Cultura e scienze

Perché ci si ammala di cancro?

Giovanni Drogo 02/01/2015

Uno studio statistico condotto da due ricercatori della Johns Hopkins University mostra che in alcuni casi il cancro è principalmente causato da mutazioni casuali e non da fattori ambientali o genetici

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Una ricerca condotta da Cristian TomasettiBert Vogelstein e pubblicata su Science di oggi mostra come almeno un terzo dei casi di cancro non sono dovuti a fattori ambientali ma alla “cattiva sorte” ovvero a fattori casuali riguardanti le mutazioni cellulari sui quali non possiamo esercitare un diretto controllo. Lo studio, dal titolo Variation in cancer risk among tissues can be explained by the number of stem cell divisions è stato condotto da due ricercatori della Johns Hopkins University per tentare di fornire una risposta alla domanda su quali siano i fattori che conducono alla formazione di tessuti tumorali.

Cellule tumorali (fonte:  Wikipedia.org)

Cellule tumorali (fonte: Wikipedia.org)


SFORTUNA? MEGLIO CHIAMARLE MUTAZIONI CASUALI
Tomasetti e Volgestein lavorano presso il Johns Hopkins Kimmel Cancer Center e hanno creato un modello statistico per valutare l’incidenza di diversi tipi di cancro e studiare quali ne siano le cause. La ricerca giunge alla conclusione che almeno due terzi dei tumori sia causato da mutazioni casuali delle cellule che non dipendono da fattori ambientali o dallo stile di vita del paziente. Insomma, a volte il cancro sarebbe “solamente” il risultato di sfortunate coincidenze, di mutazioni casuali di geni che possono condurre alla formazione di cellule tumorali. Era già noto il fatto che i tumori sono causati da errori durante la fase di replicazione del DNA nel momento della divisione di alcune cellule all’interno di tessuti specifici, e più le mutazioni si accumulano maggiore è la probabilità di ammalarsi di cancro. Ciò che fino ad ora era poco nota era l’incidenza della sfortuna rispetto ad altri fattori. Come spiega il Dott. Vogelstein:

Tutti i tumori sono causati da una combinazione di cattiva sorte, fattori ambientali e fattori ereditari e abbiamo creato un modello che potrebbe essere in grado di quantificare in che misura questi tre fattori contribuiscono allo sviluppo del cancro.

mentre Tomasetti aggiunge che la ricerca contribuirà a cambiare il modo in cui la popolazione si rapporta al cancro e al rischio di ammalarsi:

Se i due terzi dell’incidenza di tumori possono essere spiegati da mutazioni casuali del DNA che avvengono quando le cellule si dividono allora modificare il nostro stile di vita e le nostre abitudini potrebbe essere utile per prevenire certi tipi di cancro ma non è detto che lo stesso si potrebbe dire per altri.

Insomma i due ricercatori mettono subito le mani avanti, la prevenzione e uno stile di vita sano rimangono due elementi importanti per evitare l’insorgere di un tumore, anche se a volte non sono sufficienti. Tanto più che lo studio non è conclusivo ma è il frutto di un’analisi statistica condotta analizzando la letteratura scientifica sul numero di divisioni delle cellule staminali di 31 tipi di tessuto e mettendole a confronto con l’incidenza dei tumori negli stessi tessuti all’interno della popolazione americana. Maggiore è il numero di divisioni, dicono Tomasetti e Voglestein, maggiore è la probabilità che durante una di esse si manifesti un errore. Questo errore sarebbe la mutazione che, se si propagasse, potrebbe condurre alla formazione di un tessuto tumorale. Un esempio? Le cellule staminali del colon vanno incontro ad un numero di divisioni maggiori di quelle dell’intestino tenue e questo, secondo i due ricercatori, spiegherebbe una maggiore incidenza dei tumori del primo rispetto al secondo. Però c’è da dire che il colon è sottoposto ad un maggior rischio ambientale rispetto all’intestino tenue e quindi non è possibile escludere completamente le abitudini del paziente dall’equazione. Inoltre, in virtù della natura statistica dello studio alcuni tipi di tumore molto diffusi come il tumore al seno e quello alla prostata, non sono stati inclusi nella ricerca per mancanza di dati riguardanti il comportamento delle cellule staminali di quei tessuti.
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RIGUARDO IL MODO DI DARE CERTE NOTIZIE
Il fatto che molti giornali oggi abbiano riportato la notizia della ricerca dicendo che sarebbe “la sfortuna” a causare il cancro però potrebbe essere fuorviante e condurre molte persone a ritenere che non si possa fare molto (se non nulla) per evitare di ammalarsi o morire di cancro. Ma non è così, innanzitutto perché allora si dovrebbe parlare di sfortuna anche per i tumori per i quali i fattori genetici ed ereditari come la familiarità giocano un ruolo importante. In fondo nessuno sceglie il proprio corredo genetico né è in grado di modificarlo (e del resto il numero delle mutazioni è geneticamente determinato). Ma non finisce qui, anche per i fattori ambientali in alcuni casi si può parlare di sfortuna o cattiva sorte, nel senso di circostanze sfavorevoli nelle quali un individuo si trova ad essere nel corso della sua vita, ad esempio nascere a Pripyat nel 1986. Il problema quindi è che il termine “sfortuna” non è una spiegazione scientifica ma una spiegazione culturale e sbagliano i due ricercatori (prima ancora dei giornalisti) ad usarlo nel primo senso. In ogni caso, sfortuna o meno, sottoporsi a controlli periodici consente di individuare il tumore per tempo in modo da intervenire tempestivamente.

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