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Il medico Bartolo a Lipa: “Lì sembra Auschwitz, ho pianto” | INTERVISTA

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-02-01

I migranti vorrebbero attraversare il confine e fare domanda d’asilo: “Ho visto l’inferno”

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“Se le descrivo ciò che ho visto, capisce a cosa mi stia riferendo”, dice a Nextquotidiano Pietro Bartolo, l’europarlamentare medico di Lampedusa, che per quasi 30 anni è stato responsabile delle prime visite ai migranti che sbarcano nel porto Siciliano. Il 29 gennaio è partito per una missione in Bosnia con i colleghi democratici di Bruxelles Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti. Sono arrivati a Lipa, dove in centinaia (forse migliaia), stanno cercando di oltrepassare il confine croato per fare domanda di asilo politico. Dopo un’ora di viaggio in macchina, attraversando strade sterrate e innevate a temperature sotto lo zero, i parlamentari arrivano al campo. Un’ultima curva e: “L’inferno, ho visto l’inferno”.

Si spieghi. 

“Siamo arrivati in questa radura, un freddo glaciale, neve ovunque. Davanti a noi abbiamo visto un recinto metallico con all’interno delle tende. In fila indiana, uno dietro l’altro, c’erano un centinaio di persone che aspettavano di ricevere un tozzo di pane. Alcuni di loro erano senza vestiti, con indosso solo una copertina che lasciava parti del corpo scoperte; altri erano senza scarpe, con le infradito – continua a raccontare Bartolo, lasciando trasparire emozione -. Mi sono tornate alla mente le immagini dei campi di concentramento. È stato un pugno nello stomaco così forte che ho vomitato. E – non mi vergogno a dirlo – ho pianto”.

Fonte: pagina Facebook Pietro Bartolo

Cosa ha visto poi?

“Il campo è un inferno, ripeto. Ci sono tende (completamente innevate), che potrebbero ospitare tre o quattro persone, che però al loro interno ne contengono anche 40. Sono ammassati gli uni sugli altri, perché cercano in questo modo di scaldarsi a vicenda. Si tratta per lo più di giovani uomini, la maggior parte pachistani, ma ci sono anche indiani e afghani. All’interno delle tende hanno costruito dei letti a castello in ferro: ci guardavano muovendo solo la testa. Quell’immagine ci ha fatto pensare ad Auschwitz. Il loro grido era una richiesta di aiuto”.

Bartolo Bosnia 3

Fonte: pagina Facebook Pietro Bartolo

Cosa vi hanno detto?

“Ci hanno raccontato che da questo campo ogni giorno provano a scappare, per cercare di superare il confine croato e fare richiesta d’asilo. Ma che vengono puntualmente respinti dalla polizia di frontiera. Vengono picchiati, svestiti e torturati: gli tolgono i telefoni, gli indumenti e le scarpe. Alcuni di loro hanno provato a farlo anche 70-80 volte, rimanendo spogliati. Non tutti poi riescono a trovare di nuovo posto nel campo di Lipa, dove almeno hanno le tende. Molti di loro rimangono quindi in quella foresta maledetta, e – mi dicono – quando poi fa primavera e le nevi si sciolgono, si trovano molti cadaveri di questi giovani. Io credo che ci saranno molti morti: c’era gente che si lavava nella neve con una bottiglietta d’acqua. Io ero coperto bene, con maglioni, scarpe e giacche. Eppure dopo 10 minuti mi sentivo congelare. Ma la polizia – come detto – li respinge”.

È successo anche a voi.

“Sì, esattamente. E si tratta di un episodio gravissimo. La polizia croata non ci ha permesso di varcare il confine e di vedere in che condizioni versassero alcuni migranti. Ci hanno cacciati, eppure era nostro diritto controllare e ispezionare in qualità di europarlaemntari. Non ci è stata data alcuna giustificazione credibile, e quindi mi pare evidente che volessero nascondere qualcosa che non volevano che vedessimo. Sono stati arroganti e poco rispettosi, e in Europa chiederemo spiegazioni di questo ordine che sicuramente è arrivato dall’alto, dal governo centrale”.

Bartolo polizia croazia

Fonte: pagina Facebook Pietro Bartolo

E cos’altro direte al Parlamento?

“Faremo senz’altro una relazione, in cui chiederemo conto di alcune cose. Oltre a chiedere spiegazioni – come detto – sul trattamento che ci ha riservato la Croazia, metteremo in evidenza le condizioni in cui vivono queste persone, bisogna far capire all’Europa che non è questo il modo di affrontare il tema delle migrazioni, che non si possono pagare gli Stati per poi voltare lo sguardo da un’altra parte, lavandosene le mani. Bisogna governare, e non contrastare, il fenomeno migratorio. Anche perché si tratta di 7-8mila persone in tutto. Un numero piccolissimo, se distribuito nei 27 Paesi membri: non è un’invasione, come alcuni ci vogliono far credere. Tutto questo è immorale e noi ce l’avremo sulla coscienza”.

 

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