Cultura e scienze
La storia del Vangelo della moglie di Gesù
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2015-08-27
Si infittisce il mistero attorno al cosiddetto Vangelo della Moglie di Gesù: un frammento di pochi centimetri quadrati che fa discutere la comunità scientifica da diversi anni. Tra falsi, strane storie e ricerche ancora da pubblicare
Un po’ come la scoperta della vera Atlantide o del Sacro Graal ciclicamente torna fuori la storia del “Vangelo” della Moglie di Gesù. Si tratta di una piccola porzione di papiro grande all’incirca come un biglietto da visita sulla quale sono vergate poche righe in lingua copta. Nel breve testo di otto righe si può leggere il frammento di una frase: «Gesù disse loro, “Mia moglie”…» che farebbe supporre non tanto che Gesù avesse una moglie quanto il fatto che durante i primi secoli dell’era cristiana i fedeli credessero che Gesù fosse sposato e che esistesse una discepola di nome Maria (si presuppone si tratti di Maria Maddalena). Il problema principale non è questa “rivelazione” ma l’autenticità del cosiddetto Vangelo della Moglie di Cristo che è ancora tutta da provare.
L’oggetto è comparso abbastanza misteriosamente nel 2012 allorché fu consegnato dal suo misterioso proprietario/collezionista di papiri antichi alla professoressa Karen L. King dell’Università di Harvard per un’analisi. La King ha fugato subito ogni dubbio circa il fatto che il papiro fornisca la prova riguardo un eventuale moglie di Gesù. Si suppone infatti che il testo risalga ad un periodo molto posteriore (intorno al settimo o all’ottavo secolo d.C.) per poter essere considerato una fonte storica attendibile. Niente a che vedere quindi con i romanzi di Dan Brown e tutta la mitologia collegata. L’importanza del papiro, se ne venisse confermata l’autenticità, è un’altra e riguarda le questioni teologiche affrontate dai primi cristiani sul matrimonio e sul ruolo della donna in seno alla nascente comunità cristiana. Dimostrerebbe, quindi, che c’è stato un tempo in cui alcuni cristiani ritenevano un fatto certo che Gesù fosse sposato e questo potrebbe fare luce sull’evoluzione del pensiero cristiano relativamente alla sessualità e al celibato dei sacerdoti. Per la King il frammento è autentico: risultano autentici sia il papiro (risalente appunto a circa a milleduecento anni fa) sia l’inchiostro usato, che sarebbe compatibile con quelli usati in quell’epoca. La datazione al radiocarbonio collocherebbe la produzione del testo tra il 659 e l’869 d.C. e secondo la King si tratterebbe di una copia di un testo greco ancora più antico, possibilmente scritto attorno al secondo secolo dopo Cristo. In molti però, nel corso di questi anni hanno contestato le conclusioni fatte dalla professoressa King. C’è chi, come il professor Christian Askeland, ha suggerito che in realtà il papiro sia una copia (dal momento che è molto simile come struttura) ad un papiro che si ritiene essere una copia del Vangelo di Giovanni anch’essa in possesso dello stesso collezionista che ha fatto pervenire il papiro alla King. Il problema è che questo secondo testo è un falso, perché il presunto frammento del Vangelo di Giovanni è scritto in una lingua che all’epoca in cui è datato il papiro era già estinta da diversi secoli. Di conseguenza – è il ragionamento – lo deve essere per forza anche il cosiddetto Vangelo della Moglie di Gesù. Secondo alcuni scettici appare quantomeno improbabile che la stessa persona si sia trovata per le mani due documenti così preziosi, sarebbe un colpo di fortuna davvero sospetto. Fino ad oggi insomma le origini e le modalità con le quali il frammento del Vangelo della Moglie di Gesù è giunto fino a noi sono state avvolte nel mistero. Live Science ha tracciato le vicende di entrambi i papiri fino al suo precedente proprietario, un certo Hans-Ulrich Laukamp che li aveva acquistati (assieme ad altri quattro) a Potsdam – nell’allora Germania Est – nel 1963. In qualche modo Laukamp sarebbe riuscito a farli arrivare in America dove ad un certo punto dopo la sua morte sono passati in mano all’attuale e anonimo proprietario. La notizia di questi giorni è che James Yardley, un ricercatore della Columbia University, avrebbe dimostrato che gli inchiostri usati per la stesura dei due papiri (quello della Moglie di Gesù e quello di Giovanni) non sarebbero gli stessi:
In our first exploration, we did state that the inks used for the two documents of interest were quite different. The more recent results do confirm this observation strongly
Verrebbe così a cadere una dei punti della teoria di Askeland che sostiene che siano stati scritti entrambi dalla stessa mano. Il condizionale però è d’obbligo perché la ricerca di Yardley non è ancora stata pubblicata ed è in attesa di superare il processo di revisione scientifica. È ancora presto per dire l’ultima parola su questo piccolo frammento di papiro che continua a far versare fiumi d’inchiostro.