Il padre della vittima del Morandi che ha rifiutato 1 milione di euro: “La vita di mio figlio non ha prezzo”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-01

Roberto Battiloro oggi è a Genova in occasione del secondo incidente probatorio: uno dei pochissimi parenti delle vittime rimasto a combattere in aula. Per arrivare qui ha scelto un percorso alternativo per non passare dal nuovo ponte: “Mi ricorda che la ricostruzione è stata molto più veloce della giustizia”

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Roberto Battiloro ha 60 anni, è padre di Giovanni, giornalista e videomaker napoletano e una delle 43 vittime del Ponte Morandi. Oggi, a due anni e mezzo di distanza da quel maledetto 14 agosto 2018, Battiloro è tornato a Genova ed è arrivato stamattina al Palazzo di Giustizia in occasione del secondo incidente probatorio sulla tragedia. È uno dei pochissimi parenti ad essere in aula, uno degli ultimi rimasto ancora a combattere per avere verità e giustizia.

Oggi, al “Corriere della Sera” ha rivelato di aver rinunciato a un risarcimento di un milione di euro. Al giornalista che gli ha chiesto perché, Battiloro ha risposto senza esitazioni:

“Devo dire che mi sono sentito un po’ solo e avvilito in questi anni. Gli avvocati di Aspi ci hanno contattato quattro volte, con offerte anche molto importanti. Ma io non ne avrei accettati neanche 10 di milioni perché non voglio ristori. Questo non è un Superenalotto e mi ha sorpreso come siano riusciti a comprarsi 40 famiglie. No, prima di tutto deve uscire la verità. Spero che questa mia rinuncia contribuisca ad avere un vero giudizio. Il procuratore Cozzi me l’ha giurato in faccia: “Tratterò il processo come se fosse morto mio figlio”, mi ha detto. Capisco però chi ha accettato il denaro: se con il proprio caro qualcuno ha perso una fonte di reddito, non è facile tirare avanti.”

Il figlio Giovanni quel 14 agosto stava andando in vacanza con tre amici, tutti morti tra le macerie del ponte.

Battiloro ricorda bene quel giorno che ha cambiato per sempre la sua vita. Da allora è cominciata per lui una lunga odissea umana e giudiziaria che lo ha portato sino a qui. Un percorso difficilissimo, insieme alla figlia Laura e all’avvocato Antonio Cirillo, che vivrà oggi una delle tappe più importanti.

“Non dormo da una settimana per questo appuntamento: inizia il processo ai responsabili del delitto di Giovanni” racconta sempre al “Corsera”. “Siamo in linea con i periti del giudice: lo strallo malato, la ruggine, l’incuria, il risparmio sulle manutenzioni per i dividendi. Per arrivare sino qui ho studiato un percorso alternativo per non dover passare sul ponte, perché mi ricorda che la giustizia non è stata veloce quanto la ricostruzione. Il problema è irrisolto e c’è ancora chi prende i pedaggi per il transito.”

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