La (debole) difesa del sindaco di Milano Beppe Sala sugli assembramenti ai Navigli

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-02-28

Sostiene che se avesse chiuso la Darsena sarebbero andati tutti altrove, e non sarebbe cambiato un granché. E che lì c’erano migliaia di persone per 200 unità della polizia, e di più non se ne potevano mettere “perché la città è grande”

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Venerdì 26 febbraio e sabato 27 a Milano, in Darsena, se ne è vista di ogni. “Migliaia e migliaia” di persone assembrate ai Navigli, gente fuori dai locali dopo le 18 (con la scusa: l’acquisto è da asporto. E quindi tutti appicciati davanti all’ingresso), ragazzi uno a fianco all’altro con bottiglie e cocktail in mano, e addirittura qualcuno che balla musica house e tecno proprio al centro del bacino artificiale milanese. Saltavano uno sull’altro. Come se non ci fosse alcuna pandemia, come se i numeri dei nuovi contagi e dei decessi in Lombardia stessero diminuendo, come se fosse stata un’estate qualsiasi di un anno qualsiasi (quando il covid non aveva ancora stravolto le vite di tutti).

Una baraonda di gente, forse spinta lì almeno per due motivi. Iniziamo dal primo: qualche giorno fa si viene a sapere che la Lombardia lunedì primo marzo diventerà arancione, perché i dati crescono, e crescono fin troppo. Lo si viene a sapere con circa tre gironi in anticipo, e non si tratta di una casualità: è stato il neo presidente del Consiglio Mario Draghi a dirlo nel suo primo -e unico, per ora – discorso al Senato: “Daremo notizie di chiusura con anticipo, così che le attività possano organizzarsi”. Quando l’ha detto in molti hanno tirato un sospiro di sollievo, come a dire: menomale, non come faceva Conte, che ce lo comunicava poche ore prima. Bene: questo però sembra aver aumentato il desiderio di godersi gli ultimi giorni di libertà a Milano. E i molti ragazzi si sono radunati in strada e fuori dai locali per vivere gli ultimissimi sprazzi di “normalità” (se così si può chiamare ormai la quotidianità in zona gialla).

MILANO darsena dei Navigli piena di gente
FOTO IPP/MIPA
MILANO 6/2/2021
NELLA FOTO : la darsena dei Navigli piena di gente
Italy Photo Press – World Copyright

Motivo numero due: la temperatura a Milano sale, e tocca i 20 gradi. Che significa? Significa che la gente vuol godersi questa “normalità” col bel tempo. Come non si faceva ormai da un bel po’. Le conseguenze? Disastrose. Tanto che son diventi virali dei video e delle foto della Darsena colma di gente, che balla. Balla e beve. E si abbraccia. Immagini queste che hanno destato l’indignazione dei più, e soprattutto la domanda: ma come è possibile? Come può essere possibile che le forze dell’ordine non siano intervenute per tempo per evitare questi assembramenti? Eppure la polizia era lì con le sue voltanti. Non ce ne era abbastanza (forse), ma era lì. Questa domanda se la sono posta in molti.

Oggi il sindaco di Milano Beppe Sala ha dato la sua risposta. Che sì, può esser giudicata debole e magari fa acqua qua e là. Ma è una risposta (regna sovrano invece il silenzio del governatore Attilio Fontana, la sua vice Letizia Moratti e Bertolaso). Scrive su facebook il primo cittadino:

Ieri sera intorno ai Navigli e alla Darsena c’erano migliaia e migliaia di persone. Le forze dell’ordine, tra quelle coordinate dalla Questura e quelle del Comune, erano pari a circa 200 unità (il numero l’ho ricevuto dal Prefetto). E, che piaccia o no, di più non si poteva metterne, perché la città è grande e va gestita nella sua interezza. Questa è la realtà. Sarebbe stato meglio chiudere nel pomeriggio la Darsena? Ma secondo voi, chi stava in giro sarebbe stato a casa o sarebbe andato da qualche altra parte? Avete idea di quanti luoghi cittadini raccolgono la sera persone che si aggregano?
E poi, ci lamentavamo quando il Governo precedente decideva dalla sera alla mattina il cambio di “colore”, ora che la decisione viene comunicata tre giorni prima vedete tutti cosa succede.
Di fronte a questi dati di realtà, la maggior parte dei commenti sono sulla mancanza delle forze dell’ordine. Io però sto dalla loro parte, dalla parte di uomini e donne che sono lì a lavorare e non dalla parte di chi non tiene un comportamento adeguato alla grave crisi sanitaria che stiamo attraversando. Ma se viene meglio scrivere a lettere cubitali “DOVE ERANO POLIZIOTTI E VIGILI?” cosa volete che vi dica? Solo che continuerò a lavorare, a metterci la faccia. Con pazienza, dedizione e misura, come il mio ruolo richiede.
Un’ultima riflessione. L’ho detto ieri, con questa terribile pandemia se non si rispettano le regole poi si paga pegno. Così probabilmente sarà e purtroppo le conseguenze ricadranno su tutta la comunità.

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