Luigi Di Maio, una vita in vacanza

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-09-05

“L’ultimo miglio” che ha citato nella conferenza stampa in cui annunciava i risultati di Rousseau per lui rischia di essere colorato di verde come nel libro di Stephen King

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Se ci pensate, il ministero degli Esteri è il posto più adatto per Luigi Di Maio: come Angelino Alfano che traslocò alla Farnesina anche per chetare le polemiche sul suo ruolo al Viminale, una vita in vacanza è l’aspirazione migliore per il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle che esce dalla crisi che ha dato il via al Conte Bis perdendo la gara di popolarità con il presidente del Consiglio e ormai scaricato da Beppe Grillo.

Luigi Di Maio, una vita in vacanza

«Luigi dovrebbe prendersi un anno sabbatico», avrebbe infatti detto il Garante al culmine della guerra per bande scatenata da Giggetto per piazzare i suoi nell’esecutivo secondo il retroscena di Annalisa Cuzzocrea su Repubblica. A prescindere dal fatto che sia vero o falso, i punti che raddoppiano come alla Standa scritti di suoi pugno sul Fatto testimoniano che l’insofferenza nei confronti di Di Maio è palese ai piani alti del M5S. E investono anche altri settori grillini, visto che Roberta Lombardi oggi sul Messaggero considera finita la fase del Capo Politico (cioè, quella di Giggetto) e rivendica la primogenitura dell’accordo M5S-PD in quel di via della Pisana:

«Si torna ad una gestione più corale, mentre finora abbiamo voluto più imitare altri partiti. Un modello che non ha pagato, né in termini elettorali e neppure dal punto di vista della rispondenza sui temi. Torniamo a quello che diceva Beppe (Grillo, ndr), di lavorare sulla progettualità senza guardare solo la punta delle proprie scarpe».

Di Maio esce ridimensionato?
«Di Maio ha avuto troppo da fare, diversi ruoli da gestire, ora è giusto che si concentri sugli Esteri e sul Movimento con un ottica più collegiale. Quella del capo politico – inteso come uomo solo al comando – è una fase che va archiviata».

luigi di maio

L’ultima sbroccata di ieri, quella che è servita a infilare il fedelissimo Riccardo Fraccaro a Palazzo Chigi, rischia di essere il canto del cigno per un Giggetto ormai triste, solitario y final. L’ultimo tango a Pomigliano lo attende dopo le sconfitte a raffica subite dal MoVimento dopo il 4 marzo e culminate nel disastro delle elezioni europee. E dopo una gestione della crisi che l’ha mostrato in tutto il suo candore politico, incapace di reagire alle bordate di Salvini e pronto soltanto a nascondersi dietro la figura di Giuseppi.

Di Maio come Alfano

“L’ultimo miglio” che ha citato nella conferenza stampa in cui annunciava i risultati di Rousseau rischia di essere colorato di Verde come nel libro di Stephen King per lui, che è stato improvvisamente rivitalizzato dalla Mossa del Cavallo di Salvini ma secondo una direzione politica che sarà scarsa di soddisfazioni per lui. Il perculo che ha accompagnato l’annuncio della nomina è soltanto l’antipasto di quello che lo aspetta là fuori. E di quello che lo attende nel momento in cui si andrà finalmente a elezioni e il MoVimento 5 Stelle dovrà ridiscutere la sua posizione di Capo Politico alla faccia di una carica che in teoria sarebbe dovuta arrivare a durare ben sette anni.

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Oggi Di Maio è più solo di ieri mentre Alessandro Di Battista è pronto a provarci. Il mostro che ha creato sta per mangiarlo. Per rivitalizzarlo non basterebbe nemmeno un altro endorsement di Salvini. L’ex amicone Domenico De Masi gli consiglia di prendersi il tempo necessario per laurearsi e imparare le lingue. Il brutto è che la situazione è talmente fragile che non potrebbe nemmeno avercelo.

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