Il difensore della fede: il documentario di Christoph Roehl su Papa Benedetto XVI

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-31

Il documentario in uscita oggi nelle sale tedesche accusa Joseph Ratzinger di non aver fatto abbastanza contro le molestie sessuali nella Chiesa e di non aver fatto abbastanza contro le molestie sessuali nella Chiesa

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“Il difensore della fede” di Christoph Roehl è un documentario su Papa Benedetto XVI che accusa Joseph Ratzinger di non aver fatto abbastanza contro le molestie sessuali nella Chiesa e di non aver fatto abbastanza contro le molestie sessuali nella Chiesa.

Il difensore della fede: il documentario di Christoph Roehl su Papa Benedetto XVI

Il documentario, in uscita il 31 ottobre nelle sale tedesche, narra come nei 24 anni da prefetto della Congregazione della Fede in Vaticano Ratzinger abbia perseguito direttive gerarchiche e di allineamento e non ha svolto alcun ruolo credibile nella risoluzione delle conseguenze dell’abuso dei minori commesso dai sacerdoti. Di fronte alla telecamera si è presentato Georg Gänswein, segretario privato di vecchia data di Ratzinger, che ha criticato successivamente la narrazione del documentario, insieme a Thomas P. Doyle, avvocato canonico domenicano che ha lavorato su molti casi di abuso, e Tony Flannery, sacerdote irlandese vittima della politica conservatrice del prefetto Ratzinger. Nel documentario si parla anche dei 547 bambini vittime di violenza nel coro di Ratisbona, per circa 30 anni (sino al 1964) diretto da Georg Ratzinger, fratello del Papa Emerito. Secondo l’avvocato Ulrich Weber i funzionari della Chiesa coinvolti hanno promosso e praticato una “cultura del silenzio” che ha permesso loro di agire indisturbati per anni.

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Le prime denunce di abusi e violenze risalgono a episodi del 1945, anche se la maggioranza dei denunciati ha riferito di episodi verificatisi tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. La denuncia più recente risale al 1992. La Conferenza episcopale tedesca non ha preso bene il documentario: secondo il portavoce Matthias Kopp “in generale il film mostra un quadro altamente distorto del cardinale Joseph Ratzinger”. L’interpretazione secondo cui il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e successivamente Papa Ratzinger fosse “interessato solo alla purezza della Chiesa e del sacerdozio, mai alle vittime” deve essere considerata secondo la stessa fonte “arbitraria ed erronea”. Secondo il portavoce della Conferenza episcopale, citato dalle pubblicazioni cattoliche online tedesche, Ratzinger è stato “una forza trainante contro gli abusi per decenni”. Kopp ha ricordato il suo impegno per la definizione dal punto di vista della legge ecclesiale del reato di abuso, la creazione di una camera penale speciale e la punizione di più di 380 colpevoli attraverso l’allontanamento dal clero. “Questi aspetti non sono appropriatamente considerati nel film”. Benedetto XVI è stato anche il primo papa ad incontrare le vittime di abusi sessuali in diversi viaggi, come ad Erfurt nel settembre 2011. “Questa circostanza è taciuta, il che rende il film poco serio” sottolinea Kopp, lamentando che si sia persa l’occasione per un ritratto storico-critico di Papa Benedetto XVI.

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