Attualità

Le dieci persone ritrovate vive all'hotel Rigopiano

Alessandro D'Amato 20/01/2017

L’annuncio dei vigili del fuoco all’agenzia di stampa ANSA. La notizia arriva da Pescara, da cui sono partiti gli elicotteri dell’elisoccorso. Si sarebbero riparati sotto un solaio. I vigili del fuoco sono in contatto con gli otto, con i quali hanno più volte parlato. Tra i sopravvissuti quattro bambini. Sono rimasti 43 ore sotto le macerie dell’hotel. Cinque i corpi senza vita estratti

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Sei persone sarebbero state ritrovate vive all’Hotel Rigopiano seppellito dalla slavina l’altroieri. La notizia è dell’agenzia di stampa ANSA e proviene dai soccorritori che si trovano nel luogo. La notizia arriva da Pescara, dove sono stati chiamati gli elicotteri. I vigili del fuoco avrebbero individuato sei persone vive ed è arrivata la chiamata all’elisoccorso. Sono in corso le operazioni di recupero. “Siamo in contatto con sei persone che si trovano dentro l’hotel Rigopiano, una di queste è una bambina”, ha detto al Gr1 Rai il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico. Cinque persone sarebbero già state liberate. Una donna è già stata trasportata in elicottero. I soccorritori hanno riferito che i sopravvissuti hanno acceso il fuoco nel vano cucine e loro lo hanno sentito, individuandoli. Altre persone sono state individuate vive sotto le macerie dell’hotel Rigopiano, riferiscono i vigili del fuoco che ancora non hanno raggiunto i superstiti. Si tratterebbe di un gruppo di cinque persone, anche se il numero è ancora da confermare. Alla fine gli estratti in serata sono dieci, tra cui quattro bambini.

Le persone ritrovate vive all’hotel Rigopiano

Una delle bimbe potrebbe essere Ludovica Parete, figlia dell’uomo che si è salvato uscendo dall’hotel un attimo prima dell’arrivo della slavina. Uno dei due dipendenti dell’hotel Rigopiano che sono fortunosamente scampati alla tragedia, un manutentore dell’albergo, è tornato in quota insieme ai soccorritori per aiutarli nella ricerca dei superstiti. Si chiama Fabio Salsina. I superstiti potrebbero essersi rifugiati nelle cucine.  Con lui anche la donna estratta viva dopo quasi 48 ore. ”Probabilmente oltre ad accendere un fuoco avevano qualcosa da mangiare con loro”, ha raccontato il soccorritore della Gdf Marco Bini che ha estratto mamma e figlia. ”Mentre noi stavamo scavando questo varco loro ci sentivano. La speranza ora è quella di ritrovare altre persone in vita anche se non abbiamo avuto altri segnali o sentito rumori”, spiega. Insieme stanno indirizzando i vigili del fuoco nelle aree dell’hotel dove si trovavano i clienti prima della slavina, per accelerare le operazioni di soccorso.  Due elicotteri, uno della Guardia costiera con a bordo personale del 118 e uno dei Vigili del fuoco sono arrivati nella zona dell’hotel con i medici per dare soccorso ai superstiti. Un primo superstite dell’hotel Rigopiano è arrivato in ospedale a Pescara.

Le immagini del salvataggio da TGR Regione Abruzzo

 


Sono salvi tre dei dispersi marchigiani che si trovavano nell’Hotel Rigopiano. Sono Domenico Di Michelangelo, 41 anni, di Chieti, poliziotto in servizio a Osimo (Ancona), la moglie Marina Serraiocco, 37 anni, di Popoli, e del loro bambino di 7 anni. Appena si è appresa la notizia dell’individuazione di alcune persone sopravvissute alla valanga che ha travolto la struttura mercoledì, nel nosocomio è stato predisposta l’accoglienza dei sopravvissuti.  Altri elicotteri si stanno portando verso l’albergo. Si sta attuando una sorta di staffetta tra Pescara, Penne e l’hotel. Le sei persone si sarebbero riparate sotto un solaio nella zona delle cucine. I vigili del fuoco sono in contatto con gli otto con i quali hanno più volte parlato. Al momento i superstiti sono ancora sotto le macerie. Il primo contatto con i sei è stato poco dopo le 11. Gli eventuali superstiti al disastro che ha colpito l’hotel Rigopiano potrebbero resistere, in assenza di traumi gravi, anche 4-5 giorni, di più se hanno accesso a liquidi da bere, sostiene Mario Balzanelli, presidente eletto della Società Sistema 118. “Una persona in buona salute, se ha la possibilità di ossigenarsi, può resistere in quelle condizioni anche 4-5 giorni – spiega Balzanelli -. Ancora di più se può bere. Questo è possibile perché in questi casi si creano delle compartimentazioni d’aria, degli spazi ristretti che comunque garantiscono la respirazione. Invece se ci sono dei traumi gravi o delle malattie pregresse, cardiache o respiratorie, le chance ovviamente diminuiscono”. Nel caso delle persone trovate questa mattina può aver influito anche il non essere da sole. “Un elemento fondamentale è la capacità di resistenza mentale – sottolinea l’esperto – che si rinforza fortemente quando ci si sente supportati dalla vicinanza e dalla condivisione del momento drammatico”.
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Il presidente del Soccorso alpino e speleologico del Piemonte, Luca Giaj Arcota, che lavora in Abruzzo, ha intanto fatto sapere che non ci sono altri corpi ritrovati dopo le due vittime individuate ieri. “Ci sono accumuli di neve fino a 4-5 metri. I cani marcano, si scava, ma non troviamo niente – spiega – purtroppo l’albergo è stato sventrato e portato avanti di 15 metri: tutto quello che c’era dentro è stato scagliato avanti di 400/500 metri rispetto all’hotel, quindi i cani sentono degli odori, ma non sono odori umani”. Il team di soccorritori (40-50 uomini del Soccorso alpino nazionale e del Soccorso alpino della Guardia di Finanza) è rimasto sulla zona della valanga fino all’una di notte. “Oggi si continua a scavare – ha proseguito Giaj Arcota – e stiamo aspettando l’arrivo di pale meccaniche più grosse, che saranno messe in azione in alcune zone dove c’è la matematica certezza che non ci sono persone sepolte. Qui non serve tanta gente a scavare, ne basta poca ma che sia capace e sappia cosa fare. Stanno creando una zona rossa per chiudere l’accesso a chi non è interessato dal soccorso. C’è un problema anche di viabilita’ per arrivare all’hotel: la strada è stata aperta, ma c’è un unico senso alternato negli ultimi 9 km, quindi prima che si sblocchi passa un’ora. La scorsa notte ci abbiamo messo 4 ore a scendere a valle”. Il marescallo Lorenzo Gagliardi, il primo a raggiungere l’hotel Rigopiano, ha detto di aver trovato un generatore acceso nel resort: «Siamo arrivati alle 4… Non c’era quasi più niente dell’albergo, solo una collina bianca. L’unica parte accessibile era la zona fitness e la palestra. Ci siamo fatti largo tra gli attrezzi, ma non c’era nessuno. Abbiamo provato col vano ascensore: crollato anche quello. La neve era nelle stanze, come se un cannone l’avesse sparata a forza dentro. Chi conosce l’albergo mi ha detto che si è spostato di 20-30 metri. La slavina l’ha travolto dalla parte posteriore, dalla zona della cucina e delle camere. Sentivo un rumore monotono, un generatore si era azionato in modo automatico. C’era una luce nel vano caldaia. Gli unici due segni di una qualche presenza umana». I ventiquattro ospiti, famiglie e quattro bambini, si trovavano nella hall dell’albergo quando è arrivata la slavina.

