Mafia Ostia, gli arresti nel clan Spada

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-04-12

Il business delle case popolari e la gambizzazione dell’esponente del clan rivale. La polemica politica tra PD e M5S. La storia del post di Di Battista condiviso dal presunto mafioso e la risposta dell’onorevole grillino

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Sono dieci le persone appartenenti al clan Spada di Ostia destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Anna Maria Fattori su richiesta della procura distrettuale antimafia. Si tratta di Ottavio, Massimiliano, Enrico (detto Pelé), Silvano e Maria Dora (detta Bella) Spada, e di Nando De Silvio, Massimo Massimiani, Manuel Granato, Mirko Miserino e Davide Cirillo. Nei loro confronti le accuse, a seconda delle posizioni, sono quelle di lesioni, detenzione illegale di armi, ed estorsione, aggravate dal metodo mafioso.

Mafia Ostia, la retata nel clan Spada

L’indagine ha avuto origine dalla gambizzazione subita, lo scorso 22 ottobre, da Massimo Cardoni, cugino di Giovanni Galloni (ucciso nel 2011), considerato a capo di un gruppo criminale in declino, rivale di quello degli Spada e operante sul territorio di Ostia. All’esito dell’inchiesta, gli investigatori, oltre ad individuare i responsabili dell’agguato nei confronti di Cardoni, hanno scoperto anche un lucroso giro di interessi legati alla gestion delle case popolari della zona di Ostia Ponente da parte di alcuni esponenti del clan Spada. Cardoni, 48 enne romano con diversi precedenti, la mattina del 22 ottobre scorso, mentre era vicino al supermercato Conad di via Cagni di Ostia, è stato avvicinato da due uomini, con caschi e guanti, a bordo di un T-Max e colpito a entrambe le gambe da due proiettili di pistola calibro 7,65. I due killer fuggirono, mentre Cardoni veniva portato all’ospedale Grassi. Le indagini, coordinate dalla locale Dda, hanno ricostruito la dinamica dell’agguato e identificato gli autori. Inoltre hanno scoperto il movente: uno scontro tra due clan, quello emergente degli Spada e quello, avviato al declino, dei Baficchio-Galleoni. Una guerra per affermare la supremazia nella gestione dei traffici criminali nel territorio di Ostia Ponente. In particolare gli inquirenti, grazie anche alle intercettazioni, hanno individuato l’esecutore materiale dell’agguato a Cardoni, identificato dalle indagini in Manuel Granato, 32enne romano: è lui, secondo la ricostruzione degli investigatori, l’uomo che ha condotto materialmente l’azione di fuoco con il supporto di altri sodali di vedetta, ai quali era stato assegnato il compito di segnalare gli spostamenti della vittima. Tra questi gli inquirenti hanno identificato Mirko Miserino, 38enne, Davide Cirillo, 30enne e Massimiliano Spada, 40enne, tutti e tre romani, ai quali la Procura ha contestato il reato di lesioni gravi, aggravate dalle modalità mafiose.

Il business delle case popolari

Ma l’indagine sull’agguato ha anche allargato il quadro, scoprendo il fiorente business della gestione delle case popolari nella zona Un meccanismo semplice: sodali del clan Spada occupavano abusivamente le case, poi le assegnavano a famiglie bisognose che pagavano per questo il clan, sottraendo cosi il controllo agli organi istituzionali. In particolare l’illecita quanto lucrosa gestione riguardava le case popolari di via Forni, via Baffigo e via Vasco de Gama a Ostia, un’area dove risiedono molti appartenenti alla famiglia Spada e sulla quale il clan esercita un forte controllo. Con le intercettazioni e i successivi accertamenti i carabinieri hanno scoperto la gerarchia della famiglia e l’organizzazione del business: Massimiliano Spada, Maria Dora Spada, Enrico Spada, Nando Di Silvio, Silvano Spada e Ottavio Spada sono accusati in concorso tra loro, perché – spiegano gli investigatori – “avvalendosi delle condizioni di omertà ed assoggettamento suscitate nelle vittime e derivanti dalla loro comune appartenenza al clan degli Spada, attraverso numerose condotte estorsive poste in essere in esecuzione di un più ampio disegno criminale, si sono impossessati e stanno cercando di impossessarsi di numerose unità abitative popolari, eludendo cosi’ le discipline che regolano la regolare assegnazione delle case popolari e che prevedono una graduatoria stilata dal Dipartimento politiche abitative di Roma Capitale”. Gli arrestati sono stati portati nelle carceri di Regina Coeli e Rebibbia.

