Quelli che spaccano le vetrine di Gucci a Torino

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-27

Una decina di fermati per accertamenti a Torino: tra di loro vi sarebbero alcuni ultrà e nessuno sarebbe titolare di un’attività o dipendente di un esercizio pubblico

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Scene da guerriglia urbana quelle che hanno avuto per teatro questa sera il centro città di Torino, in particolare piazza Castello e le vie limitrofe, tra cui la centralissima via Roma. Quella che nelle scorse ore sui social era stata annunciata come una manifestazione di popolo contro le chiusure decise dal governo per fronteggiare la nuova ondata di Coronavirus, si è trasformata in oltre due ore di lanci di bottiglie, pietre, bombe carta contro le forze dell’ordine che prima hanno risposto con cariche di alleggerimento, poi quando la tensione si è alzata hanno utilizzato i lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Alla fine il bilancio è una decina di feriti tra i poliziotti, un fotoreporter colpito alla testa da una bottiglia, e di una decina di manifestanti fermati per accertamenti: al momento sette sarebbero stati arrestati e due denunciati per accuse che vanno dalla resistenza aggravata a pubblico ufficiale in corso, al travisamento e al danno di oggetti mentre al vaglio degli inquirenti c’è l’ipotesi di devastazione.

Tra di loro vi sarebbero alcuni ultrà e nessuno sarebbe titolare di un’attività o dipendente di un esercizio pubblico. Durante i disordini, i manifestanti hanno devastato dehors di locali chiusi per effetto dell’ordinanza che impone di abbassare le serrande alle 18, divelto e dato alle fiamme cassonetti dei rifiuti e alcuni materiali prelevati da un cantiere, preso di mira le vetrine di numerosi negozi, che sono state colpite da pietre. Alcuni negozi sono stati anche saccheggiati, tra questi Gucci. Poco fa, però una volante della polizia, dopo aver fermato due nordafricani con altrettanti borsoni, ha recuperato buona parte della refurtiva sottratta dal negozio. Ora la situazione è tornata alla calma ma l’attività delle forze dell’ordine prosegue

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