Chi sono i soccorritori dell’hotel Rigopiano

Sono 23 gli operatori del CNSAS Piemonte – Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese operativi dal primo pomeriggio di ieri a Farindola (Pescara) presso l’Hotel Rigopiano travolto da una valanga di neve che si e’ staccata dai pendii superiori a causa delle scosse sismiche del pomeriggio di ieri e ha trascinato con sé alberi via via abbattuti dalla furia della massa nevosa distaccatasi. Si tratta di tecnici provenienti dalle Delegazioni Canavesana, Cuneo, Mondovì, Ossola, Valsusa e Valsangone oltre a due speleologi. La squadra è stata composta nella serata di mercoledì dopo che dal coordinamento nazionale della Protezione civile era giunta la richiesta di rinforzi. Cinque automezzi sono partiti ieri mattina alle ore 5.00 con l’obiettivo di dare il cambio agli operatori del CNSAS del Centro Italia che avevano iniziato le ricerche già durante la notte precedente. Ieri si e’ scavato tra la neve e le macerie dell’albergo per trovare eventuali superstiti in una corsa contro il tempo prima del ritorno delle tenebre. C’è stata una tregua nelle nevicate ma le temperature salite al di sopra degli 0 gradi centigradi hanno provocato un appesantimento della neve rendendo più difficoltose le operazioni.

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Hotel Rigopiano di Farindola: la ricostruzione del dramma (Il Messaggero, 20 gennaio 2017)


“Da ieri sera stiamo lavorando in condizioni difficili nella ricerca di superstiti nella zona dell’Hotel Rigopiano. I cani spesso fiutano odori ma dobbiamo scavare per oltre 4, 5 metri prima di arrivare al terreno”, aveva detto stamattina Matteo Gasparini, responsabile del Soccorso alpino della Valdossola. Con i tecnici della delegazione Valdossola anche quelli di Canavese, Cuneo, Mondovì, Valsusa, Valsangone. Le squadre sono partite ieri dopo che dal Coordinamento Nazionale della Protezione Civile aveva chiesto rinforzi. Cinque automezzi sono partiti stamattina alle ore 5 con l’obiettivo di dare il cambio agli operatori del CNSAS del Centro Italia. La notizia del ritrovamento dei sei superstiti sta facendo il giro del mondo. Qui l’apertura della BBC:
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Giovanni Pizzorni, artigiato di Recco, aveva raccontato oggi alla Stampa come era scampato a una slavina che aveva travolto un intero villaggio in Nepal: «Il villaggio, nella parte più vicina al costone staccato, era rimasto sommerso sotto trecento metri di neve.Nella parte più alta, dove ero io, era “solo” qualche decina di centimetri». Non ce l’hanno fatta invece due dei suoi compagni di avventura sull’Himalaya, Gigliola Mancinelli e Oskar Piazza, con i quali praticava canyoning, la discesa a piedi di strette gole e torrenti. Nel villaggio solo quindici i superstiti, su 450 presenti al momento della valanga innescata da una scossa di terremoto di magnitudo 7.9, che ha causato complessivamente novemila vittime. «Una valanga silenziosa – ha ricordato oggi Pizzorni – si sentiva solo l’arrivo dello spostamento d’aria, con un vento a 400 chilometri orari e le pietre da mezzo quintale che volavano a un metro d’altezza. Quando la valanga è arrivata a un passo, Pizzorni si è buttato a terra. E una “nicchia” gli ha permesso di salvarsi, e di attendere i soccorsi, tra neve, ghiaccio e pietre, ma sempre cosciente, per due giorni.

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