Cultura e scienze

Tiangong-1: il satellite cinese che ci cadrà sulla testa a Pasqua

Giovanni Drogo 23/03/2018

Nessuno sa con esattezza quando e dove cadrà la stazione spaziale cinese Tiangong-1. Il rientro è previsto tra il 30 marzo e il 3 aprile ma solo a poche ore dall’impatto si saprà con più precisione (ma non in maniera assoluta) quale sarà la traiettoria della stazione spaziale. ESA, ASI e Protezione civile stanno monitorando la situazione e danno alcuni consigli sulle norme di comportamento da tenere in caso di passaggio sull’Italia

article-post

La stazione spaziale Tiangong 1 (Palazzo Celeste) è il primo modulo sperimentale cinese ed è stata lanciata nel settembre del 2011 dal centro spaziale di Jiuquan nel deserto di Gobi. Il ritorno sulla terra del modulo Tiangong-1 – che pesa circa 7600 kg, è lungo 10,5 metri con diametro massimo pari a 3,4 metri – avrebbe dovuto avvenire nell’Oceano pacifico ma nel marzo del 2016 la stazione spaziale ha iniziato in maniera incontrollata una lenta e progressiva discesa sulla Terra che si concluderà in una finestra temporale altamente variabile che secondo l’ESA si apre il 30 marzo e si chiude il 3 aprile 2018.

Dove cadrà la stazione spaziale cinese Tiangong-1?

Nessuno al momento sa dove cadrà di preciso il satellite, a causa della complessa interazione fra la stazione spaziale e l’atmosfera terrestre. Solo nelle ultime fasi del rientro sarà possibile determinare il luogo e la data della caduta. Secondo la Protezione Civile il satellite contiene una quantità stimata di 350 kg di propellente, 120 Kg di MMH e 230 kg di N204, in quattro contenitori da 230 litri l’uno e può rappresentare un rischio chimico di contaminazione al suolo, anche se non risultano sostanze radioattive. L’ESA fa sapere che a metà gennaio la navicella si trovava a 280 km di altezza e che durante le fasi di rientro Tiangong-1 brucerà quasi completamente a causa del calore generato dal suo passaggio attraverso l’atmosfera terrestre.

tiangong -1 satellite cinese caduta protezione civile esa - 4

Fonte: ESA

Fino al dicembre 2015, quando la stazione ha raggiunto la fine della sua vita operativa il Palazzo Celeste è stato mantenuto in orbita ad un altezza tra i 330 e i 390 km dalla superficie terrestre. Il problema è nato quando la stazione di controllo da Terra ha perso il contatto con la stazione spaziale e quindi di conseguenza la possibilità di gestire una procedura di rientro controllato facendo precipitare il satellite in una zona non popolata. LoSpace Debris Office, ESOC  di Darmstadt (Germania) sta seguendo l’evolversi della situazione e sul blog dell’Agenzia Spaziale Europea è possibile trovare aggiornamenti costanti sulla posizione del satellite e sulla zona di caduta che al momento è stimata in una fascia compresa tra 43ºN e 43ºS di latitudine.

Quando si saprà dove avverrà il rientro di Tiangong-1?

Solo il giorno prima dell’inizio del rientro sarà possibile prevedere all’incirca da quali regioni della Terra si potrà assistere al passaggio di Tiangong-1. Questo però non significa che sarà possibile determinare con precisione il luogo dell’impatto. L’ESA spiega che i limiti tecnici e la complessità dei modelli atmosferici non consentono di fare una previsione esatta sulle dinamiche del rientro. In virtù dell’incertezza associata ad una procedura di rientro controllato una previsione del punto d’impatto è dell’ordine del 20% del rimanente periodo orbitale di vita del satellite.

Questo significa ad esempio che fino a sette ore prima del rientro l’incertezza nel prevedere il punto d’impatto equivale ad una rivoluzione orbitale completa: ovvero qualche migliaio di chilometri. Costanti aggiornamenti saranno forniti sul sito dell’ESA e – specificatamente per il nostro Paese – della Protezione Civile. Su Satview è possibile seguire la traiettoria di rientro di Tiangong-1.

Cosa possiamo fare per “proteggerci” dal rientro di Tiangong-1?

Il Dipartimento della Protezione Civile ricorda che eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Di conseguenza non esistono comportamenti di autotutela certificati da adottare per far fronte a questo tipo di eventi. Pur nell’incertezza delle molteplici variabili la Protezione Civile fornisce alcune indicazioni utili alla popolazione qualora si trovi nei territori potenzialmente esposti all’impatto. Secondo le ultime (ma non accurate) previsioni “la parte d’Italia interessata è quella centro-meridionale, che parte più o meno dall’Emilia Romagna e va verso il sud.”.

tiangong - 1 protezione civile - 1

 

I consigli della Protezione Civile sono i seguenti:

è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;

• i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;

all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;

è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;

• alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competetenti.

L’Italia è coinvolta nel monitoraggio del rientro di Tiangong-1 attraverso l’Agenzia spaziale italiana (Asi). Il compito di Asi è tenere sotto controllo attraverso radar e telescopi il decadimento della stazione e per far questo ha coinvolto il proprio Centro di Geodesia Spaziale di Matera.

Potrebbe interessarti anche