Il PD, il M5S e il Clan Spada 

Gli arresti sono finiti oggi anche in una polemica politica. Quando la candidata sindaca M5S Virginia Raggi oggi ha espresso soddisfazione per gli arresti il commissario del PD a Roma Matteo Orfini l’ha apostrofata così:
clan spada orfini m5s
In realtà il M5S aveva già preso le distanze dal Clan Spada in un post pubblicato sul blog di Grillo nel giugno scorso: «In queste ore esponenti del clan Spada hanno espresso pubblicamente il loro sostegno al M5S. Ebbene, del loro sostegno non ce ne facciamo nulla. Lo respingiamo al mittente». Orfini si riferisce a una polemica scoppiata nel marzo di due anni fa con il grillino Alessandro Di Battista, su Facebook, cominciata con il senatore Stefano Esposito che aveva condiviso questo status:

Il reggente del clan Spada, Roberto, è un fans di Alessandro Di Battista, come dimostra la foto che pubblico qui di seguito. Sapete chi sono gli unici a non aver espresso solidarietà, non a me e Orfini, ma alla giornalista di Repubblica Federica Angeli? Gli esponenti del M5S. Anzi i grillini si sono molto arrabbiati perché gli abbiamo fatto, sommessamente, notare che la loro linea per cacciare Marino è la stessa della mafia.
Vorrei invitare Di Battista e compagni a riflette sul perché personaggi come Roberto Spada a noi del PD ci minacciano e a voi grillini vi condividono i post sulle loro bacheche. Varrebbe la pena che vi poneste qualche domanda. Spero di leggere un post di solidarietà a Federica Angeli, sarebbe un piccolo segnale che avete cominciato a capire.

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Il post di Alessandro Di Battista condiviso da Roberto Spada

La storia del post di Di Battista condiviso dal presunto mafioso

Roberto Spada è il fratello di Carmine Spada, in carcere per estorsione con aggravante mafiosa nell’ambito delle indagini sulla mafia a Ostia: alcuni esponenti della famiglia sono finiti in inchieste a partire dal 1998 per usura, estorsione e traffico di stupefacenti. Il cugino Armando è in carcere per corruzione con aggravante mafiosa, il nipote Enrico per spaccio, un altro nipote, Ottavio, a giudizio per tentato omicidio plurimo. Roberto è invece indagato per minacce. Nei mesi precedenti il senatore Esposito, commissario del partito a Ostia dopo le dimissioni di Tassone da minisindaco a causa delle infiltrazioni mafiose nel municipio evidentemente sottovalutate in precedenza dal Partito Democratico, aveva ricevuto insulti su Facebook proprio da Spada, e aveva risposto: «Se il Sig. Roberto Spada crede di spaventarmi con i suoi metodi da guappo si sbaglia. Il suo sorriso sparirà sotto i colpi della legge, come avvenuto per il resto della sua famiglia. Noi del Pd daremo una mano alla giustizia». Spada aveva risposto con un altro status, riferendosi anche con un insulto alla giornalista Federica Angeli di Repubblica, che vive sotto scorta dopo aver lavorato per anni sulla mafia ad Ostia:

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Lo status di Spada pubblicato da Esposito sul suo profilo Facebook

E nello status di Esposito interveniva anche la Angeli, che scriveva: «Non vorrei infierire ma quando un mese e mezzo fa la giunta Tassone ha presentato un ordine del giorno di solidarietà a me per gli attacchi ricevuti su Fb I tre consiglieri del 5 Stelle si sono astenuti. Non hanno votato per me. Con grande plauso in quel di Ostia di tutti i nemici di cui ti parlavo nel mio post di stamane. A proposito l hai visto? Non ti stupire non solo non mi hanno dato solidarietà ieri ma da sempre non ho il loro appoggio. Chissà perché. Chissà. Misteri italiani». La stessa cosa la Angeli la scriveva sulla sua pagina FacebooK:
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La risposta di Di Battista

A quel punto toccò a Di Battista rispondere: l’onorevole M5S lo fece sulla sua pagina Facebook, chiamando gli altri grillini a commentare gli articoli di Corriere della Sera ed Huffington Post che si riferivano al caso:
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Da Di Battista i fans commentavano (« Quindi, ricapitolando: se un tizio ammanicato con la mala condivide un post di Di Battista, vuol dire che il M5S è ammanicato con la mala. Se un tangentaro come Incalza regala Rolex d’oro al figlio del ministro che gli procura appalti, è una carineria al figlio di un amico senza nessun sottinteso e chi dice il contrario è un gufo e un terrorista. Che paese, l’Italia.»), mentre l’onorevole Giuditta Pini (PD) rincarava la dose su Facebook: «lo sapete chi è un super fan di dibba? il reggente del clan Spada di ostia, sì quello che minaccia giornalisti e i democratici romani», e sullo status di Spada si leggeva un commento come questo: «MORTE AI POLITICI W LA SACRA CORONA UNITA!». Insomma, una polemica che si infila nella faida romana tra grillini e democratici. E nella quale l’argomento più importante (le infiltrazioni della mafia nel tessuto politico romano e del litorale) sembra ormai dimenticato.

Leggi sull’argomento: La mafia a Ostia e le responsabilità del PD

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