Perché Angelina Jolie si è fatta rimuovere le ovaie

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-03-24

Dopo la doppia mastectomia di due anni fa l’attrice ha annunciato oggi di essersi sottoposta ad un intervento per la rimozione delle ovaie nel tentativo di sfuggire alla sorte della madre e della nonna. Una scelta però che non è per tutte

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L’ultima volta che Angelina Jolie ha parlato delle sue scelte in campo medico è scoppiato un caso mediatico senza precedenti. Due anni fa l’attrice e regista hollywodiana aveva raccontato di essersi sottoposta ad una doppia mastectomia dopo aver effettuato un test genetico ed aver scoperto di essere affetta da una mutazione del gene BRCA1. Questo particolare tipo di mutazione avrebbe potuto aumentare le probabilità di contrarre un cancro al seno e per scongiurare questa eventualità la Jolie scelse di farsi operare e rimuovere quindi la causa di un eventuale tumore. Secondo i medici consultati da Angelina Jolie il gene difettoso aumentava dell’87% il rischio di contrarre un cancro al seno e del 50% quello di un tumore alle ovaie.

L’ASPORTAZIONE DELLE OVAIE
In un pezzo pubblicato oggi sul New York Times Angelina Jolie racconta la sua nuova operazione chirurgica anti-cancro, quella per l’asportazione delle ovaie e delle tube di falloppio. L’attrice fa subito capire che la sua scelta non è dettata solo dal risultato del test che le ha rivelato di essere affetta dalla mutazione del gene BRCA1 ma soprattutto dalla sua storia familiare. Il gene in questione difficilmente non si esprime, e la sopravvivenza a 5 anni al tumore ovarico epiteliale si attesta intorno al 30%. Sopravvivenza in cui la qualità della vita del paziente risulta drasticamente ridimensionata peraltro, dato che le tecniche attuali richiedono il “residuo 0” che significa il ricorso alla chirurgia distruttiva. Più ovviamente chemioterapia e radioterapia. La madre di Angelina Jolie, la nonna e la zia sono infatti tutte e tre morte per cancro alle ovaie. La Jolie continua quindi la sua battaglia preventiva contro il cancro. Certo, gli esami non hanno trovato tracce del tumore e nemmeno durante l’intervento sono stati individuati tessuti danneggiati. Ma vista la rapidità con la quale si sviluppa quel particolare tipo di cancro Angelina Jolie ha avuto pochi dubbi. Meglio entrare in menopausa a 39 anni (quindi con circa una quindicina d’anni di anticipo) che correre il rischio di morire di cancro a 56 anni come sua madre. Dal racconto della Jolie traspare un unico desiderio: quello di liberarsi di una parte di sé che potrebbe ucciderla. Nessun tentennamento, nessuna ricerca di soluzioni alternative (non terapie alternative, ma soluzioni) per evitare di ricorrere alla chirurgia. Quella parte del corpo era diventata ostile ancora prima di esserlo realmente e quindi l’unica cosa da fare era rimuoverla chirurgicamente. La determinazione della Jolie nell’assumere il totale controllo del proprio corpo è senza dubbio ammirevole ed arriva al punto di togliere i segni esteriori ed interiori della propria femminilità senza per questo sentirsi meno femminile. Anzi continuando a farlo con orgoglio.
 
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA SCELTA DI ANGELINA JOLIE
Ci sono alcuni punti che la decisione così netta di Angelina non tocca o sembra volutamente lasciare ai margini del discorso. Innanzitutto c’è il problema (come per altro nel caso della doppia mastectomia) che pure eliminando il rischio di cancro alle ovaie il fatto stesso di entrare in menopausa in modo anticipato non è un passaggio privo di rischi. La Jolie racconta di essersi fatta impiantare un IUD per compensare gli squilibri ormonali ma c’è la possibilità che, priva della protezione fornita da alcuni ormoni prodotti durante l’età fertile la Jolie si esponga prematuramente ad altri fattori di rischio per la sua salute. In secondo luogo l’attrice dice di aver voluto raccontare la sua vicenda personale per poter essere d’aiuto a tutte quelle donne che si trovano nella sua stessa situazione. C’è da chiedersi però in che modo questo aiuto possa essere raccolto dalle donne americane, visti gli alti costi delle assicurazioni per le cure mediche soprattutto per interventi chirurgici così costosi. Infine la scelta di Angelina Jolie ci mette nuovamente di fronte alla domanda riguardante cosa sia la prevenzione. Al di là dei fattori di rischio genetici e dei casi familiari, la visione di cui la Jolie si fa portatrice è quella secondo la quale solo la chirurgia è preventiva. Non tutti sono però d’accordo, soprattutto visto e considerato che l’intervento chirurgico non è in grado di eliminare totalmente i rischi. È quindi necessario sempre e comunque sottoporsi a controlli periodici in modo da monitorare costantemente il proprio stato di salute. A volte togliere quella che viene percepita come la fonte del problema non elimina tutti i rischi. L’ultimo ma forse il più importante problema sollevato dalle decisioni della Jolie è quello riguardante i test genetici. Innanzitutto è bene ricordare, visto che sul mercato sono disponibili a costi molto bassi servizi (come ad esempio 23andme) che fanno test genetici sul DNA, che di per sé la presenza di un solo marcatore non è indicativa di una reale eventualità di ammalarsi dal momento che è necessario verificare le interazioni con altri geni. Per questo motivo è da evitare la psicosi del ricorso allo “screening fai da te” senza la supervisione medica. In USA esiste già la figura del “genetic counselor” una figura ibrida, tra psicologo, genetista e medico di famiglia in grado di guidare i pazienti verso scelte terapeutiche davvero informate. Quando gli screening genetici diverranno un ulteriore strumento diagnostico sarà necessaria la presenza di una figura in grado di seguire i nuovi pazienti che, pur non essendo ancora malati, saranno consapevoli di correre rischi per la loro salute in un futuro prossimo. Ad esempio una possibilità sarà quella di personalizzare l’intervento terapeutico (ad esempio modulando la periodicità dei controlli) per evitare di ricorrere a rimedi drastici (e non così personalizzati) come la chirurgia preventiva di Angelina Jolie.

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