Tutta la musica che sta per scomparire

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-14

…e tutta quella che è stata salvata: le registrazioni originali di alcune meravigliose voci del folk americano sono in pericoloso. Ma c’è chi prova a conservarli. E un juke box davvero interessante. In streaming

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Questa storia comincia nel 1903, e la racconta Vox. Comincia da Huddie William Ledbetter, una delle più belle voci del folk e del blues americano, meglio conosciuto come Lead Belly. Conosciuto come un mago della chitarra a dodici corde, suonava anche il pianoforte e altri strumenti a corda, oltre all’obbligatoria (per un bluesman) armonica. Ma molte delle sue registrazioni, semplicemente, oggi non esistono più.

 
LA MUSICA E LA SUA MEMORIA LABILE
Lead Belly ha infatti la sfortuna di aver registrato su nastri che si sono ossidati prima che gli archivisti del suono potessero salvarli. Molte delle sue registrazioni originali sono perse per sempre. E non è il solo che ha subito questo destino. I nastri magnetici hanno infatti svariati problemi di conservazione. I supporti magnetici si deterioriano anche con la semplice riproduzione, quando viene sono sottoposti a trazione, passano a contatto con la testina, tornano ad essere “stirati” e compressi. E quando le riproduzioni cominciano ad essere centinaia hanno il loro peso. Piano piano la registrazione perde qualità audio, anche se non viene utilizzata: basta che sia conservata in posti troppo caldi, troppo umidi, oppure arrivi a contatto con i campi magnetici: un fulmine può cancellare un nastro magnetico per sempre. L’eccessiva ossidazione dello strato magnetico provoca sia smagnetizzazione che perdita di coesione del legante con progressiva polverizzazione. Jeff Place, che di mestiere fa l’archivista per lo Smithsonian Center for Folklike and Cultural Heritage, spiega a Kelsey Mc Kinney che il suo lavoro è proprio quello di cercare di salvare e conservare i suoni con qualsiasi mezzo necessario, allo scopo di mantenere la possibilità di ascoltare registrazioni di 50 anni prima con la stessa qualità di allora. Nell’unico modo possibile: trasferendo il suono della registrazione originale in formato digitale.

COME SI CONSERVA UNA COSA ALEATORIA
I curatori spiegano che per mantenere le registrazioni in sicurezza, i supporti fisici del suono (vinili, cassette, nastri, CD) sono tenuti in stanze climatizzate e a umidità controllata. I vinili sono ottimi per la conservazione: mantenerlo in buono stato è relativamente facile, si tratta di un formato stabile a meno di non rovinarlo con tanta incuria. «I nastri invece sono un’altra cosa», dice Place a Vox. E c’è anche di peggio: come i lacquer disc su cui erano conservate alcune registrazioni del mandolinista bluegrass Bill Monroe. I lacquer disc dopo cinquanta anni cominciano a perdere lo strato esterno dove è registrato il suono, diventando in poco tempo inascoltabili. Matthew Barton, che di mestiere fa il curatore del suono, racconta che stava accadendo con un disco di Monroe: per salvarlo hanno dovuto registrarlo utilizzando una moneta per tenere pressate le parti del disco che si stavano staccando, andando avanti un po’ alla volta e spostando di volta in volta la moneta fino a riuscire a salvare l’intera registrazione. Diecimila registrazioni dal 1900 al 1925 sono conservate nella biblioteca del National Congress Jukebox della Library of Congress dove sono raggruppate per tipologia. E così, ma questo Vox non ve lo dice, possiamo ascoltare il Venetian Trio che suona La muerte del bardo in una registrazione del settembre 1924, ad esempio.

E con un po’ di fortuna è possibile anche mettere a confronto i suoni. Come questo video da Youtube che ci fa ascoltare Billy Murray che canta My Papa doesn’t two time no time con l’orchestra di George Olsen

…che possiamo rapportare alla registrazione della biblioteca per una prova-finestra che incrocia il massimo della conservazione (quella della biblioteca) con il massimo dell’aleatorietà (quella di Internet):

Le sorprese della Library of Congress non finiscono qui. Se siete appassionati di canzoni napoletane, ad esempio, qui troverete un’esecuzione di Torna ‘a Surriento di Francesco Daddi che non potete aver già ascoltato, se non altro per motivi anagrafici (è del 1908). Nella Library of Congress è possibile ascoltare 176 registrazioni di Enrico Caruso, circa 750 canzoni in italiano, oppure semplicemente raggruppate per genere:
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E se non vi basta, c’è sempre un blues d’annata (il 1924):

(Play it Loud!1!)
Tutta musica che stava per scomparire, e che è stata salvata.
 
 

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