Sofia Zago: come è avvenuto il contagio della bambina morta di malaria?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-09-06

L’ipotesi della zanzara da bagaglio e del contagio in ospedale. L’insetto vettore che trasporta la malattia da una persona infetta a un’altra. L’assenza del morbo in Italia. E il ritardo nella diagnosi che ha contribuito alla morte

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Sofia Zago potrebbe aver contratto la malaria in ospedale a Trento, anche se ancora non si è capito come. La bimba di quattro anni morta lunedì agli Spedali Civili di Brescia non aveva frequentato nessun Paese a rischio e con i genitori era stata in vacanza a Bibione nella prima metà di agosto.

Sofia Zago e la malaria

Il 13 agosto Sofia Zago è stata ricoverata all’ospedale di Portogruaro per una forma diabetica e dal 16 al 21 è stata presa in carico dal reparto di Pediatria dell’ospedale di Trento. Il 31 è tornata al pronto soccorso di Trento con una febbre alta. Diagnosi: laringite. Il 2 settembre nuovo ricovero ma intanto la biologa del laboratorio di analisi cliniche aveva effettuato delle analisi, riscontrando la presenza del plasmodio, il microorganismo parassita della zanzara che trasmette la malattia. Dalla ricostruzione per date, i tempi di incubazione risultano compatibili con il periodo che va dalla vacanza al ricovero in Pediatria dove erano in cura anche due minori affetti da malaria.

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La malaria nel mondo (Corriere della Sera, 6 settembre 2017)

Ma è proprio su questo punto della ricostruzione che ci sono dubbi. In ospedale Sofia per un giorno è venuta a contatto con due fratellini atterrati dal Burkina Faso, guariti poi dallo stesso tipo di malaria cerebrale. «Hanno giocato insieme nell’area comune della pediatria — ha detto il papà ai giornali — ma nessuno si era preoccupato». La malaria si trasmette infatti da uomo a uomo soltanto attraverso trasfusioni di sangue. Non c’è alcuna possibilità che la malaria si trasmetta per via aerea o attraverso altri fluidi corporei. Ma non tutte le zanzare possono trasmettere il Plasmodium falciparum. Spiega oggi Cristina Nadotti su Repubblica che l’ultima ricerca fatta dall’Istituto Superiore di Sanità sulle zanzare vettori della malaria presenti in Italia è del 2009. Tra gli autori Roberto Mori, del dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Iss che esclude la possibilità che esista in Italia una zanzara vettore del Plasmodium Falciparum: «La più diffusa tra le Anopheles italiane è la Labrianchae, responsabile della trasmissione del Plasmodium vivax comune in Italia prima dell’eradicazione della malaria. Per il nostro studio del 2009 avevamo fatto esperimenti in laboratorio per verificare se la Labrianchae poteva trasmettere il Falciparum, accertando che esiste una probabilità, ma è davvero remotissima, soprattutto in condizioni climatiche come le nostre».

La malaria e la zanzara da bagaglio

La malaria si contrae perché si viene punti da una zanzara, detta vettore, che “trasporta” il parassita da una persona infetta ad un’altra. Ci sono stati però casi di persone ammalatesi qui, ma si tratta della così detta “malaria da aeroporto” o malaria da valigia”, cioè di persone punte vicino agli aeroporti internazionali da zanzare arrivate nei bagagli o negli aerei. Sandro Paternoster, dottore a Trento, ne ha parlato con La Stampa:

«Siamo sconvolti, molto tristi e molto preoccupati», dice il dottor Paternoster. Come può aver contratto la malattia? Le possibilità sono soltanto tre. «O attraverso un contagio con il sangue. Ma abbiamo già fatto tutte le verifiche e non sono stati eseguiti interventi chirurgici, né sulla bambina né sulle quatto persone che avevano già contratto la malaria. E i prelievi sono stati fatti tutti, ovviamente, con kit monouso».
Se non il sangue, come allora? «Una zanzara in valigia. Una zanzara portata in Italia attraverso il viaggio dall’Africa. E’ già successo. Ecco perché continuo a pensare a quel borsone marrone della signora rientrata dal Burkina Faso. Avranno avuto una valigia anche i suoi figli. Questa sarebbe una spiegazione comprensibile».

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Come si trasmette la malaria (La Repubblica, 6 settembre 2017)

La terza spiegazione possibile, invece, è quella più preoccupante. «Una zanzara vettore della malaria nata qui in Trentino. È vero che questo è stato un anno caratterizzato da una straordinaria siccità, ma sarebbe comunque molto strano. Non è mai successo. Non siamo in una zona paludosa. E zanzare di quel genere non esistono in Italia».

Il mistero del contagio in ospedale

Anche se è ancora presto per fare ipotesi sul come la malattia sia arrivata alla bambina, rimane la domanda: perché i due fratellini del Burkina Faso sono vivi e Sofia Zago è morta? Il problema risiede nel tempo della diagnosi. La ragazzina è stata portata in ospedale a Trento il 31 agosto per la febbre alta sicuramente a causa della malaria, ma i medici non hanno pensato che la bimba avesse contratto la malattia perché non aveva avuto comportamenti a rischio. Il 2 settembre, quando la bambina viene riportata in ospedale stavolta in stato di semi-incoscienza  gli esami dell’emocromo — dopo le ipotesi di epilessia e meningite — segnalano finalmente la diagnosi esatta: malaria.

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Malaria: il contagio attraverso le zanzare (Corriere della Sera, 6 settembre 2017)

Quindi il motivo della morte della bambina risiede anche nella difficoltà della diagnosi. Spiega il Corriere che da quando è salita la febbre (sembra già fra giovedì e venerdì scorsi) a quando si è arrivati alla diagnosi esatta (passaggio dal pronto soccorso incluso) sono passati giorni preziosi. Per capire quanto preziosi basti pensare che ogni 48 ore i parassiti si decuplicano. E in più il fisico di Sofia era già debilitato dal diabete. Nessuno ha collegato la febbre alla malaria, semplicemente perché la bimba era stata in vacanza a Bibione, non in Africa. E perché di quelle zanzare dalla puntura mortale in Italia non c’era traccia da molti decenni. La Procura di Trento e quella di Brescia hanno aperto due inchieste. Per ora senza indagati.
Foto copertina da: Corriere della Sera

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