Cultura e scienze
Zangrillo, il COVID-19 che non esiste più e la storia della carica virale nei tamponi
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2020-06-01
Dopo le parole del medico del San Raffaele arriva la conferma sulla carica virale dei tamponi. Ma anche le reazioni di Vespignani e degli altri del Comitato Tecnico Scientifico
Ieri Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano, a Mezz’ora in più su Rai 3 ha dato spettacolo affermando che il Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 clinicamente non c’è più e prendendosela con il Comitato Tecnico Scientifico e in particolare con il suo componente Alessandro Vespignani. “Sono tre mesi che tutti ci sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero, che hanno valore zero: siamo passati da Borrelli, da Brusaferro, al presidente del Consiglio superiore di sanità. Tutto questo ha portato a bloccare l’Italia mentre noi lavoravamo e adesso noi che abbiamo visto il dramma chiediamo di poter ripartire velocemente perché vogliamo curare le persone che altrimenti non riusciamo a curare, non ce ne frega niente né del campionato né di dove vanno in vacanza ma dobbiamo ritornare a un Paese normale perché ci sono tutte le evidenze che questo Paese possa tornare ad avere da oggi ad avere una vita normale”.
Zangrillo, il COVID-19 che non esiste più e la serietà che non sta tanto bene
Secondo il professore, “c’è un solo numero che vale” ed “è l’evidenza: noi in questo Paese abbiano sentito un mese fa un professore di Boston, che e’ un epidemiologo-statistico che si chiama Vespignani, condizionare le scelte del Governo dicendo che andavano costruiti 151 mila posti di terapia intensiva. Domani uscirà un editoriale a firma mia e del professore Gattinoni, in cui diciamo ufficialmente perché questo non va bene, perché è una frenesia, perché terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve assumere le responsabilità perché i nostri Pronto soccorso e i nostri reparti di terapia intensiva sono vuoti e perché la Mers e la Sars, le due precedenti epidemie, sono scomparse per sempre e quindi è auspicabile che capiti anche per la terza epidemia da coronavirus. Dovremo stare attentissimi, prepararci ma non ucciderci da soli”.
Vespignani ha risposto su Twitter chiedendo una rettifica ad Agcom e lo stesso Zangrillo si è presentato nelle reply a segnalare questa intervista rilasciata a Piazzapulita in cui Vespignani, quando Corrado Formigli gli chiede del dossier del governo che parlava di 150mila persone in terapia intensiva, spiega che si parla di proiezioni che vengono fatti su scenari “non mitigati”, ovvero se non si fosse presa nessuna iniziativa contro il Coronavirus: “Questo non è allarmismo, ma cosa succede se si sbaglia nella gestione dell’epidemia”.
Guido Silvestri della Emory University, che era stato chiamato in causa da Zangrillo ieri (” In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio fatto dal virologo direttore dell’Istituto di virologia, il professore Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”), risponde su Facebook:
1. Sulla modalità di espressione di Zangrillo si può discutere, e così sulla parte “editoriale” (i.e., le sue opinioni). Anche in questo caso mi attengo al principio di cercare di commentare il meno possibile sulle dichiarazioni pubbliche dei colleghi.
2. Sull’aspetto specifico per cui Zangrillo mi chiama in causa, cioè l’osservazione che la carica virale nei tamponi naso-faringei positivi per SARS-CoV-2 è più bassa adesso che a inizio epidemia, si tratta di dati di laboratorio molto solidi ed in corso di pubblicazione.
3. Sulla famosa previsione dei 150.000 ricoveri in terapia intensiva entro l’8 giugno, penso che sarebbe utile usare questa vicenda come una opportunità per spiegare al pubblico — con onestà ed umiltà — i limiti concettuali dei modelli epidemiologici, ed i problemi che nascono nel caso ci siano punti deboli nei presupposti “biologici” di tali modelli.
4. Sulle beghe “politiche” tipicamente ITALIANE che influenzano le valutazioni degli aspetti medico-scientifici di SARS-CoV-2 e COVID-19 ripeto una volta per tutte che mi interessano poco. In questa pagina si cerca solo di capire come stanno le cose usando il metodo e i dati della scienza.
Le risposte del Comitato Tecnico Scientifico a Zangrillo
Ieri sono arrivate anche le risposte del Comitato Tecnico Scientifico a Zangrillo. “Non posso che esprimere grande sorpresa e assoluto sconcerto per le dichiarazioni rese dal professor Zangrillo. Basta semplicemente guardare al numero di nuovi casi di positività a SARS-CoV-2 che vengono confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus”, sottolinea Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Comitato tecnico-scientifico. “Aver incrementato di molto i posti di terapia intensiva – aggiunge – è un merito enorme del sistema sanitario nazionale, poiché ha permesso di offrire una risposta clinica a tanti malati che altrimenti non avrebbero potuto essere adeguatamente curati”. “Inoltre, questi posti rimarranno disponibili per chi in futuro ne avrà bisogno anche per situazioni cliniche diverse da COVID-19”, rileva ancora Locatelli. “Dovremmo tutti rallegrarci che le misure di lock-down abbiano prodotto gli effetti sperati contenendo la diffusione epidemica con risparmio di tante vite umane e questo risultato inconfutabile deve spingere a continuare sul percorso della responsabilità dei comportamenti individuali, da non disincentivare attraverso dichiarazioni pericolose che dimenticano il dramma vissuto in questo Paese. E’ altrettanto chiaro, anche a occhi non esperti – conclude Locatelli – che la gestione clinica dei malati è certamente oggi facilitata dal minor numero di casi rispetto a quelli osservati nei giorni di picco e da quanto si è imparato in questi mesi. Questi sono i fatti concreti, il resto opinioni personali”.
Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico del governo Agostino Miozzo ha parlato invece di “parole così superficiali e fuorvianti sono decisamente pericolose in un momento così critico di passaggio da una fase di lockdown che ha riguardato non solo l’Italia ma il mondo intero”. Voler passare da un lockdown totale a un ‘liberi tutti’, ribadisce Miozzo, “è preoccupante e pericoloso”. “Saremo tutti felici di condividere le geniali intuizioni del dottor Zangrillo, ma fino a prova contraria la scienza dice altre cose. Anche perché – sottolinea il coordinatore del Comitato tecnico scientifico – oggi ci sono ancora 80 morti e centinaia di nuovi casi, di cui più del 50% proprio nella regione del professor Zangrillo”. Forse, conclude Miozzo, Zangrillo “voleva dire che quello che c’è oggi in Italia è il frutto del buon lavoro dei medici e degli infermieri, della tenuta del sistema sanitario e degli effetti del lockdown”.