Nicholas Ferrante: il giovane iscritto al PD e l’alleanza con i 5 Stelle

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-03-19

Ieri in un intervento alla riunione di SinistraDem ha criticato il PD che al Sud ha lasciato i suoi valori al MoVimento 5 Stelle, affidandosi ai voti dei potentati locali. Oggi propone una consultazione sull’alleanza con il M5S

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Nicholas Ferrante, 21 anni, è il giovane iscritto al Partito Democratico che ieri in un intervento alla riunione di SinistraDem ha criticato il PD che al Sud ha lasciato i suoi valori al MoVimento 5 Stelle, affidandosi ai voti dei notabili e dei potentati locali e ricevendo in cambio la più dura sconfitta della sua storia. Oggi Il Fatto e Repubblica pubblicano una sua intervista in cui spiega meglio le sue ragioni e ipotizza un referendum tra gli iscritti per l’alleanza con il M5S:

Che reazioni ha ricevuto dopo l’ intervento in Sinistra Dem?
È stato apprezzato molto dai partecipanti provenienti dal Sud. Dove i difetti del Pd sono più accentuati: un partito chiuso nei notabilati che difendono il loro potere, impossibile da aprire ai giovani, ai professionisti, a chi vorrebbe partecipare a decisioni democratiche.

Quei notabilati meridionali di cui persino Vincenzo De Luca si è lamentato.Lui che aveva il figlio, Piero, eletto da capolista a Caserta. Trova analogie con la candidatura di Giuseppe De Mita che lei ha criticato?
Sono storie diverse. De Luca viene dal Pci ed è un valido amministratore. Io sono studente universitario e grazie alla Regione seguo le lezioni senza pagare abbonamenti per il bus. Piero è un giovane competente, un referendario alla corte di Giustizia, mi sembra un azzardo impedirgli di fare politica perché è figlio di. Certo, poteva giocarsela in altri collegi…

Se l’è giocata nell’uninominale di Salerno ed ha perso.
Come tutti i dem in tutta la Campania. Ma il percorso dei De Luca è coerente. Quello dei De Mita no. Ciriaco De Mita esce dal Pd perché Veltroni non lo candida, va nell’Udc, il nipote Giuseppe lo segue e va all’opposizione dei governi Letta, Renzi, Gentiloni. Una candidatura sbagliata, imposta da un sistema elettorale truffaldino e forse incostituzionale, il Rosatellum. Le candidature andavano scelte con gli iscritti.

Andrebbe rimessa agli iscritti anche la decisione su un’eventuale appoggio del Pd a un governo M5s?
Certo. E poi si va a valutare in parlamento i punti programmatici del M5s, e su quelli si lavora. Ricordo che i parlamentari non hanno vincolo di mandato, è contro la Costituzione imporre a priori di stare all’opposizione. Anche se…

Anche se?
Una domanda su come si fanno le tessere andrebbe fatta.

Facciamola.
Il modello Milano funziona benissimo e in città il Pd ha preso il 30 per cento. In Irpinia solo il 15 per cento. Perché qui abbiamo notabili e servi che raccolgono adesioni soltanto durante i congressi e solo di amici e parenti.

Come giudica l’analisi delle ragioni della sconfitta?
Al Sud si è liquidato il tema dicendo che l’onda grillina è dipesa dal reddito di cittadinanza. Non è così, al Sud non siamo tutti disoccupati o disperati.

Leggi sull’argomento: Quelli del Partito Democratico che vogliono il governo con il M5S

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