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La controffensiva del governo contro i furbetti del super-cashback

neXtQuotidiano 11/02/2021

A Treviso un uomo ha deciso di rifornire la sua auto con 50 euro di benzina in 150 transazioni. Ecco chi sono, come agiscono e cosa rischiano dopo la raffica di segnalazioni al MEF

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Una volta erano famosi i furbetti del cartellino, oggi lo sono diventati quelli del cashback. Anzi: del super cashback. Di cosa stiamo parlando? Si tratta di un premio da ben 1.500 euro, che verrà assegnato ogni sei mesi ai 100mila che avranno effettuato il maggior numero di transazioni attraverso la moneta elettronica, e che si siano inscritti (soprattutto) all’app Io, con tanto di Spid e identità digitale. Fin qui tutto ok. Solo che in questa competizione c’è chi gioca sporco, e procede con il frazionamento dei pagamenti, anche per cifre al di sotto dell’euro. Un esempio: a Treviso un uomo ha deciso di rifornire la sua auto con 50 euro di benzina, e l’ha fatto con 150 transazioni, per pagamenti che vanno dai 30 ai 50 centesimi. Che, a onor del vero, è permesso. O meglio: non è vietato. Anche se si sta pensando di mettere in moto una stretta per pagamenti troppo frazionati e ravvicinati, magari con un limite massimo di transazioni quotidiane nella stessa attività commerciale.

Scrive Il Messaggero:

I controlli anti-furbetti sono partiti dopo che al ministero dell’Economia sono arrivate le prime segnalazioni da parte dei commercianti: PagoPa, la società in house di Palazzo Chigi che gestisce l’app Io, principale porta d’accesso al cashback, sta individuando chi ha compiuto nello stesso negozio pagamenti ravvicinati da pochi centesimi l’uno con intenti fraudolenti. La Federazione italiana gestori impianti stradali di carburanti (Confcommercio) fa sapere che sono allo studio nuovi paletti. Per ora tutte le transazioni vengono conteggiate dal sistema, a prescindere dall’importo, mentre in futuro potrebbe essere fissato un limite al numero di micro-pagamenti validi ai fini del cashback che sarà possibile effettuare nell’arco di un giorno nello stesso negozio. Il tetto interesserà con ogni probabilità le transazioni d’importo sotto un euro.

I primi a denunciarne il malfunzionamento sono stati gli stessi commercianti, che così rischiano di pagare di più tra transazioni elettroniche e scontrini, di quanto andrebbero a guadagnare. Ancora il quotidiano romano:

A sollevare la questione sono stati i gestori delle stazioni di benzina. In queste settimane i furbetti del cashback hanno preso d’assalto gli impianti di carburante self service e approfittato dell’assenza di personale per fare il pieno di benzina a colpi di micro-transazioni, così da salire nella classifica dei pagamenti cashless realizzati. In provincia di Treviso, per fare un esempio, il titolare di un impianto ha trovato una mattina il proprio registratore di cassa senza carta e circa 150 scontrini fatti, tra le 8 e le 10 della sera precedente, per un importo di spesa di soli 50 euro in totale: la maggior parte delle transazioni era di 30, 50 e 70 centesimi. Ma c’è anche chi ha diviso un rifornimento da 6,5 euro in 62 pagamenti bancomat, eseguiti in meno di un’ora. L’attuale regolamento del cashback non vieta questo tipo di pratica. L’assenza di norme precise contro i furbetti del cashback comporta tuttavia un prezzo da pagare per gli esercenti, che versano una commissione per ogni pagamento registrato.

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