Quello che Salvini non dice sull’arrivo della Ocean Viking a Messina

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-09-23

Ieri pomeriggio il Viminale ha assegnato alla Ocean Viking con 182 naufraghi (e 14 bambini) a bordo il porto di Messina. E Salvini ha gridato “Conte Vergogna”. Ma le differenze con la sua “politica” in realtà sono soltanto due

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Ieri pomeriggio il Viminale ha assegnato alla Ocean Viking con 182 naufraghi a bordo il porto di sbarco di Messina. La decisione ha contribuito ad accontentare il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello che aveva spiegato come «il fenomeno degli sbarchi è identico a prima, con una differenza: che prima non se ne poteva parlare. Nessuno poteva raccontare se c’era o non c’era uno sbarco. Oggi invece gli arrivi vengono comunicati a tutti gli italiani» e si era lamentato dell’utilizzo di Lampedusa come porto prioritario per le navi delle ONG.

Salvini e il governo “del tradimento” che apre le porte alle ONG (come faceva lui)

Anche quando al governo c’era Salvini infatti alla fine di una sceneggiata che durava alcuni giorni e che consentiva al Capitano di lucrare consenso per ragioni di propaganda politica i naufraghi sbarcavano in un porto e finivano ridistribuiti. È successo con la Gregoretti il 31 luglio, ad esempio. All’epoca Salvini non aveva ancora scatenato la crisi del mojito al Papeete ma è utile ricordare che la propaganda di governo all’epoca aveva cercato di far credere che i naufraghi se li prendesse il Vaticano perché “vanno a Rocca di Papa” e solo dopo qualche ora un nutrito gruppo di patridioti ha scoperto che Rocca di Papa era territorio italiano.

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Ciò nonostante, Salvini parla di “governo del tradimento” che “apre le porte a un’altra ONG” perché la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha fatto scendere i 182 naufraghi tra cui 14 bambini di cui uno di appena otto giorni presenti sulla nave. Ovvero ha fatto la stessa cosa che ha fatto un certo Matteo Salvini  il 2 settembre scorso, ovvero appena 21 giorni fa, mentre era ancora in carica come ministro dell’Interno con lo sbarco di 31 naufraghi dalla Mare Jonio. Quello stesso giorno l’ex ministro annunciava il sequestro di una nave di una ONG tedesca, ovvero la Eleonore. Quello che Salvini non diceva ai tontoloni che credono alla propaganda del Capitano era che quella nave aveva in carico 104 persone che sono tutte sbarcate in Italia.

Tutte le volte che Salvini ha aperto i porti (anche se ora fa finta di no)

Tutte le volte che il ministro dell’Interno ha scatenato una crisi sui migranti a bordo di una nave delle ONG tenendoli in ostaggio in mezzo al mare il governo (dal Presidente Conte fino ai ministri Toninelli e Trenta) si è schierato compatto sulla linea che quei migranti (poche centinaia in tutto nel 2019) non dovessero assolutamente sbarcare in Italia ma andassero redistribuiti. Il che è esattamente quanto succederà con la Ocean Viking. Ancora: il 7 giugno 2019 62 persone soccorse in acque SAR maltesi dal rimorchiatore Asso 25 sono state fatte sbarcare a Pozzallo. Da chi? Da Salvini. Ne sono sbarcati 192 il 2 giugno (ma forse Salvini era impegnato a litigare con Fico) e 117 il 3 giugno. Tutto uguale, quindi, tranne un paio di piccole differenze. La prima è, appunto, che questo tipo di problematiche adesso si risolve in pochi giorni mentre prima Salvini aveva tutto l’interesse a farle durare il più possibile per sceneggiare e rimediare consenso.

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Credits: Matteo Villa via Twitter.com

La seconda, più significativa, è che oggi i ministri dell’Interno di Italia, Malta, Francia e Germania si riuniranno a La Valletta per dare il via a un sistema di ridistribuzione automatica degli arrivi. La bozza, fa sapere oggi Repubblica, mira a «stabilire un meccanismo di solidarietà prevedibile, efficiente e temporaneo per assicurare lo sbarco dignitoso dei migranti salvati in alto mare». Una sorta di scambio, possibile ora che Matteo Salvini non è più al governo, tra la “riapertura” dei porti italiani e la concreta solidarietà europea. L’accordo di redistribuzione è temporaneo: durerà sei mesi (rinnovabili) e sarà sostituito dall’eventuale riforma del trattato di Dublino.  Nella bozza si indica anche una quota sopra la quale si attiva il meccanismo, ovvero quando supereranno del 120 per cento la quota che la Commissione stabilisce per ogni Paese. Una percentuale che il governo italiano vuole togliere dal testo perché ritenuta penalizzante. Se firmato oggi, l’accordo il 7 e 8 ottobre sarà portato al vertice di Lussemburgo. Lì si prevede l’adesione al meccanismo di altri governi (almeno una decina) e la sua estensione a Spagna e Grecia come beneficiari.

Leggi anche: Il sindaco di Lampedusa sbugiarda Salvini sugli sbarchi aumentati con il governo Conte bis

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