Mattarella non ha invitato gli ambasciatori di Russia e Bielorussia al concerto per la Festa della Repubblica

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-02

Sergej Razov e Vladimir Vasilkov erano assenti al tradizionale concerto alla vigilia del 2 giugno

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Due assenze pesanti, ma in linea con quanto già deciso nel recente passato da Bruxelles, nel corso del classico e tradizionale concerto offerto all’intero corpo diplomatico (compresi i rappresentanti degli altri Paesi sul suolo italiano) in occasione della Festa della Repubblica. Sergio Mattarella, infatti, non ha invitato gli ambasciatori dei due Paesi che sono (e sono stati) attivamente coinvolti nell’invasione in Ucraina iniziata il 24 febbraio scorso e della conseguente guerra. Russia e Bielorussia, dunque, non sono stati rappresentati al Quirinale durante quell’evento.

Mattarella, ambasciatori Russia e Bielorussia non invitati al concerto del 2 giugno

All’appello, dunque, mancavano i due rappresentanti di quei Paesi: Sergej Razov (ambasciatore russo a Roma) e Vladimir Vasilkov (che, in realtà, non è propriamente un ambasciatore ma cura gli interessi diplomatici – e non solo – della Bielorussia in Italia). Se le motivazioni sull’esclusione dell’alta rappresentanza di Mosca sono evidenti (e segue le indicazioni date dall’Unione Europea lo scorso primo maggio di non coinvolgere la Russia in eventi come le feste Nazionali), anche il ruolo di Minsk nella guerra in Ucraina è ben noto a tutti: la Bielorussia (oltre a non aver condannato l’aggressione del Cremlino) ha anche fornito una sponda ai militari russi, aprendo le frontiere per l’ingresso delle truppe sul versante sud, a Nord dell’Ucraina.

Il Presidente della Repubblica non ha esplicitamente parlato di queste due esclusioni, ma ha lanciato chiari messaggi dal Quirinale, proprio in occasione del concerto per celebrare la Festa della Repubblica italiana:

“Oggi, l’amara lezione dei conflitti del XX secolo sembra dimenticata: l’aggressione all’Ucraina da parte della Russia, pone in discussione i fondamenti stessi della nostra società internazionale, a partire dalla coesistenza pacifica. Trovarsi nuovamente immersi in una guerra di stampo ottocentesco, che sta generando morte e distruzioni, richiama immediatamente alla responsabilità; e l’Italia è convintamente impegnata nella ricerca di vie di uscita dal conflitto che portino al ritiro delle truppe occupanti e alla ricostruzione dell’Ucraina”.

Un “dico-non dico” che in realtà dice tutto e riempie i silenzi di quelle assenze.

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