Cultura e scienze
L'intervista a Maurizio Abbatino, il Freddo di Romanzo Criminale
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-12-21
Emiliano Liuzzi a colloquio sul Fatto con l’ex boss della Banda della Magliana
Emiliano Liuzzi sul Fatto Quotidiano intervista oggi Maurizio Abbatino, che ha lasciato il carcere da uomo libero qualche tempo fa dopo aver scontato tutte le sue pene ma è uscito anche dal programma di protezione dei pentiti che gli aveva assicurato una vita dignitosa. A parte la sgradevole sensazione di sentirlo bussare a denari, l’intervista è interessante e godibile soprattutto nella parte in cui parla di Carminati, oggi in carcere per Mafia Capitale:
Lei era legato a Carminati. Il Cecato o Il Nero, come lo vogliamo chiamare?
Avevo rispetto. Ho messo esplosivi con lui. Era dei nostri, nonostante fosse molto diverso danoi. Comunquesul primo attentato al quale accennavo prima, durante la mia deposizione il nome di Carminati lo lasciai fuori. Ci sono arrivati i magistrati e allora cambiai la mia versione. Ma l’ho anche coperto. Ci sono persone alle quali il suo ricordo è rimasto legat o? Oltre a mio fratello? Si,oltre a lui.Parlo deisuoi compagni di malavita. Franco Giuseppucci.
E Renatino De Pedis?
Anche lui. Ma poi iniziò a fare riferimento alla mafia di PippoCalò.Era diverso,amodo suo, da noi. De Pedis amava un’altra vita,la bellavita. Pensava ai soldi e li metteva da parte. Agiva con altro spirito, è sempre stato amante dei poteri e della vita da nigth.
Anche lei era pieno di quattrini.
Io avevo la malattia del gioco d’azzardo, li bruciavo, i quattrini. De Pedis no. Non era come me. Ma eravamo legati, certo. Amici.
E’ stato scritto tutto sulla Banda della Magliana?
Una parte di storia. Ma non tutta. Io potrei continuare a parlare, ma a un certo punto mi sono fermato fino al punto in cui avevo le prove. Oltre non sono andato. Non potevo. Ma la storia della banda della Magliana è molto più complessa. E c’entra molto di più con la P2 rispetto a quanto è emerso. Lei tenga conto che ogni tanto il generale Santovito, l’ex capo del Sismi,mi faceva arrivare i saluti. Io non l’avevo neanche mai conosciuto. A un certo punto, non so se per la nostra capacità di uccidere e il controllo del territorio, ma eravamo rispettati dai poteri deviati e da una certa politica, allora molto influente. E se Mafia Capitale, come è stata ribattezzata, è emersa quando ormai tutti sapevano e non potevano fare a meno che esplodesse lo scandalo, qualcuno li aveva coperti. Carminati sapeva benissimo che lo avrebbero arrestato.
Lei parla ancora come un b o ss .
Sono uno che ha sempre letto i giornali. Tutti sapevano. Tutti conoscono le coperture di Carminati.
Perché lei è così certo che la vogliano morto?
Io non so tutto, ma so molto. Anche di quello che non è emerso. E non credo che sia solo la malavita in giro a volermi far fuori, ma anche alcuni apparati, un tempo servizi segreti, oggi non so più come si chiamano. Nella mia vita blindata mi sono fidato della polizia, certo, ma molto più della squadra mobile che non della Digos.
Però è lei che ha chiesto di uscire dal programma di prote z i o n e .
Sì, ma cinque anni fa e comunque non è andata esattamente così. Oggi mi lasciano fuori senza un centesimo in tasca. Vogliono che torni in strada. L’ultima volta mi hanno chiesto l’Iban. L’Iban? Come se io potessi avere un conto corrente. E quelli cheguidano il programma protezione lo sanno molto bene. Ma scoppia Mafia Capitale e mi mandano fuori. E’ stata una manovra, non so voluta da chi. Un segnale a coloro che volevano parlare: guardate che fate la fine di Abbatino se collaborate, questo hanno voluto dire.