Fact checking
Le fregnacce di Salvini sull’attentato “di un gruppo ucraino” diventano un caso diplomatico
Giovanni Drogo 18/07/2019
Ovvero come le recenti sparate missilistiche di Salvini hanno gettato benzina sul fuco di rapporti diplomatici assai complessi e resi ancora più delicati dalle posizioni della Lega sulle sanzioni a Mosca e l’annessione della Crimea alla Russia
Qualche giorno fa Salvini ha raccontato che la scoperta dell’arsenale dell’ex forzanovista Fabio Del Bergiolo e del missile aria-aria trovato nel magazzino della Star Air Service di Rivazzano Terme di proprietà Alessandro Michele Aloise Monti e Fabio Amalio Bernardi era merito suo. Perché, ha detto il ministro dell’Interno, «l’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita».
Il “potenziale attentato” a Salvini che fa infuriare l’Ambasciatore ucraino
La realtà dei fatti è naturalmente diversa. In primo luogo né Del Bergiolo né Monti o Bernardi avevano mai pensato di attentare alla vita di Matteo Salvini. In secondo luogo il missile ritrovato essendo aria-aria a guida radar (e senza testata esplosiva) non poteva essere utilizzato da un eventuale terrorista o attentatore a terra perché per funzionare ha bisogno di essere lanciato da un ben preciso modello di areo da caccia. Infine perché quasi subito dopo la segnalazione da parte di un sedicente “ex agente del Kgb” che aveva fatto la soffiata alla Procura gli inquirenti si sono accorti che la minaccia nei confronti di Salvini e il presunto piano per colpirlo era senza «consistenza investigativa».
Eppure quel riferimento al “potenziale attentato da parte di stranieri contro di me” non ha fatto storcere il naso solo ai giornalisti. L’Ambasciatore dell’Ucraina in Italia Evhen Perelygin, ha scritto a Matteo Salvini chiedendogli «di confermare o smentire le sue dichiarazioni» sul presunto «gruppo ucraino» che avrebbe pianificato un attentato contro di lui. La notizia che un gruppo ucraino stava progettando un “potenziale attentato” nei confronti di Salvini «ha allarmato l’Ucraina, la nostra Ambasciata, nonché la comunità ucraina in Italia».
Perché sull’Ucraina Salvini farebbe bene ad andarci coi piedi di piombo
È naturale che gli ucraini non abbiano molto piacere a finire nell’elenco dei “cattivi” del nostro ministro dell’Interno, che si sa bene quali effetti sia in grado di produrre nell’opinione pubblica. Anche perché – continua l’ambasciatore – «durante le mie numerose visite nelle regioni d’Italia i questori ed i prefetti che ho incontrato hanno sempre evidenziato l’alto rispetto che gode la comunità ucraina in Italia e la sua estraneità al crimine organizzato». Non c’è però solo la questione della rispettabilità della pacifica comunità ucraina che vive in Italia.
A Kiev non è certo sfuggito il fatto che la Lega e la Russia di Putin abbiano rapporti sempre più stretti. L’Ambasciatore nella sua lettera non fa menzione del caso Moscopoli ma è fuori di dubbio che le visite di Gianluca Savoini in Crimea e la posizione di Salvini sulle sanzioni economiche a Mosca non siano certo viste di buon occhio. In un contesto così delicato sarebbe stato quindi meglio evitare di aumentare la tensione con l’Ucraina. E l’Ambasciatore qualche sassolino dalla scarpa non rinuncia a toglierselo quando dopo aver fatto notare che tra i nomi delle persone indagate e arrestate non c’è alcun cittadino ucraino scrive che «abbiamo notato il lavoro del Tribunale di Genova che ha emesso le condanne nei confronti di un gruppo di combattenti italiani filorussi di estrema destra che affiancavano i separatisti russi nel Donbas contro il Governo ucraino».
Il riferimento è al processo che ha visto alcuni cittadini italiani condannati per l’accusa di reclutamento o combattimento non autorizzato al servizio di uno stato estero. Ma che la situazione sia complessa e assai delicata lo dimostra la recente condanna a Vitaly Markiv, 29enne militare della Guardia nazionale ucraina, unico imputato nel processo per l’omicidio del fotoreporter Andrea Rocchelli. In quel caso l’Ambasciatore Perelygin aveva parlato di condanna “inspiegabile” e aveva definito Markiv un “prigioniero politico in Italia”. Insomma, non c’era alcun bisogno delle sparate missilistiche di Salvini: c’è già abbastanza tensione.
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