Il gioco furbo di Luca Zaia sul Parco della Lessinia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-30

Dopo la marcia dei diecimila che domenica hanno protestato contro la contestatissima legge regionale che riduce di quasi duemila ettari (su diecimila) la superficie del parco naturale regionale Zaia dice che non ne sapeva nulla e prende tempo, ma non ritira la proposta di legge come invece hanno chiesto gli ambientalisti. Di mezzo ci sono le elezioni regionali e il voto della potente lobby dei cacciatori veneti

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Domenica 26 gennaio diecimila persone si sono ritrovate sui sentieri delle montagne di Bosco Chiesanuova nel Veronese, nel parco dei Lessini. Era una marcia di protesta pacifica preceduta la settimana prima da un’altra manifestazione a Ciano del Montello (Treviso) dove 500 persone si sono ritrovate per difendere il sito Natura 2000 delle Grave del Piave. La protesta era contro una legge della Regione Veneto che avrebbe ridotto del 18% le dimensioni del parco naturale regionale della Lessinia.

Come la maggioranza di centrodestra vuole ridimensionare il Parco della Lessinia

Secondo le associazioni ambientaliste la legge regionale 451, presentata da alcuni consiglieri di maggioranza Alessandro Montagnoli, Enrico Corsi e Stefano Valdegamberi, avrebbe ridotto di 1.700 ettari (su diecimila) la superficie del parco naturale declassandoli a “area contigua”. Il parco regionale è stato istituito nel 1990 e proprio quest’anno compie trent’anni. Eppure qualcuno nella regione “modello” del buon amministrare in salsa leghista ha pensato bene di ridurre le aree protette. Dopo la marcia di protesta dei diecimila il Presidente del Veneto (anzi, dei veneti, come ama definirsi) Luca Zaia ha fatto sapere di essere “infuriato” con i suoi consiglieri che avrebbero mandato avanti (e fatto approvare) la legge senza che lui ne sapesse nulla. Nonostante le proteste delle associazioni, ma forse nemmeno quelle le ha sentite.

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Fonte: Lessinia Futura via Facebook.com

Non è il primo tentativo. Come ricorda il consigliere regionale Dem Andrea Zanoni «già il 30 dicembre 2016 Zaia firmò la promulgazione della Legge 30 che all’articolo 71 prevedeva la riduzione dei confini del Parco della Lessinia, legge fortunatamente non applicata perché era scritta coi piedi». E non è l’unico parco regionale veneto a rappresentare un problema per la Lega.

Il consigliere regionale Graziano Azzalin punta il dito contro la gestione del patrimonio Ambientale da parte di chi è alla guida della Regione: «la Maggioranza, prima ha ridotto l’area del Parco Colli Euganei sono stati tagliati anche i fondi regionali[al quale NdR]; quindi, ha lasciato commissariati per anni i Parchi Veneti, per poi trasformare i Direttivi degli Enti Parco in veri e propri poltronifici accontentando gli amici degli amici; ora si riduce di duemila ettari la Lessinia». Oggi come già in altre occasioni Zaia scarica la responsabilità della decisione su altri. Ma non ci fa una bella figura, perché che cosa possono pensare gli elettori di un Presidente che oltre a non sapere cosa fa la sua maggioranza casca dalle nuvole quando gli chiedono come mail il MOSE non è ancora ultimato e dice di non saperne nulla?

Luca Zaia a caccia dei voti dei cacciatori veneti?

Da parte sua Zaia ora dice che con la nuova legge l’area del parco «non sarà più piccola, ma con il nuovo perimetro potrebbe anzi risultare più vasta di qualche decina di ettari» e ci tiene a precisare che «i nuovi rilievi geostazionari alla base della proposta di legge, non quelli originari fatti su carta, dimostrano che il nuovo perimetro del parco previsto dalla norma non sarà minore dell’attuale, ma potrebbe risultare più vasto di qualche decina di ettari». Insomma, da queste dichiarazioni sembra quasi che a Zaia la legge di cui non sapeva nulla piaccia.

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Eppure dopo la manifestazione di domenica Zaia non ha annunciato il ritiro della legge contestata come invece chiedono cittadini e associazioni (e come invece ha dichiarato la deputata M5S Francesca Businarolo su Facebook). L’idea – si legge sul Corriere di Verona – è quella di procedere con l’approvazione della nuova planimetria rimandando la decisione sulla pianificazione e la gestione del Parco. «Per questo proponiamo una modifica della proposta di legge che si limiti a precisare i confini corretti grazie alla georeferenziazione, demandando il resto all’Ente Parco e quindi alla Comunità» hanno scritto in una nota i tre consiglieri fautori della proposta. In questo modo la legge potrebbe passare senza essere ritirata, già prima delle elezioni.

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Il sindaco di Sant’Anna, a favore della legge regionale 451

Il nodo cruciale sembra essere infatti la scadenza elettorale del 31 maggio quando i veneti saranno chiamati a votare per un nuovo Presidente e a rinnovare il consiglio regionale. Impossibile non notare come Zaia voglia mettere una sordina alle proteste per non turbare eccessivamente la campagna elettorale. In Veneto la Lega non ha problemi e non ne vuole certo avere ora, anche perché un’improbabile sconfitta o ridimensionamento leghista in Veneto farebbe davvero male a Salvini. D’altra parte ci si interroga sui possa avere vantaggio dal ridimensionamento del Parco dei Lessini. Secondo i proponenti è per andare incontro alle esigenze degli abitanti dei comuni dell’area. Secondo i detrattori invece si tratta di un favore ai cementificatori e soprattutto ai cacciatori che in quei 1.700 ettari tolti al Parco della Lessinia potrebbero così andare a caccia. Inutile qui ricordare come in Veneto i cacciatori siano una vera e propria lobby, finanziata con fondi regionali e – per quanto riguarda alcune associazioni – schierata apertamente a sostegno dei partiti che fanno parte della maggioranza. Non a caso, ricordava Legambiente Verona qualche giorno fa, l’attuale presidente dell’Associazione Cacciatori Veneti Sergio Berlato (FdI) nel 2016 presentò un emendamento volto a ridurre la superficie del Parco dei Colli Euganei (Padova). I voti delle doppiette fanno gola.

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