Sapessi com'è strano vedere le palme in piazza Duomo a Milano

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-15

In realtà no, non è così strano. Lo dimostra la storia. Ma cosa sarà la storia a confronto con la battaglia contro l’africanizzazione di piazza Duomo? E con il rischio di attirare ancora più immigrati in centro a Milano?

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Sta creando parecchio scalpore tra i nazionalisti più accesi e i più ferventi difensori delle piante italiane dall’invasione di quelle immigrate la decisione del Comune di Milano di piantare delle palme in piazza del Duomo. Il progetto è finanziato dalla catena Starbucks che sta per arrivare in Italia ed aprire il suo primo negozio nell’ex palazzo delle Poste a Cordusio. Il progetto delle nuove aiuole è di Marco Bay e prevede la piantumazione di palme e banani e poi di arbusti, graminacee e sempreverdi. Ci saranno anche piante perenni, ortensie “Vanille Fraise”, canne giganti cinesi “Miscanthus floridulus” e un tappeto di bergenia. In prima linea nell’assurda battaglia contro quella che è già stata definita “africanizzazione” di Milano c’è l’ex vicesindaco delle giunte di centro-destra (e milanese d’adozione visto che è nato ad Andria) Riccardo De Corato.
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Le palme e i banani attirano i clandestini e gli animali feroci!1

De Corato, che dopo 31 anni di onorato servizio all’ultima tornata elettorale è stato lasciato fuori dal Consiglio Comunale tuona su Facebook per spiegarci che dopo l’accoglienza dei migranti a braccia aperte di Pisapia ora Sala “addobba anche la nostra piazza principale con piante delle loro terre così si sentono a proprio agio”. L’ex vicesindaco di Letizia Moratti (che le palme in piazza Duomo le voleva già nel 2009) continua parlando di snaturamento della nostra città e del rischio che – in assenza del Duomo – la piazza possa essere scambiata per il centro cittadino di una città del Burundi o del Gambia. Raggiungendo vette liriche che nemmeno Matteo Salvini De Corato deplora l’atteggiamento degli italiani pronti ad arrendersi all’invasione straniera al punto da modificare la cornice del Duomo per “farli sentire a casa loro”.
E non ha alcun senso il fatto che in realtà già nell’Ottocento le palme fossero presenti in piazza Duomo, perché è adesso “che siamo invasi da immigrati e clandestini”. E già ci pare di scorgerli – come del resto è loro abitudine – questi selvaggi mentre si arrampicano sulle palme alla ricerca dei preziosi frutti o mentre usano le foglie di banano per realizzare graziosi copricapi etnici. Guai alle signore impellicciate che si trovassero a passare dalle parti delle aiuole: potrebbero essere scambiati per leoni da abbattere dagli stranieri acquattati nella verzura.
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La pagina Facebook del Comune di Milano qualche tempo fa postato una foto dell’archivio Alinari dove si vedono le piazze in piazza Duomo; non solo Starbucks ha vinto un bando indetto dal Comune di Milano ma la nuova sistemazione ha ricevuto il benestare della Soprintendenza. Inoltre, ma sarebbe bastato leggere la nota stampa per scoprirlo, l’installazione non è permanente ma rimarrà in piazza solo per tre anni. Difficile che in quel lasso di tempo tutta l’Africa venga attirata dal sublime aroma di piante esotiche e decida di trasferirsi in centro a Milano. Il tutto senza contare che già oggi, numerosi giardini storici privati milanesi sono adornati con piante di origine esotica. I 24 carpini e i 9 clerodendri fatti piantare dalla giunta Pisapia e che attualmente adornano l’aiula di piazza Duomo saranno invece spostati in altri parchi cittadini.
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C’è da dire che De Corato non è il solo a deprecare il progetto dell’architetto (milanese) Bay, sulla pagina del Comune da settimane è in corso un convegno pubblico di esperti di botanica e architettura del paesaggio laureati presso l’università della strada (o forse era un viale alberato?) che espongono le loro dotte ragioni per criticare la nuova sistemazione della piazza.

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OPS

Si tratta di studiosi che hanno maturato sul campo – è il caso di dirlo – l’esperienza necessaria a valutare le scelte dell’Amministrazione e del progettista.
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E non manca chi esprime viva preoccupazione – a titolo puramente accademico – per il rischio dell’arrivo di insetti stranieri d’importazione nascosti tra le foglie delle palme e dei banani. Altri, chiaramente più esperti di analisi dei flussi migratori e di politiche d’accoglienza hanno già trovato il mandante della geniale trovata: Laura Boldrini.
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Per non parlare di quella che teme che il prossimo passo sia l’importazione del mare a Milano. E sappiamo quanto la questione sia delicata per i milanesi.
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Non manca l’uomo di buon cuore, il professionista attento allo sperpero di denaro pubblico (che in questo caso non c’è stato) che rivolge un pensiero ai terremotati d’Abruzzo (e perché non agli ulivi pugliesi?)
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Ma del resto siamo il Lombardia, la regione governata da quel Roberto Maroni che qualche tempo fa aveva proposto una legge – poi bocciata dalla Consulta – che vietava la costruzione di edifici di culto che potessero “entrare urbanisticamente in contrasto con il panorama lombardo”. Una menzione speciale la meritano invece tutti quegli autolesionisti che, una volta scoperto che i soldi li mette Starbucks e quindi i cittadini non vengono “derubati” si augurano che nel negozio della multinazionale non ci vada manco un cliente. Sarà sicuramente contento il personale – italiano – che sarà assunto dalla catena dei caffè all’americana sapere che i loro concittadini hanno a cuore la situazione occupazionale dei milanesi.
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Come si presenterà la piazza una volta terminato il progetto dell’archietto Bay [fonte: Comune di Milano via Facebook.com]
Foto copertina via Twitter.com

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