Attualità
I 41 indagati per spese pazze nel Pd del Lazio
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2014-12-24
Chiuse le indagini per i rimborsi in Regione. Dalle multe stradali alle scorte di vini pregiati, l’elenco delle contestazioni dei PM in attesa dell’udienza preliminare. Nei guai anche Di Stefano e Montino
Tanto tuonò che piovve. Alla fine sono 41 gli indagati nel Partito Democratico del Lazio per i quali il pubblico ministero Giuseppe Saieva chiederà il processo al tribunale di Rieti, per una serie di presunte irregolarità nella richiesta di rimborsi per spese considerate irregolarmente riconosciute e rifondate ai rappresentanti del popolo eletti nel PD. Come ricostruito dai finanzieri del Tributario per la procura di Rieti, le «spese pazze» dei consiglieri regionali del Pd, fra il 2010 e il 2012, varrebbero 2 milioni e 600 mila euro.
LE ALLEGRE SPESE DEL PD DEL LAZIO
L’inchiest rischia ora di portare a processo quarantuno indagati, tra cui cinque senatori e un deputato, per accuse che vanno dal peculato alla truffa aggravata,dal finanziamento illecito al falso. Scrive il Messaggero che tra i nomi c’è quello del presidente pro tempore del gruppo Pd alla Pisana, Esterino Montino, sindaco di Fiumicino; l’ex tesoriere e consigliere Mario Perilli, l’allora capo della segreteria del sindaco Marino, Enzo Foschi, già consigliere regionale Pd; l’onorevole Bruno Astorre, passato dalla Pisana al Senato, tra i sospettati con i colleghi di Palazzo Madama Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Nono solo: a sorpresa si scopre che c’è anche il deputato Marco Di Stefano, che nel frattempo a Roma è finito sotto inchiesta per una maxitangente da oltre due milioni che avrebbe intascato nella vendita all’Enpam di due immobili. Nello stesso calderone,in veste di consiglieri regionali, Tonino D’Annibale, Claudio Mancini, Giuseppe Parroncini, Umberto Ponzo e Mario Mei. Questo è il riepilogo delle spese per uno degli anni in questione pubblicato sul sito internet del PD del Lazio all’epoca, da cui è scaturita l’inchiesta:
Le spese pazze nel bilancio del PD del Lazio
Il comunicato sul sito all’epoca, che si riferiva soltanto a uno degli anni in esame, diceva in sintesi: «Le entrate», e cioè finanziamento pubblico, «sono pari a 2 milioni e 17 mila euro, le uscite invece ammontano a 2 milioni e 51 mila euro, compensate però da risparmi dell’anno precedente».Il documento era composto da tre sezioni: «Più di un milione e 500 mila euro sono dati dalle voci di spesa per personale, diffusione attività del gruppo e convegni. 269mila euro vanno per tasse e imposte. Il resto pari a circa 200mila è rappresentato da sono spese varie dettagliatamente elencate nel documento». Nell’elenco c’era di tutto: dal catering per il gruppo consiliare ai rimborsi per le multe dei consiglieri, dai regali di Natale all’acquisto di libri, dal pagamento di composizioni funebri per i funerali di un ex politico del Lazio fino ai 4500 euro versati all’enoteca della Tuscia per l’acquisto di bottiglie di vino da spedire in regalo.
LE RISULTANZE DELL’INDAGINE
Scrive il Corriere della Sera che Di Stefano e gli altri saranno ascoltati in procura per rispondere a una serie di contestazioni:
Secondo gli investigatori avrebbero chiesto al partito rimborsi maggiorati su spese ordinarie, da quella per il taxi ai biglietti ferroviari e aerei. In nota al partito anche spese ordinarie, pranzi e cene in ristoranti dal menu a base di pesce. Perfettamente bipartisan le ostriche: contestate ai consiglieri Pdl e ora in conto ai rappresentanti del Pd che le avrebbero mangiate vicino al Pantheon. In qualche caso si mascheravano singole elargizioni attraverso la formula delle collaborazioni occasionali che di fatto, per i pm, non sarebbero mai avvenute. Nel mirino degli investigatori anche rimborsi per murales nel quartiere popolare del Quadraro. Sul conto del partito in Regione sarebbero finiti pure il finanziamento di una serie di sagre paesane, di tornei di calcio e, per l’accusa, di attività non riconducibili alla politica.
Il Messaggero invece riporta un elenco ancora più dettagliato:
Per ristoranti, acquisto di libri, realizzazioni di profili facebook, viaggi, acquisto di extravergine spesi circa un milione di euro. Per multe, taxi, aerei, francobolli e addobbi natalizi sessantamila euro. Per l’assunzione di parenti, amici, collaboratori con contratti a progetto un milione e seicentomila euro. Ma c’è anche chi, a suo modo, ha voluto pensare alla città, a Roma. Come Foschi, che ha fatto rimborsare all’associazione Punto di Svista ottomila euro per la realizzazione di un murales al Quadraro. Di Stefano, invece, aveva offerto ai propri elettori, al Binario 96 nel Natale 2011, spuntini per ottomila euro. Che poi ovviamente ha riavuto indietro. Sempre con i soldi pubblici Mei rimborsa l’associazione ”La gioconda” di Roma, diciottomila euro per una serie di eventi in odore elettorale. Parroncini richiede la restituzione di quanto spende in enoteca per vini e cesti. Di Carlo (per settantamila euro) le prestazioni dell’associazione La Clorofilla. Mentre il solito Di Stefano, sempre con i soldi del gruppo, finanzia l’associazione culturale La Bottega delle Maschere che organizza all’Aventino presso il giardino di Sant’Alessio “La Pirandelliana”. Altri novemila euro. Ma c’è anche chi, con i soldi del partito, finanzia la Sagra del tartufo. Tra i più pesanti, uno di ventimila euro.
All’epoca Esterino Montino, intervistato da Ernesto Menicucci sul Corriere della Sera Roma si difese così: