Quello che non torna nella narrazione su vaiolo delle scimmie e rapporti omosessuali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-20

Una serie di report e comunicati da parte degli enti certificati e l’interpretazione dei media su quelle informazioni

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È normale e fisiologico quando si parla di una forma virale di una malattia infettiva che provoca focolai sparsi in giro per il mondo. Era accaduto all’inizio con la pandemia da Covid e – inevitabilmente – sta succedendo anche con la diffusione (per il momento contenuta) del cosiddetto “vaiolo delle scimmie”. Le informazioni, trattandosi di una fase preliminare di raccolta dati e campioni che dovranno essere studiati in maniera ancor più approfondita, sono ancora parziali e per il momento le istituzioni che si occupano di Sanità (anche a livello internazionale) hanno fornito solamente una serie di raccomandazioni iniziali. Ed è proprio in questo contesto che va letto quel riferimento ai “rapporti omosessuali” (che non sono gli unici citati) comparso in diversi report. Un “concetto” che però è stato diffuso in modo a volte non chiaro dai media, anche italiani.

Vaiolo delle scimmie e rapporti omosessuali, tutto quel che è stato detto

Come detto, le informazioni sulla diffusione del vaiolo delle scimmie sono ancora parziali. Ma perché si parla con insistenza di attenzione sui rapporti omosessuali? Tutto nasce dal “contesto” fornito dall’ECDC che fa riferimento ai casi posti sotto la lente di ingrandimento tra Regno Unito e Portogallo. Ed è lì che, facendo sponda su un altro comunicato diffuso dal governo britannico, appare il primo riferimento agli MSM (uomini che hanno rapporti sessuali con uomini):

“Tutti i casi segnalati il ​​16 maggio erano uomini che si identificavano come uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM)”.

Questo è il contesto in cui, dunque, si sono palesati i primi casi di vaiolo delle scimmie. Ma questo vuol dire che chi ha rapporti gay è più a rischio? Al netto delle informazioni ancora frammentarie, l’ECDC amplia lo spettro dell’attenzione rivolgendo le proprie raccomandazioni non solo alle comunità omosessuali maschili, ma ai rapporti sessuali in generale tra persone che non hanno un partner sessuale fisso, ne hanno più di uno o che fanno sesso occasionale. Insomma, l’invito è esteso a tutti perché non vi è alcuna conferma diretta che questa trasmissione (anche perché ancora sono poco chiare tutte le modalità di un’eventuale infezione) avvenga solamente in contesti omosessuali. Nello specifico, infatti, l’ECDC nelle sue “raccomandazioni immediate” spiega:

“Le organizzazioni di sanità pubblica e le organizzazioni comunitarie dovrebbero adottare misure per aumentare la consapevolezza sulla potenziale diffusione del vaiolo delle scimmie nelle comunità di individui che si identificano come MSM o che hanno rapporti sessuali occasionali o che hanno più partner sessuali.
Gli individui che presentano tali sintomi dovrebbero cercare cure specialistiche. Quegli individui che interagiscono con più partner sessuali o che fanno sesso occasionale dovrebbero essere particolarmente vigili”.

Certo è che la catena comunicativa, così espressa, sembra essere molto fuorviante. Le analisi e i dati a disposizione degli esperti (non solamente quelli europei, ma anche quelli britannici e quelli italiani dopo il primo caso rilevato allo Spallanzani di Roma) non permettono ancora di dare una cornice certificata e stabile entro la quale sono indicate tutte le possibili azioni che possono portare a un’infezione.

La catena di trasmissione

Prendiamo, per esempio, il comunicato diffuso giovedì dall’Istituto Superiore di Sanità:

“Si tratta di un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo ma che largamente si differenzia dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. L’infezione si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale”.

Indicazioni che sono da manuale, nel senso che fanno riferimento alla genesi di questa malattia. Come accaduto col il Covid, per esempio, abbiamo imparato che con il salto di specie – ovvero con il passaggio da animale a uomo, dando vita alla catena i trasmissione tra esseri umani – queste dinamiche possono cambiare. E al momento, visto che le indicazioni sono date solamente a livello generale e preventivo, emerge una comprensibile richiesta e suggerimento di stare attenti un po’ a tutto.

La reazione della comunità gay

Questo è il contesto in cui si è mossa la comunicazione istituzionale sul vaiolo delle scimmie. Molte istituzioni, citando i “rapporti omosessuali” hanno aperto un vaso di Pandora in cui si sono precipitati i media che – però – in alcuni casi hanno dato informazioni parziali. Perché quel report dell’ECDC fa sì riferimento ai rapporti gay tra uomini, ma non solo e tutto parte dal “focolaio originale” e individuato. Insomma, comportamenti sociali e non catena di trasmissione “solo ed esclusivamente” negli MSM. Lo stesso Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie – ribadiamo – ha raccomandato attenzione a tutti coloro i quali hanno rapporti sessuali occasioni o con più partner, non limitandosi ai rapporti omosessuali maschili.

Certamente, come sottolineato da Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay per i diritti Lgbt, un problema comunicativo c’è stato e anche di interpretazione fatta dai media dei report (istantanei e ancora non esaustivi) sul vaiolo delle scimmie:

“Con il vaiolo delle scimmie le persone gay sono a rischio esattamente come quelle eterosessuali. Ricordiamo che chi è gay può avere relazioni monogame o avere rapporti occasionali al pari delle persone eterosessuali. Pertanto chiediamo al Ministero di intervenire per evitare che nuovamente come negli anni ’80 si crei uno stigma contro le persone omosessuali”.

E queste parole non vanno dalla parte del torto, perché è la stessa narrazione fatta da ECDC (ma anche da USKHA, l’Agenzia di sicurezza sulla Salute nel Regno Unito) è stata espressa con modalità che generano confusione: non si poteva evitare di specificare la raccomandazione ai rapporti omosessuali dato che le stesse indicazioni ampliano lo spettro del rischio a chiunque abbia rapporti occasioni o con più persone sia omosessuali che eterosessuali?

 

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