Attualità
“Il mio Luca è stato tradito da qualcuno che gli stava molto vicino”
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-02-26
La moglie dell’ambasciatore Attanasio lo ha detto in un’intervista a Il Messaggero: “Qualcuno che conosceva i suoi spostamenti ha parlato e lo ha venduto”. E La Stampa rivela che l’ambasciatore in passato abbia chiesto di raddoppiare la scorta.
La moglie di Luca Attanasio ne è convinta. E rivela questa sua convinzione durante un’intervista a Il Messaggero: “Il mio Luca è stato tradito da qualcuno che gli stava molto vicino”. E ancora: “L’unica risposta che mi sono data e che posso dare è che qualcuno che conosceva i suoi spostamenti ha parlato, lo ha venduto e lo ha tradito. Mentre io ho perso l’amore della mia vita”. Parole strazianti. Ed effettivamente il dubbio della moglie di Attanasio è condiviso da molti. E ovvero: chi sapeva della missione dell’ambasciatore? Chi è che ha segnalato a che ora e in che punto sarebbero passate le due jeep bianche su cui viaggiavano i sette (lui, il carabiniere Vittorio Iacovacci, l’autista Mustafa Milambo, il vicedirettore del Pam in Congo Rocco Leone e tre congolesi – di cui non si hanno tracce)?
Alcune informazioni utili potranno essere date da Leone, che – dopo essere già stato sentito dai Ros e fagli 007 italiani – verra ascoltato anche a Roma, in procura. Quello che è trapelato da quanto ha detto lui è che gli assalitori fossero sei (cinque armati di kalashnikov e uno di machete). Ma non tanto di più. Non c’è stata esecuzione, e questo lo ha detto l’autopsia. Ma le morti (a parte quella dell’autista), sono avvenute durante lo scontro a fuoco: iniziato da chi? Dai ranger o dai rapitori? Anche questo è troppo presto per dirlo. I dubbi sono ancora tanti, e le stranezze anche. Come quella riportata oggi dal quotidiano La Stampa:
Luca Attanasio si era reso conto di operare in una zona molto pericolosa e per questo, raccontano adesso, aveva chiesto aiuto alla Farnesina per ottenere una scorta rafforzata, ma il suo allarme è rimasto inascoltato. è arrivato a Kinshasa nel 2017. Un anno dopo, nel 2018, ha inviato una lettera alla Farnesina, a Roma, per richiedere formalmente che la scorta di due carabinieri di cui disponeva venisse raddoppiata. Evidentemente, nel corso delle missioni che aveva compiuto nell’arco di dodici mesi aveva avvertito che sarebbe stato più prudente e sicuro operare con una difesa personale più consistente. Il ministero degli Esteri, in seguito alla sollecitazione ricevuta, ha inviato, come da prassi, un suo ispettore a verificare la situazione. Ma la visita e la verifica sul posto non hanno purtroppo portato ad un esito positivo. Tant’è che Attanasio ha continuato ad essere protetto solo da due militari. A rafforzare la sua richiesta, in verità, c’era anche il fatto che prima del suo arrivo, l’ambasciatore italiano a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, aveva una scorta di quattro persone. Come mai furono poi ridotte a due? E sulla base di quali elementi non è stato espresso parere favorevole alla domanda di Luca Attanasio? La Farnesina, contattata in serata da La Stampa, non ha dato risposte in merito alla vicenda.