Il pasticcio del DPCM tra apertura delle zone rosse e autocertificazione

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-09

Nessun divieto di uscita dalle zone “a contenimento rafforzato”, il governo si affida al buon senso civico degli italiani. E il ministero dell’Interno chiarisce che per uscire dalle “zone arancioni” basta un’autocertificazione. E così il decreto che doveva “chiudere” mezzo Nord Italia diventa inutile

article-post

Il DPCM sulle cosiddette “zone rosse” – le 14 provincie del Nord Italia tra Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia è Veneto – è un gran pasticcio. Non solo per le modalità con le quali è stato reso noto ai cittadini (il “leak” della misteriosa fonte di Palazzo Chigi) ma soprattutto per i contenuti. In breve: l’obiettivo del decreto è quello di limitare gli spostamenti in uscita dalla Lombardia e dalle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia per limitare la diffusione del coronoavirus ed evitare ulteriori contagi da Covid-19.

Se il governo si affida al buon senso dei cittadini per fermare il coronavirus

Il punto però è che non esiste, nel decreto, un divieto assoluto di uscita da quelle aree. Lo ha scritto il viceministro dell’Interno e Capo Politico del MoVimento 5 Stelle Vito Crimi su Facebook ieri mattina, commentando la pubblicazione della bozza e il panico conseguente. Per capire quanto il Decreto sia un pasticcio non c’è niente di meglio che ripetere le parole di Crimi quando scrive: «non c’è alcun “divieto” ad entrare o uscire dalla regione. C’è una frase il cui significato appare del tutto evidente “evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita” nonché “all’interno dei medesimi territori”. Ma questo non è un divieto: è un suggerimento, un’indicazione, un avvertimento forte e deciso che ben rappresenta la gravità della situazione, e dunque da intendersi come un accorato appello ai cittadini affinché evitino assolutamente spostamenti non necessari».

coronavirus dcpm zone rosse vito crimi - 1

Ci si affida dunque al senso di responsabilità dei cittadini che abitano in quelle zone tramite suggerimenti indicazioni. La nuova “zona rossa” del Nord Italia non è quindi una vera zona rossa. Non nei termini nei quali lo sono stati fino ad ora gli 11 comuni della Lombardia e quello padovano di Vò, i cui accessi erano sorvegliati da posti di blocco delle forze dell’ordine e dai quali non si poteva realmente uscire perché c’era qualcuno che fisicamente ti impediva di farlo.

coronavirus lombardia province zone chiuse zona arancione 1
Coronavirus: le zone chiuse (La Repubblica, 8 marzo 2020)

Nella nuova “zona rossa” invece (ma sarebbe meglio chiamarla zona arancione a questo punto) invece non ci saranno posti di blocco ma controlli “a campione” per verificare le ragioni degli spostamenti in uscita. Come è facile capire questo significa che è tecnicamente possibile uscire dalle aree oggetto del DCPM senza alcun problema, a differenza di quanto accaduto fino ad oggi nei comuni del lodigiano. Affidarsi al buon senso degli italiani basterà?

Si potrà entrare e uscire dalle “zone arancioni” con una autocertificazione

A rendere ancora più chiara questa situazione c’è la direttiva del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per l’attuazione dei controlli nelle aree definite “a contenimento rafforzato”. Alla lettera a) del punto 2, quello riguardante i controlli sulla limitazione degli spostamenti in entrata e in uscita dai territori oggetto del DCPM si legge che «gli spostamenti potranno avvenire solo se motivati da esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute da attestare mediante autodichiarazione, che potrà essere resa anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia».

coronavirus dcpm zone rosse autocertificazione - 1
Fonte

Significa quindi che per uscire (o entrare) dalle zone “arancioni” è sufficiente fare – sul posto – una semplice autodichiarazione della ragione dello spostamento in uscita o in entrata. Naturalmente la dichiarazione verrà controllata e dovrà essere veritiera, pena l’arresto, ma dal momento che molti nella “zona arancione” hanno un giustificato motivo per uscirne per motivi lavorativi (pensiamo quelli che in Veneto, Piemonte o Emilia-Romanga lavorano in una provincia confinante “non rossa”) è difficile scattino le sanzioni. Gli unici cui è davvero fatto divieto assoluto di uscire sono le persone che già sono sottoposte a misure di quarantena o che sono positive al test per il coronavirus. In questo modo però il DCPM non ha alcun potere di “contenimento” delle persone che si trovano all’interno delle zone “a contenimento rafforzato”. Al punto che ci si può chiedere quale sia il “contenimento rafforzato” di cui si parla se poi è possibile uscire con una semplice autocertificazione.

coronavirus dcpm zone rosse autocertificazione - 2

Diversi comuni, come ad esempio il Comune di Preganziol (Treviso, all’interno della “zona arancione) hanno pubblicato sui loro siti un modello di modulo di autocertificazione per la circolazione nel territorio e per l’uscita dalle zone in cui vengono applicate le misure d’urgenza per comprovati motivi di lavoro in cui è possibile dichiarare – sotto la propria responsabilità – di essere in transito in entra o in uscita dalla “zona” per comprovate esigenze lavorative, non meglio precisate “situazioni di necessità”,  motivi di salute oppure per rientrare presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.

C’è poi da tenere conto di quanto dichiarato ieri a Mezz’ora in più da Massimo Galli, primario dell’Ospedale Sacco di Milano, a proposito dell’apertura della zona rossa che riguardava i comuni del lodigiano. Secondo il dottor Galli «le misure prese dal governo erano necessarie e andavano prese, ma è una sciocchezza che si apra la zona rossa iniziale. Rimescolare le carte e rendere tutta un’unica zona rossa è una follia, non ha senso». Secondo il primario del Sacco togliere i posti di blocco dopo solo 14 giorni in un’area dove il coronavirus circola da almeno un mese potrebbe vanificare gli sforzi di contenimento fatti fino ad ora. Tanto più che anche ai residenti dei comuni del lodigiano si applicano le disposizioni contenute nel DCPM e che quindi anche loro potranno eventualmente uscire dalla zona arancione con una autocertificazione.

Leggi anche: «State a casa o fermiamo l’Italia»

Potrebbe interessarti anche