Test sulla manovra: la differenza tra la lista “Vero o falso” di Di Maio e la verità

di Mario Neri

Pubblicato il 2018-12-23

Purtroppo, come sempre accade con la comunicazione del MoVimento 5 Stelle, la parola viene svilita, impoverita di significato o semplicemente misinterpretata per piegare la realtà ai voleri della propaganda. I metodi utilizzati sono la semplificazione del messaggio, l’omissione di parti fondamentali dello stesso e l’invenzione pura

article-post

Luigi Di Maio deve averci preso gusto con le liste. E così, dopo la lista delle cose fatte che evitava accuratamente di nominare perché evidentemente il Manuale di Propaganda prevede che quello che è successo ma non è una buona notizia semplicemente non esiste, ecco la sua nuova opera: stavolta è un test sulla manovra e prevede una serie di argomenti con risposte “Vero” e “Falso”; forse conoscendo i suoi polli, Di Maio evidenzia in giallo e mette anche la crocetta sulla risposta giusta, in modo che nessuno si sbagli o capisca male. Purtroppo, come sempre accade con la comunicazione del MoVimento 5 Stelle, la parola viene svilita, impoverita di significato o semplicemente misinterpretata per piegare la realtà ai voleri della propaganda. I metodi utilizzati sono la semplificazione del messaggio, l’omissione di parti fondamentali dello stesso e l’invenzione pura.

Ma vediamo il dettaglio. Al primo punto Di Maio dice che l’aumento dell’IVA è “falso”. In effetti però nessuno sostiene che quest’anno aumenterà l’IVA. Il punto è che il governo ha messo o ereditato clausole di salvaguardia per l’IVA per l’incredibile cifra di 23 miliardi di euro nel 2020. Ovviamente le clausole si possono sempre annullare, ma qui sta il punto più importante: il M5S aveva promesso durante la campagna elettorale che avrebbe finanziato il reddito di cittadinanza attraverso il taglio degli sprechi e la spending review. Una volta arrivato al governo, non ha tagliato niente e ha preferito spendere in deficit. Il reddito è in manovra per 7 miliardi: con quale credibilità chi non ha trovato quella cifra adesso dice che ne troverà 23 nel 2020? E se anche fosse, a che prezzo? Per quanto riguarda il “taglio pensioni normali”, che è falso secondo Di Maio, anche qui tutte le persone normali (sic) si rendono conto che le pensioni “normali” non esistono come categoria. Esistono le pensioni alte, medie e basse. Il governo ha deciso di tagliare le pensioni d’oro ma anche di sospendere la rivalutazione per le pensioni che arrivano a quattro volte il minimo. Non si tratta di pensioni da fame ma nemmeno di pensioni d’oro. Il governo ha deciso di prendere anche da quelle.

taglio rivalutazione pensioni
Il taglio della rivalutazione delle pensioni (Corriere della Sera, 23 dicembre 2018)

Di Maio poi sostiene che non ci sia una riduzione degli investimenti. In realtà rispetto alle promesse iniziali e alle balle di Savona e Tria che dicevano di avere a cuore il settore in ottica keynesiana, la riduzione di investimenti ammonta a 4,9 miliardi di euro, tra cui ci sono meno 800 milioni al fondo sociale e crescita, meno 800 milioni al cofinanziamento dello Stato ai fondi strutturali, meno 600 milioni agli investimenti delle Ferrovie. Poi c’è il “Si supera la Fornero”, che è una definizione davvero fantasiosa per aver dato la possibilità per tre anni a chi ha 62 anni di età e 38 di contributi (per la maggior parte impiegati pubblici) di andare in pensione prima penalizzati. Tutto qui. Sulla riduzione della platea del reddito di cittadinanza, invece, il dato di fatto è che due miliardi destinati al progetto sono stati congelati e verranno ripristinati soltanto se l’Italia centra gli obiettivi di deficit/PIL programmati. E visto che nella Manovra del Popolo si stima una crescita dell’1% mentre il paese va verso la recessione, il congelamento è praticamente definitivo.

condono saldo e stralcio di maio di battista
Condono, il saldo e stralcio entrato in extremis nella manovra (La Repubblica, 23 dicembre 2018)

È invece vero che banche e assicurazioni hanno ricevuto un aggravio fiscale, come dice Di Maio. Quello che Di Maio non dice è che di solito questo settore di mercato tende a riversare ogni tipo di aumento delle tasse sulla clientela e così accadrà anche stavolta. Infine ci sono i ricercatori: Di Maio dice che non c’è nessun blocco dei ricercatori. In realtà il blocco c’è e dura fino al dicembre 2019 mentre per altri settori del pubblico impiego arriva al 15 novembre. Non vale solo per i professori associati, il reclutamento straordinario e i premi, come ha confermato il sottosegretario Fioramonti. Ma siccome non vale per qualcuno, allora non vale per nessuno, anzi: non esiste proprio. Questo per dirvi il livello infimo raggiunto dalla comunicazione politica oggi.

Leggi sull’argomento: Saldo e stralcio: il decimo condono e il presunto favore ai padri di Di Maio e Di Battista

Potrebbe interessarti anche