Cultura e scienze
L'intervista ad Elsa Fornero che non piacerà a Renzi
neXtQuotidiano 20/11/2014
Oggi sul Corriere della Sera
Il Corriere della Sera pubblica, a firma di Lorenzo Salvia, un’intervista ad Elsa Fornero, ex contestatissimo ministro del lavoro del governo Monti alle prese con la riforma delle pensioni e il caso esodati poi. La Fornero commenta il Jobs Act di Matteo Renzi in un modo che forse non piacerà al presidente del Consiglio. Subito le chiedono un giudizio sulla riforma dell’articolo 18: ««Sui licenziamenti economici mi pare il proseguimento del percorso che avevamo tracciato noi. Nella sua formulazione originaria anche la nostra riforma cancellava il reintegro. Fu poi per insistenza di Bersani, e con l’esplicito accordo di Casini e Alfano, che inserimmo quella formula che permette il reintegro solo quando il motivo economico è manifestamente insussistente. Ma già adesso chi vince una causa ottiene quasi sempre un’indennità. Non cambia molto». Sui licenziamenti disciplinari secondo la Fornero il governo ha sbagliato: ««Il governo vorrebbe sostanzialmente abolire la discrezionalità del giudice. Ma, così come ci sono lavoratori che si comportano male, ci possono essere anche datori di lavoro che si comportano male. E se c’è una controversia a decidere deve essere un terzo. Non vedo chi se non un magistrato». E poi c’è il domandone:
Il governo ripete che le nuove regole valgono solo peri nuovi assunti. Per chi ha un contratto non cambia nulla. Sarà davvero così?
«Credo che nel medio termine le nuove regole saranno applicate a tutti. So bene che l’impostazione è dire si comincia e poi si estende. Ma, se si ritengono migliori queste norme, bisognerebbe avere il coraggio di dire che le modifiche riguarderanno tutti i lavoratori privati, anche quelli già assunti. E,perché no, anche i dipendenti pubblici. Altrimenti si perpetuano le diseguaglianze».
Insomma, la Fornero è convinta che la riforma di oggi sia l’antipasto per l’estensione delle nuove misure a tutti. Una cosa che invece il governo ha sempre negato, e proprio questa posizione ha portato all’assenso alla riforma da parte di alcuni sindacati. Adesso la Fornero candidamente ammette che l’estensione servirebbe a eliminare le diseguaglianze che questa riforma, in effetti, crea tra chi ha il vecchio e chi il nuovo regime sull’Articolo 18.
Come scrivevamo ieri, in soldoni, quindi, se un’azienda decide di esternalizzare l’ufficio paghe o l’assistenza informatica e licenzia per motivi economici chi in azienda lavorava in quelle posizioni, e il licenziamento poi viene dichiarato illegittimo dal giudice, d’ora in poi non ci sarà più la reintegra ma soltanto l’indennizzo economico. Quanto? La decisione verrà presa in un decreto delegato del governo, ma già da oggi si parla di un indennizzo monetario fino a un massimo di 1,5 mensilità per ogni anno di impiego, come scrive oggi Il Sole, fino a un tetto di 36 mensilità, oltre il quale il giudice non potrà andare. Il datore di lavoro potrà anche versare spontaneamente una indennità al lavoratore licenziato (una mensilità per ogni anno di servizio, fino a un massimo di 24 mensilità). A questo punto, se il lavoratore rifiuta la conciliazione, dovrà impugnare il licenziamento entro un termine breve e certo.
Articolo 18: come funziona la reintegra nel resto dell’Europa
Foto copertina da Flickr