Cultura e scienze
La speranza di vita nelle regioni italiane
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-02-20
Perché in alcune regioni italiane si vive di meno che in altre? Le spiegazioni dell’Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane
È un Paese diviso quello tratteggiato dall’Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, con sede a Roma all’Università Cattolica, ideato dal professor Walter Ricciardi, con un focus dedicato alle disuguaglianze di salute in Italia. A Firenze si vive di più, con uno scarto oltre tre anni, rispetto a Napoli e a Caserta. Mentre a livello regionale il gap Nord – Sud e’ ben rappresentato dal rapporto tra Trentino e Campania. In Campania nel 2017 gli uomini vivono infatti mediamente 78,9 anni e le donne 83,3, dati che nella Provincia Autonoma di Trento diventano 81,6 per gli uomini e 86,3 anni per le donne. Un’infografica pubblicata oggi sulla Stampa riepiloga i risultati della ricerca.
«Campania e Sicilia sono oramai su valori rispettivamente uguali a quelli di Bulgaria e Romania, mentre i cittadini di Marche e Trentino hanno davanti a sé gli stessi anni di vita degli svedesi», spiega Ricciardi. Ma perché in alcune regioni italiane – e in particolare in quelle del Sud – si vive di meno che in altre? Accanto a un livello di istruzione mediamente più basso che al Nord, così come un più basso livello economico medio, che poi si ripercuotono proprio su stili di vita meno sani, non bisogna trascurare neppure il fatto che in “molte realtà del Meridione il sistema sanitario appare meno efficiente anche perché ha meno finanziamenti,a fronte di un bisogno di salute importante”, spiega Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane.
Ci sono però delle Regioni che fanno totalizzare risultati importanti, come ad esempio la Puglia, che come spiega l’esperto “insieme all’Abruzzo ha una minor prevalenza rispetto a media nazionale mortalità prematura”. Non solo, tra le provincie quella di Bari ha una speranza di vita più elevata della media nazionale. Al Sud e nelle Isole da non trascurare poi è il tema della rinuncia alle cure, perché la percentuale di coloro che hanno rinunciato ad almeno una visita medica raggiunge picchi del 10,4 per cento a fronte di una media nazionale inferiore.