Il Fatto e la storia del prestito da 2,5 milioni “garantito da Conte”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-15

Nei giorni scorsi siti come Dagospia, quotidiani come il Giornale,Libero, il Riformista, il Tempo e programmi tv come In Mezz’ora di Lucia Annunziata hanno parlato di un prestito da 2,5 milioni ottenuto dalla SEIF, società editrice del Fatto Quotidiano, da Unicredit “con la garanzia del governo Conte”. Oggi Cinzia Monteverdi smentisce tutto

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Nei giorni scorsi siti come Dagospia, quotidiani come il Giornale,Libero, il Riformista, il Tempo e programmi tv come In Mezz’ora di Lucia Annunziata hanno parlato di un prestito da 2,5 milioni ottenuto dalla SEIF, società editrice del Fatto Quotidiano, da Unicredit “con la garanzia del governo Conte“. Ad esempio Il Tempo ha scritto:

Anche il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio si finanzia con i prestiti garantiti dallo Stato e varati con il decreto Liquidità di Giuseppe Conte. La società editrice del Fatto, la Seif, ha infatti sottoscritto un finanziamento di 2,5 milioni di euro con un decreto con garanzia al 90% dal Fondo Centrale di Garanzia. La somma andrà restituita in sessanta mesi. Il finanziamento, spiega la società in una nota, “sosterrà il progetto di sviluppo industriale” del quotidiano. In una prima nota era stato spiegato che il finanziamento sarebbe stato garantito da Cassa Depositi e Prestiti, e quindi teoricamente non sarebbe stato legato direttamente al decreto Liquidità. Poi, però, è arrivata la rettifica. I soldi che arriveranno nelle casse di Travaglio e soci saranno proprio quelli garantiti attraverso il provvedimento del governo. Che, quindi, pur non volendolo, finirà col dare una mano a un giornale “amico”. Quando si dice la fortuna…

il fatto prestito garantito conte

Oggi l’amministratrice delegata dell’azienda Cinzia Monteverdi smentisce tutto: non ha chiesto soldi attraverso prestiti garantiti dallo Stato (e quindi Conte non c’entra nulla) e minaccia querele nei confronti di chi lo scrive:

Ci siamo limitati a chiedere un finanziamento a Unicredit per investimenti in immobilizzazioni, perché riteniamo che la crisi economica che attraversa il Paese potrebbe colpire diverse categorie con cui operiamo, a prescindere dai nostri buoni risultati: distributori, edicolanti, investitori pubblicitari e concessionarie potrebbero avere bisogno di tempo per liquidarci il dovuto. Pertanto mettiamo in conto per i prossimi mesi un oggettivo rischio finanziario (di liquidità) che potremmo essere costretti a coprire. Abbiamo anche ritenuto inopportuno un accesso a capitali sul mercato tramite Borsa, attualmente non conveniente.

Stiamo crescendo, in controtendenza rispetto al periodo storico, e stiamo pensando al futuro, come promesso. Il nostro piano di investimenti non si fermerà. Il finanziamento rientra nella legge 662 del 1996. È un normalissimo finanziamento bancario che, come da prassi in caso di destinazione a investimenti, è garantito dal Medio Credito Centrale. Dunque è falso che abbiamo chiesto un finanziamento pubblico, cheprendiamosoldi dalloStato,che riceviamo favori dall’attuale governo: semplicemente perché non è vero. Chi continuasse in questa mistificazione senza rettificare le diffamazioni diffuse per infangare il Fatto, ci costringerebbe ad adire le vie legali e ne risponderebbe in Tribunale.

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