Salvini che ripete di esser stato rinviato a giudizio perché la sinistra non sa vincere alle urne

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-04-18

Ma la domanda è una: cosa c’entra la sinistra con la decisione presa da un giudice dell’udienza preliminare della Procura di Palermo?

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Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio dal gup di Palermo Lorenzo Jannelli, e dovrà rispondere dei reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per – secondo l’accusa – aver impedito alla nave della ong Open Arms di attraccare al porto di Lampedusa con i 147 migranti soccorsi in mare. La notizia è di ieri, ma di oggi sono le sue dichiarazioni, quelle che accusano la sinistra di non riuscire a vincere alla urne, e che allora decide di rinviare a giudizio il leader di uno del partito più forte dell’opposizione. Ma la domanda è una: cosa c’entra la sinistra con la decisione di un giudice dell’udienza preliminare della Procura di Palermo? Tra le righe, quello che il senatore vorrebbe dire è: i giudici – che crede siano tutti con il cuore a sinistra – fanno quello che vorrebbero fare i dem, fermarlo. Ma questa idea, oltre a essere offensiva nei confronti dei colleghi del Parlamento (che è cosa che non sorprenderebbe), è offensiva rispetto ai magistrati, che sulla Costituzione hanno giurato. Ed è quindi un duro attacco all’istituzione che rappresentano. Per questo motivo risponde così al giornalista del Corriere della Sera, che gli chiede se crede – come gli amici di Forza Italia – che a lui stiano applicando il “metodo Berlusconi”. La risposta:

Silvio ha dovuto affrontare 80 processi, io per ora solo 5-6… Ma è evidente che la sinistra vuole vincere in tribunale le elezioni che perde nelle urne. In nessun Paese al mondo si mandano a processo gli avversari politici.

Nella lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano diretto da Luciano Fontana ne dice altre, come: “Si usa il tribunale per fare politica. Il disegno Palamara (“Salvini è innocente ma va fermato”) sta prendendo forma”. E poi, anche se è stato appena rinviato a giudizio, e quindi andrà a processo, lui già si assolve, con un “ma qui non ci sono reati”. Ma “se lo si ravvisa, va addebitato a tutti quelli che hanno contribuito ad adottare una certa strategia”. E quindi torna al governo Conte I, di cui era ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio.

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