“La cannabis è un oppiaceo”: l’epic fail del medico proibizionista

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-01

Su Tpi la bizzarra teoria del cardiologo che si schiera contro la legalizzazione della cannabis. E si scatena l’ironia del web

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“La Cannabis? E’ un oppiaceo. E, come tale, crea dipendenza”. Se credevate di averle sentite tutte in tema di droga, dovete ricredervi. C’è chi è riuscito a spostare l’asticella della disinformazione un po’ più in là. E’ il caso del dottor Antonio Giuseppe Rebuzzi, primario di Cardiologia al Gemelli di Roma, che in un articolo su Tpi sulle ragioni del No al referendum sulla cannabis legale ha esordito con una dichiarazione che sarebbe considerata imbarazzante anche per un liceale.

“Come medico sono contrario al referendum, perché la Cannabis è un oppiaceo. E gli oppiacei creano dipendenza. Oggi prendi uno, domani prendi tre, dopodomani cento.”

Un’affermazione talmente priva di fondamento da costringere lo stesso giornale a correre ai ripari con una nota di redazione che corregge Rebuzzi.

“Per correttezza scientifica: la Cannabis non è un oppiaceo, al massimo si può affermare che il cannabidiolo interagisce con i recettori oppioidi.”

Insomma, non un grande biglietto da visita per un medico che dovrebbe convincere gli italiani a non sostenere un eventuale referendum sul tema. Se questi sono gli esperti che vengono in soccorso di chi si oppone alla proposta, la strada per Giovanardi, Gasparri e soci si annuncia tutta in salita. D’altra parte, affidare a un cardiologo un parere da esperto in materia di piante, droghe (?) e dipendenze non è che sia stata la migliore idea del mondo, ma chi lo ha fatto probabilmente dava per scontato che fosse sufficiente aver aperto un libro di bilogia per non incappare in errori così marchiani. Ma anche la pagina Wikipedia sarebbe bastata per scoprire che la cannabis o canapa – citiamo testualmente:

“E’ un genere di piante angiosperme della famiglia delle Cannabaceae. Secondo alcuni comprende un’unica specie, la Cannabis sativa, la pianta storicamente più diffusa in occidente, a sua volta comprendente diverse varietà e sottospecie;[1] secondo altri invece si distinguono tre specie, C. sativa, C. indica e C. ruderalis.[2][3][4][5]”

Ma Rebuzzi, impavido, non si ferma qui e si avventura in una spiegazione più dettagliata del motivo per cui legalizzare la cannabis sarebbe un errore fatale, ricorrendo alla rivisitazione molto personale di una vecchia teoria che non ha mai smesso di essere di moda tra i proibizionisti.

“Il salto di specie dalla Cannabis alle droghe pesanti diventa molto comune perché arriva un momento in cui per soddisfare la dipendenza il corpo richiede una dose superiore.Legalizzare la marijuana rende più semplice l’avvicinamento a una cosa che fa male e credo che sia uno sbaglio che uno Stato serio non dovrebbe mai fare”.

Cosa sia esattamente “il salto di specie” dalla cannabis alle droghe pesanti non è chiarissimo, anche perché, seguendo il ragionamento dello stesso Rebuzzi, passare da un oppiaceo a un altro oppiaceo (vedi l’eroina) non sarebbe né un salto né tantomeno di “specie”. Ma nessuno ha osato chiedere spiegazioni ulteriori.

 

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