Le regioni che rischiano di richiudere dopo il 18 maggio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-17

La Lombardia è sul «moderato» «ma si assiste alla riduzione dei segnali di sovraccarico dei servizi sanitari». Qui i casi segnalati restano elevati, anche se in diminuzione

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Sono Lombardia, Umbria e Molise le regioni che rischiano di richiudere dopo il 18 maggio. Ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha lanciato la fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 dal 18 maggio e il primo rapporto di ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, riuniti nella cabina di regia sul monitoraggio degli effetti delle riaperture, la fase 2, riflette un quadro nel complesso incoraggiante. Il temuto rialzo della curva epidemica non si è verificato, per ora la situazione appare sotto controllo, come mostra lo schema del Corriere della Sera che riporta gli algoritmi regionali di «valutazione relativa all’aumento di trasmissione e impatto di Covid19 sui servizi assistenziali».

In 18 Regioni la classificazione del rischio è bassa. Fra queste, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Bolzano, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana hanno mantenuto un’incidenza settimanale di casi definita bassa e intermedia-bassa. In Abruzzo,Emilia Romagna, Liguria, Marche, Piemonte, Trento, Val d’Aosta e Veneto si registra invece un’incidenza alta e intermedia-alta, situazione complessa ma controllata. Ma Emilia Romagna,Liguria,Piemonte, Trento, Puglia eToscana presentano un quadro epidemiologico in evoluzione e «fluido», legato all’esistenza di focolai da monitorare.

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La sorveglianza integrata di COVID-19 (Corriere della Sera, 17 maggio 2020)

Il livello 3 del Molise, passato da basso a moderato, è dovuto appunto a un focolaio che la scorsa settimana ha fatto salire la curva locale. Non deve allarmare neppure la classificazione dell’Umbria (livello 3) dove l’indice di riproducibilità (l’Rt, il numero di casi generati da una persona infetta) è superiore a 1 (mentre il resto del Paese è tra 0,24 e 0,86) «seppur in un contesto che non desta particolare allerta». La Lombardia è sul «moderato» «ma si assiste alla riduzione dei segnali di sovraccarico dei servizi sanitari». Qui i casi segnalati restano elevati, anche se in diminuzione. Vale a dire meno pressione sugli ospedali.

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