Attualità
Quanti parlamentari M5S potrebbero mollare Conte per aiutare la nascita di un Draghi bis?
neXtQuotidiano 18/07/2022
Cresce il malumore anche dopo l’ultimo Consiglio Nazionale e le recenti (e infinite) riunioni. C’è un fronte governista pronto a formare un nuovo gruppo (con o senza Di Maio) per sostenere la creazione di un esecutivo senza pentastellati
Lo strappo della scorsa settimana rischia di avere effetti ancor più nefasti all’interno della galassia pentastellata. Dopo la doppia mancata fiducia (prima alla Camera e poi al Senato) al dl Aiuti e al governo, dopo numerosi incontri e riunioni, dopo annunci, appelli e messaggi distopici inviati a Palazzo Chigi, si sta facendo sempre più spazio l’ipotesi di una nuova scissione all’interno del M5S. Non tutti, infatti, sembrano intenzionati a voler seguire, ancora, la linea dettata da Giuseppe Conte e sono in corso grandi manovre in vista delle tanto attese comunicazioni parlamentari di Mario Draghi in programma mercoledì.
Nuova scissione M5S, quanti sarebbero i parlamentari pronti a mollare Conte
Assemblee infinite e incontri (tra il fisico e il virtuale) che stanno andando in scena senza soluzione di continuità. La lunga settimana pentastellata – che combacia con quella delle sorti dell’esecutivo – inizierà come è finita: ore e ore di colloqui interni per delineare una linea. Ma la frattura interna è scomposta e difficilmente si ricomporrà nel giro di pochi giorni. Come riporta il quotidiano La Repubblica, infatti, su Zoom (la piattaforma online utilizzata per le riunioni) sono volati stracci e accuse tra le due anime del MoVimento 5 Stelle:
Prima che l’assemblea ricominci oggi per la terza volta, si contavano 60 parlamentari pro-Conte (e dunque pro-strappo), 19 per la fiducia a Draghi, una decina erano nel mezzo. Sta emergendo dunque la pattuglia dei governisti, pronti a votare il sostegno a Draghi anche senza l’avallo del leader.
Numeri che potrebbero crescere e, di fatto, ridurre al lumicino il peso politico (almeno all’interno del Parlamento, tra Camera e Senato) del MoVimento 5 Stelle e dare ossigeno a quella maggioranza a sostegno di un Draghi bis. Anche perché, i pentastellati non devono più fare i conti solo con le proprie decisioni. Da Salvini e Berlusconi, infatti, è arrivata la linea del no totale a una nuova esperienza con loro a sostegno di Draghi: dall’incontro di Villa Certosa, infatti, Lega e Forza Italia hanno detto sì all’ipotesi di un nuovo esecutivo guidato dall’ex governatore della BCE, ma solo se non ne farà parte il M5S. E mentre dal Partito Democratico – che ha in ballo anche alcune alleanze a livello locale, come nel caso della Sicilia, con i pentastellati – arrivano voci meno decise e delineate, la linea di quella parte del centrodestra a sostegno di Draghi sembra essere piuttosto netta e marcata. Ovviamente la situazione potrebbe cambiare in caso di una nuova scissione M5S, come quella che si sta delineando. E la conferma arriva anche da il quotidiano Il Messaggero che parla di una ventina di deputati e una dozzina di senatori che sarebbero pronti a dire addio al MoVimento, creando nuovi gruppi parlamentare a sostegno del Draghi bis.
E in questa nuova scissione M5S potrebbe esserci anche lo zampino di Luigi Di Maio, ma i futuri e futuribili fuoriusciti pentastellati potrebbero non convergere – alla Camera – in “Insieme per il Futuro”. Perché le tensioni con il Ministro degli Esteri non si sono mai placate e, per questo motivo, sembra più plausibile – come spiegano il Corriere della Sera e La Stampa – un nuovo gruppo a supporto del Draghi bis. In attesa di conoscere le loro sorti (molti di loro, restando legati al MoVimento non potrebbero ricandidarsi per via della regola del vincolo del doppio mandato) e del voto dell’anno prossimo, allo scadere naturale di questa legislatura.
E i Ministri?
E nella nuova scissione M5S anche i ministri hanno un peso specifico di rilievo. Secondo Il Messaggero, infatti, 2 su 3 farebbero parte della fronda di chi si vuole opporre allo strappo voluto da Giuseppe Conte. Si tratta del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e della Ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone. A loro potrebbero unirsi altri sottosegretari: Carlo Sibilia (Interno), Ilaria Fontana (Transizione ecologica) e Giancarlo Cancelleri (Infrastrutture). Si tratta di esponenti che non potrebbero candidarsi più, secondo lo Statuto del MoVimento. Resterebbe “fedele” a Giuseppe Conte solamente il Ministro per l’Agricoltura Stefano Patuanelli, al suo primo incarico e mandato.
Ma qualora la fronda interna non contasse i ministri e gli esponenti pentastellati nel governo, un possibile Draghi bis potrebbe già avere la soluzione per la loro sostituzione. Come spiega Il Corriere della Sera, infatti, il Ministero di Fabiana Dadone potrebbe essere accorpato al sottosegretariato allo Sporto di Valentina Vezzali, il Ministero di D’Incà potrebbe essere dato a un tecnico e la Lega non vedrebbe di cattivo occhio la possibilità di riprendere in mano il Ministero dell’Agricoltura al posto di Patuanelli. Il tutto in attesa di mercoledì, il giorno in cui il dado sarà tratto e tutte le carte saranno messe sul tavolo.
(foto IPP/imagostock)