Attualità
Lo scontro tra treni in Puglia e i «pericoli» del binario unico
Giovanni Drogo 12/07/2016
La linea dove è avvenuto il disastroso incidente ferroviario è a binario unico. Significa che siamo nel terzo mondo, come dicono alcuni, oppure si tratta di tracciati sicuri? La risposta in realtà sta nella presenza di dispositivi di sicurezza adeguati al traffico ferroviario
Cosa ha causato l’incidente ferroviario tra Andria e Corato? Quali sono le cause dello scontro tra i due convogli passeggeri della società privata pugliese Ferrotramviaria Spa? Al momento non c’è alcuna certezza, le indagini sono state formalmente avviate ma non sono ancora state formulate le ipotesi ufficiali del disastro che ha causato almeno venti morti (e ci sarebbero quattro persone gravemente ferite). Quello che si sa è che lo scontro è avvenuto tra due treni di ultima generazione (Stadler FLIRT), due convogli dotati di dispositivi di sicurezza di ultima generazione. Nel frattempo il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio (che si è recato sul posto) ha inviato sul posto due ispettori del dicastero.
Che cos’è il binario unico?
I due treni della società privata Ferrotramviaria che gestisce la linea si sono scontrati in Puglia tra Andria e Corato, in aperta campagna, su un binario unico: un impatto frontale e “violentissimo” – come lo ha definito anche il ministro dei Trasporti Graziano Delrio arrivato sul posto – ma la cui dinamica è ancora incerta. Il tratto è a binario unico, i due treni si sono scontrati intorno alle 11 frontalmente, e dato gli esiti dell’impatto, con pezzi di lamiere sparsi ovunque e convogli distrutti “come un disastro aereo” secondo la definizione del sindaco di Corato, almeno uno dei due treni (l’uno giallo che arrivava da Corato, l’altro grigio da Andria) probabilmente andava a velocità sostenuta. Sul tratto, binario unico, non sono previsti scambi ma il sistema è anche tutto computerizzato. Sembra quindi che da una delle due stazioni non è arrivato il segnale di stop per uno dei due treni, treni di pendolari soprattutto. Le ipotesi che si possono fare ora (errore umano, guasto meccanico, errore di comunicazione sulla linea aggravate – pare – dall’eccessiva velocità) quindi non hanno molto valore perché non sono corroborate da dati di fatto. Il tema sembra essere in ogni caso il sistema che controlla la circolazione dei mezzi, e non il binario unico in sé che non è più o meno sicuro se gli opportuni dispositivi di sicurezza sono stati implementati sulla linea. C’è da rilevare che una collisione tra due o più treni non si verificava dal 2007, almeno stando alla relazione dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria presentata ad 2015. In realtà uno scontro tra due convogli della metropolitana leggera è avvenuto all’inizio del 2016 a Cagliari. Annamaria Furlan, segretaria della CISL ha ricordato come la sua associazione sindacale abbia più volte denunciato
la situazione disastrosa, per non dire vergognosa, in cui versano tantissime tratte regionali delle ferrovie nel nostro paese soprattutto nel Mezzogiorno. Per questo va fatta subito chiarezza sulle cause che hanno provocato un tale disastro. Ancora una volta a pagare un prezzo altissimo sono i pendolari che ogni giorno si spostano per lavorare viaggiando su queste tratte abbandonate dalle aziende ferroviarie e dallo Stato, dove occorrono sistemi di sicurezza tecnologicamente omogenei a quelli delle Fs. Questa gravissima tragedia ferroviaria è insomma lo specchio della grave situazione dei trasporti e delle infrastrutture nel nostro paese. Sono anni che la Cisl denuncia l’incuria, l’abbandono e la carenza di investimenti su queste tratte ferroviarie, spesso a binario unico, nell’indifferenza generale delle istituzioni nazionali e locali.
Il binario unico è insicuro?
Ma il binario unico, sul quale molti puntano il dito ora, è davvero sinonimo di incuria e arretratezza tecnologica? Davvero il binario unico viene utilizzato solo sulle linee ferroviare più arretrate? C’è chi parla già di “maledizione del binario unico” quasi a trovare nell’utilizzo di questa tipologia di tracciato tutte le ragioni dell’incidente. Il punto è che il binario unico è ancora ampiamente utilizzato in tutta Europa, anche al Nord, come in Germania o in Scozia. Incidenti come quello pugliese capitano anche nei paesi che tendiamo a considerare “più progrediti”, ad esempio come quello avvenuto su un tratto a binario unico in Baviera nel febbraio scorso. Senza dubbio una linea a binario unico è molto meno costosa da realizzare.
Lo svantaggio principale di questo tipo di linea ferroviaria è che i treni sono costretti a viaggiare con una frequenza ridotta, dal momento che ogni convoglio deve aspettare che la linea venga liberata. Naturalmente sulle linee vengono installati dei dispositivi di sicurezza che entrano in azione per evitare le collisioni. Questo genere di sistemi di protezione automatizzato viene sorvegliato da un essere umano. Si sa che quella dove è accaduto il terribile incidente è una tratta in concessione (ovvero non gestita direttamente da RFI), pare non meccanizzata ovvero non dotata di sistemi di protezione automatica (ma questa è una notizia che deve ancora essere accertata), sebbene recentemente potenziata per servire l’aeroporto di Bari. Non è quindi vero che tutte le linee a binario unico sono intrinsecamente insicure, l’importante è che la sicurezza dei viaggiatori non venga affidata ad unico sistema di sicurezza, generalmente infatti vengono installati più sistemi di protezione, che possono intervenire qualora uno fallisse. Se (ma non lo sappiamo con certezza) sulla linea dove è avvenuto l’incidente la sicurezza fosse stata affidata solo al macchinista o al capo stazione tramite il cosiddetto “scambio telefonico”, ovvero se non ci fosse una ridondanza dei sistemi di sicurezza che non sarebbero stati automatizzati ma affidati unicamente ad operatori umani, allora sì si dovrebbe puntare il dito contro le carenze tecnologiche della linea. “La causa dell’incidente in Puglia è stata la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria”, dichiara poi Stefania Gnesi, ricercatrice dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione “A. Faedo” del Consiglio nazionale delle ricerche (Isti-Cnr). “Su quella tratta non esiste un sistema automatico di segnalazione – aggiunge Giorgio Ferrari, ricercatore del medesimo istituto Cnr -. Viene usato il cosiddetto ‘blocco telefonico’ che si sostanzia nella comunicazione telefonica del via libera sul binario unico. Questo sistema è attualmente utilizzato in una minima parte della rete ferroviaria nazionale”.