Tor Sapienza, la vittoria del razzismo sui giornali

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-11-14

Il giorno dopo lo sgombero del centro di via Giorgio Morandi i quotidiani raccontano l’accaduto. E qualcuno evita di schierarsi. Mentre c’è chi giustifica la vittoria dei razzisti

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Il giorno dopo lo sgombero del centro per rifugiati di viale Giorgio Morandi a Tor Sapienza i quotidiani italiani raccontano lo sgombero. Il Corriere infila la storia a pagina 18, ricordando che la decisione di ieri è stata presa dopo l’ennesimo scontro nato dal rifiuto di servire un caffé a un immigrato nel bar vicino al centro. I raid, con tentativi di irruzione e di bruciare tutto, potrebbero coinvolgere ora altri stranieri che vivono a Tor Sapienza. La rabbia non si placa e i toni sono quelli di sempre: «Non siamo razzisti, siamo solo stanchi. Non avremo vinto finché non se ne saranno andati via tutti». Nell’articolo di Rinaldo Frignani si raccontano le perplessità del Viminale a proposito della decisione:

Al Viminale il trasferimento dei minorenni dalla struttura di viale Giorgio Morandi è stata vista quasi come un’evacuazione, una fuga. Un precedente da non sottovalutare alla luce della guerriglia urbana e delle pressioni dei residenti che lo hanno provocato. Perché d’ora in poi – come la vicenda di Corcolle insegna – i romani potrebbero ricorrere allo stesso sistema – proteste e scontri – per spingere le autorità a prendere provvedimenti accantonati per troppo tempo.

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Il centro per i rifugiati a Tor Sapienza (foto: La Repubblica)

Goffredo Buccini, a cui è affidato il commento sui fatti, spiega che questa è percepita come una vera e propria fuga:

Nessuno pretende che lo Stato si arrocchi nella sede del centro sociale come a Fort Alamo, resistendo a oltranza agli assalti dei facinorosi. Ma, perbacco, questa ritirata repentina assomiglia a una fuga: e lo Stat o— o il Comune di Roma che qui lo Stato rappresenta — non può far decidere a quattro teppisti incappucciati e nerovestiti tempi e modi della propria politica di accoglienza. Saggiamente, il vicepresidente del comitato di quartiere, Roberto Torre, coglie poi l’altro punto, non di principio ma pratico: «Il rischio è l’effetto domino». Se tirando quattro bombe carta al grido di «viva il duce!» il risultato è questo, perché mai la scena non dovrebbe replicarsi nella ventina di analoghe situazioni di crisi sparse per la periferia romana?

TOR SAPIENZA, LO STATO SI ARRENDE AI FASCISTI
Repubblica, oltre al commento critico di Francesco Merlo, riporta pensieri e parole della polizia nell’articolo di Carlo Bonini:

Una maionese impazzita che un funzionario del Reparto Mobile di Roma fotografa con una qualche schiettezza: «Il ministro, il sindaco, il governo… Facessero un po’ come gli pare. Ma ci dicessero una volta per tutte quello che dobbiamo fare. Perché se no qui Roma diventa come le curve dello stadio Olimpico, dove decidono gli ultras se si deve giocare o meno». Non a caso, nell’incontro al Viminale — per quanto ne riferiscono due diverse fonti qualificate del ministero — il questore Niccolò D’Angelo e con lui il prefetto Pecoraro sono tornati a garantire al ministro dell’Interno che Tor Sapienza non diventerà il primo quartiere della città in cui lo Stato ha deciso di abdicare alla propria sovranità. Maè altrettanto vero che entrambi sono tornatia insistere sull’urgenza di una soluzione rapidae politica della questione dei centri di accoglienzaper migranti in città.

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I centri per rifugiati a Roma (infografica de Il Fatto, 14 novembre 2014)

«Tor Sapienza, lo Stato si arrende ai fascisti» è invece il titolo del Fatto, che nel commento di Antonio Padellaro se la prende con chi fa finta di non vedere:

Tace il governo: e se l’assenza di Alfano non fa più notizia, per la palese inadeguatezza del ministro dell’Interno (curiosa la protesta del Viminale, quando ormai a Tor Sapienza lo Stato si era ritirato), l’indifferenza di Matteo Renzi va misurata con il metro del cinismo. Il premier, infatti, rifugge dalla realtà soprattutto quando essa si presenta con effetti sgradevoli (a Genova,per dirne una, aspettano ancora la sua visita dopo l’alluvione di oltre un mese fa); e chissà se i suoi addetti alla comunicazione oltre a provvedere alla “modalità golfino” gli nascondono anche i giornali con le brutte notizie. Stupisce infine l’assenza di moniti del Quirinale. Abituati ad ascoltare richiami e reprimende sull’universo mondo, si stenta a comprendere come mai questa escalation d’intolleranza in un corpo sociale devastato dalla crisi susciti sul Colle così scarso interesse. Il modo miglioreper lasciare campo libero ai razzisti in camiciaverde e ai fascisti in camicia nera

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Il titolo del Fatto di oggi

La Stampa invece non ha alcun commento da fare, anzi: parla di “abitanti esasperati” e fondamentalmente dà loro ragione:
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Il Giornale dedica invece soltanto mezza pagina alla vicenda:
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Mentre Libero si tuffa nella storia e con Francesco Borgonovo esalta apertamente la vittoria dei «razzisti»:

Si fa cagnara sul razzismo e sul nazismo,e nel frattempo le tensioni sociali crescono, suppurano. Si fa finta di non vedere che, nelle case popolari milanesi, una signora- magari con la pensione minima – può uscire di casa per comprare il pane e, al ritorno trovarsela occupata da un immigrato. E chi gliela rende,poi? Badoglio?Si fa finta di non vedere i cittadini torinesi che devono convivere con i rom, i quali tutto vogliono tranne che «integrarsi», e sono esasperati. Magari anche dal fatto che – ai suddetti rom – luce, acqua e gas li pagano loro. Nel frattempo, la crisi morde feroce, gli italiani si impoveriscono. Il numero di immigrati – regolari e non – continua ad aumentare. Scoppiano scontri, volano botte. Magari un italiano perde la testa,e pesta a sangue un immigrato. O magari un giovane immigratosi convince sia meglio farsi esplodere in Iraq che vivere da pezzente in una borgata romana. Però chi dovrebbe gestire queste situazioni preferisce occuparsi di correttezza politica e buoni sentimenti.Dimostrando,ancora una volta,che il razzismo sarà anche brutto,ma la cretinaggine lo è molto di più.

Nel suo accorato affastellamento di luoghi comuni, leggende metropolitane o casi eccezionali di cronaca riportati come se fossero cose che accadono tutti i giorni al panettiere sotto casa, Borgonovo riesce persino a scrivere che l’immigrazione è in aumento. Una fregnaccia smentita da dati Istat. Ma tanto è inutile. Fosse quello il problema…

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