Cultura e scienze

Patrizia Paterlini-Brechót e il test del sangue che scopre i tumori

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-05-04

Gli oncologi di AIOM hanno duramente criticato il modo con cui Porta a Porta ha affrontato il tema del test ISET: “È fuorviante, soprattutto se lo strumento utilizzato è il servizio pubblico, far credere ai cittadini che basti un semplice test del sangue per individuare in anticipo la malattia e sconfiggerla prima che si manifesti”.

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Patrizia Paterlini-Brechót è un’oncologa italiana che vive e lavora in Francia. Da qualche tempo la Paterlini-Brechót sta facendo il giro dei programmi televisivi per presentare il suo metodo ISET. Si tratta di una tecnica diagnostica che – a suo dire – è in grado di individuare le cellule tumorali nel sangue. Il vantaggio di ISET è che rende possibile scoprire il tumore con molto anticipo rispetto alle diagnosi standard. Ma quando il tumore c’è già e non prima che il tumore si sviluppi. Riguardo la partecipazione della dottoressa a Porta a Porta si sono scagliati diversi medici e l’AIOM l’Associazione Italiana di Oncologia Medica.
 

Cosa ha detto Patrizia Paterlini-Brechót a Porta a Porta?

Il 15 aprile scorso Patrizia Paterlini-Brechót è stata ospite di Otto e Mezzo al quale seguì un’intervista sul Corriere della Sera. Ma è stato solo dopo l’intervista durante il programma condotto da Bruno Vespa che sul lavoro della Paterlini sono iniziate a piovere molte critiche. Il motivo è dovuto al fatto che i telespettatori hanno capito che l’esame del sangue ISET funziona davvero e che è attendibile. In realtà le cose stanno diversamente, perché l’esame messo a punto dalla dottoressa non viene utilizzato per scoprire il cancro in anticipo. A dirlo è il presidente di AIOM Carmine Pinto che in una nota ha spiegato che «Oggi non abbiamo test sul sangue validati che permettono già nella popolazione generale la diagnosi precoce di tumore».

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Come funziona il test ISET

Pinto ha criticato il modo con cui Porta a Porta ha dato notizia delle ricerche della dottoressa Paterlini-Brechót in un modo che alimenta false speranze nei malati. Il problema principale è rappresentato dal fatto che lo studio su ISET non è stato validato.

Mancano dati che validino con studi clinici controllati l’impiego nella pratica clinica questo tipo di esame. Le conclusioni della professoressa Paterlini-Brechot sono infatti basate su di un unico studio pubblicato nel 2014 da un gruppo francese.

Insomma quello che la dottoressa va presentando come un test che funziona al momento non ha ricevuto alcuna conferma. C’è da dire che la Paterlini parla sempre solo di “cinque pazienti”, fumatori a rischio broncopatia nei quali il test ha dato buoni risultati. Uno studio che la dottoressa definisce “studio pilota”. AIOM fa sapere che “I test genetici su sangue oggi sono validati nella pratica quotidiana esclusivamente per i pazienti con diagnosi già accertata di carcinoma del polmone per la scelta di una terapia a target molecolare”.

Come funziona ISET?

ISET è un acronimo che sta per Isolation by Size of Tumor Cells. Tramite un’analisi del sangue promette di individuare le cellule tumorali quando ancora hanno dimensioni microscopiche. Una volta scoperte sarebbe possibile anticipare la diagnosi tumorale anche di quattro anni. Il test però per ora viene somministrato (a pagamento, costa 488 euro non rimborsabili) solo ai pazienti che hanno già ricevuto una diagnosi di tumore. E al momento l’unica forma tumorale per la quale viene utilizzato è il tumore al polmone. Questo la Paterlini lo dice chiaramente anche a Porta a Porta dove però annuncia che stanno per partire studi clinici sul tumore del seno, sul tumore dello stomaco e sul tumore del pancreas.
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Questo non significa che la Paterlini sia una ciarlatana ma che il modo con cui è stato presentato il suo test a Porta a Porta è stato eccessivamente enfatico. Oggi su Repubblica la dottoressa risponde alle accuse e precisa che non è vero che con il suo metodo si può scoprire il tumore prima che si manifesti nell’organismo. ISET identifica le cellule cancerose nel sangue e quindi il tumore invasivo deve essere già presente nell’organismo. Per la Paterlini la differenza è che il suo test può scoprirlo “quando è ancora molto piccolo”. Gli oncologi italiani però rilevano che la Paterlini sta facendo una mera operazione commerciale (del resto sta promuovendo il suo libro) e che nelle sue interviste non espone i dati scientifici a sostegno delle sue teorie.
 
 

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