anni prima, ma le cose non stanno così. Guantanamo è ancora aperta e gli organizzatori dell’attentato non sono stati ancora processati e condannati. Gli integralisti islamici ispirati ad Al Qaeda continuano a minacciare l’Afghanistan e guadagnano terreno in Iraq, al punto da costringere le forze militari americane e alleate e riprendere i combattimenti. La minaccia terroristica continua a condizionare la vita di tutti noi, in tutto il mondo. La parola fine è ancora molto lontana e nessuno sa dire se e quando sarà scritta.

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